Amazon senza limiti e i limiti del digitale

Creato il 26 luglio 2014 da Mediadigger @mediadigger

Senza dubbio l’argomento della settimana è l’annuncio dell’avvio di Kindle Unlimited, il programma di lettura in streaming che “quelli di Seattle”, come ormai vengono chiamati i capoccioni di Amazon, hanno deciso di varare sin dal prossimo autunno. Chi si abbonerà al servizio avrà a disposizione di oltre 600 mila titoli (precisamente 645.790), di cui oltre 2000 audiolibri.
Questi sono ovviamente i numeri del mercato americano (e il costo sarà di 9.99$), poi negli altri stati ci si adeguerà al numero degli ebook (e degli editori) disponibili. Infatti sin dall’inizio sono fuori i “big five”, cioè i cinque editori più importanti del continente americano (Penguin Random House, Macmillan, HarperCollins, Hachette e Simon&Schuster), cosa non trascurabile. Chissà poi che ai grandi cinque si aggiungano strada facendo anche altri marchi editoriali europei (anche se l’ipotesi sembra meno plausibile).

Della questione dei big five e di altre perplessità legate all’operazione trovate un resoconto molto esauriente in un articolo su ilmiolibro.it, mentre un ottimo articolo di David Gaughran pone alcune importanti domande che l’operazione Amazon inevitabilmente fa sorgere ad autori, editori e lettori.

La prima domanda riguarda infatti proprio gli autori: quanto saranno pagati per ogni libro scaricato (non potendo parlare di vendita vera e propria, si tratta infatti di un prestito a condizioni molto particolari)? La cosa ancora non è chiara, anche se Michael J. Sullivan su Digital Book World parla senza mezzi termini di un sistema che creerà degli “autori di serie B” e precipuamente gli autopubblicati, che Sullivan vede nettamente discriminati rispetto agli editori tradizionali.

Un’altra importante questione è se il servizio streaming cannibalizzerà le vendite tradizionali: su questo Gaughan ha idee più chiare: “sembrerebbe naturale pensare che le vendite saranno erose, ma Kindle Unilimited potrebbe anche aumentare le fette di torta da spartire. Non sappiamo poi come sarà accolto dai lettori, ma mi stupirei molto se risultasse un flop”. La vera questione è, conclude Gaughan, che tipo di lettore sarà quello che verrà attratto da questo servizio.
E soprattutto (è una delle “key questions” del pezzo) che tipo di lettura ci riserva il futuro. Giustamente Gaughan rileva le notevoli differenze che ci sono tra lo streaming musicale e quello che riguarda la lettura. Inoltre, rileva altrettanto giustamente, bisogna considerare gli oltre duemila audiolibri che Amazon ha già inserito nel servizio e che presumibilmente aumenteranno, tenuto anche conto che il mercato degli audiolibri sta vivendo una grande rinascita (si parla di +24% a quadrimestre, negli USA).

Gli audiobooks sono anche uno dei fattori probabilmente determinanti nella competizione tra   Kindle Unlimited con i servizi analoghi di Scribd e Oyster? Questi ultimi hanno dalla loro i sopra menzionati “big five”, ma è pure vero che Amazon può contare su decine di milioni di dispositivi Kindle pronti per ospitare il suo servizio.

In questo modo non si svaluta il libro? si chiede ancora Gaughan, ma nel giro di due righe si dà la risposta, decisa e senza remore: no. “Non più di quanto succeda ora con i tascabili, i megasconti della grande distribuzione, i banchetti dell’usato.”

Come sarà considerato il prestito dall’algoritmo Amazon? Probabilmente ogni prestito sarà equiparato a una vendita, per ragioni di ranking. Per ora il prestito prevede fino 10 libri alla volta senza scadenza per la restituzione e un numero illimitato di libri al mese. Potenzialmente, gli algoritmi avranno parecchio lavoro.

Per gli scrittori che si autopubblicano sarà conveniente partecipare a questo servizio? Sarà una vetrina importante anche per i “minori” o solo un’ulteriore occasione di guadagno per i soliti noti del self publishing? Gaughan, nemmeno troppo sommessamente, teme che la seconda ipotesi risulterà quella più probabile, ma certo sembra come sempre meglio esserci, per ragioni di visibilità, reperibilità, ranking. A mio parere potrebbe anche essere un modo per gli editori di cercare nuovi autori, magari proprio tra i self-publisher, e con un costo minimo (10 dollari al mese) poter sfogliare centinaia di libri che potranno essere i best seller di domani.

L’unica cosa certa è che il modello streaming si sta sempre più imponendo e il fatto che si sia mosso un gigante come Amazon avrà sicuramente ripercussioni su tutto il sistema editoriale e culturale legato al libro (qualsiasi cosa questa parola ora significhi). Si tratta, è bene notarlo, di una ulteriore e progressiva dissoluzione del concetto di “possesso” di un libro a favore di un modello in cui il fornitore concede l’utilizzo temporaneo di un contenuto che il lettore/utente in realtà non possiede né possiederà mai. Si tratta di un modello e di un concetto sbagliato, fuorviante, pericoloso? Alcuni dicono di sì, per molti invece la questione non si pone, dato che è la direzione del futuro e metterla in discussione non servirebbe a nulla.

A questo proposito vi lascio con due link che trattano proprio l’annosa e dibattuta questione sui vantaggi e gli svantaggi delle due modalità di lettura. Da una parte Loredana Lipperini in un articolo intitolato Sincronicità e mutazioni della lettura fa il punto della situazione con rimandi aggiornati ai testi più importanti sull’argomento; dall’altra un interessante articolo uscito sul Financial Times è stato tradotto e riportato integralmente su ebookextra.it (Non sarà una battaglia tra schermo e carta). La conclusione dei due articoli, in somma sintesi, è pressoché la stessa: la lettura digitale è un fatto che non serve ostacolare, ma utilizzare e indirizzare al meglio.
Se non si entra in questo ordine di idee e si resta ancora alla diatriba meglio la carta o il digitale, si perderanno molte occasioni. E molte buone letture, aggiungo io.


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