Digressioni letterarie -
Amazon taglia i prezzi degli e-books. I rivali in agitazione.
Ieri, 11 aprile, è stato pubblicato sul The New York Times, nella sezione Media e Pubblicità, un articolo di David Streitfeld, Cut in E-Book Pricing by Amazon Is Set to Shake Rivals, in merito all’annunciato taglio dei prezzi degli e-books annunciato dal colosso Amazon.
Qui di seguito trovate la traduzione dell’articolo, che vi dà l’idea di quanti e quali siano i risvolti di una questione così annosa (N.d.R. la traduzione è sicuramente pregna di imperfezioni e di questo mi scuso in anticipo).
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Non appena il Ministero della Giustizia ha annunciato Mercoledì che sono stati citati in giudizio cinque grandi editori e la Apple per la fissazione delle tariffe e, contemporaneamente, ha annunciato il patteggiamento di tre di loro, Amazon ha manifestato l’intenzione di abbassare i prezzi degli e-books. Il prezzo di alcuni titoli importanti potrebbe scendere da 14,99 dollari a 9,99 dollari o meno, risparmiando ai lettori voraci un fardello.
Ma gli editori ed i librai sostengono che la vittoria per i consumatori sarà di breve durata, e che l’effetto finale della causa antitrust riguarderà lo scambio di un monopolio “percepito” con uno reale. Amazon, già forza dominante nel settore, manterrà la sua posizione.
“Amazon oggi deve essere incredibilmente felice” ha detto Michael Norris, analista nel settore dell’editoria della Simba Information. “Se fossero stati i burattinai di questo gioco complesso, le cose non avrebbero funzionato meglio di così per loro“.
Il governo ha affermato che i cinque editori avevano un accordo segreto con la Apple per sviluppare una nuova politica che permettesse loro di fissare i propri prezzi al dettaglio, e che hanno cercato di occultare tale intesa.
Dopo che il patto era entrato in vigore, nel 2010 – ha sostenuto il governo – i prezzi hanno avuto ovunque un’impennata, per effetto dell’accordo: nessun libraio poteva sostenere prezzi inferiori a quelli della Apple.
HarperCollins, Hachette e Simon & Schuster hanno patteggiato Mercoledì, lasciando gli altri due, Penguin e Macmillan, e la Apple in giudizio.
Amazon, che già controlla circa il 60 per cento del mercato degli e-books, può permettersi una perdita su ogni libro che vende per guadagnare però quote di mercato per i suoi dispositivi Kindle. Quando si ha il vantaggio di essere sufficientemente competitivi, si possono dettare le proprie condizioni: qualcosa, dicono gli editori, deve cambiare.
Mercoledì Amazon non ha voluto commentare altro al di là della sua dichiarazione circa l’abbassamento dei prezzi. Alla domanda se il mese prima Amazon avesse parlato con il Dipartimento di Giustizia in merito all’indagine – trattandosi di una questione riguardante un’ingente speculazione nel settore dell’editoria – un portavoce, Craig Berman ha dichiarato “Non posso commentare“.
Le librerie tradizionali, che per anni sono state sotto pressione del web, temono che il divario di prezzo tra i libri cartacei che vendono e quelli digitali, gli e-books, venduti da Amazon ora crescerà così tanto da perdere ciò che resta del loro mercato. I negozi Barnes & Noble, il cui Nook è uno dei pochi e-readers, popolari, che non è costruito da Amazon, potrebbe subire la stessa sorte, dicono gli analisti.
“Per rimanere in buona salute, questo settore ha bisogno di tanti librai che abbiano interesse nel futuro del prodotto“, ha detto Norris. “La libreria tradizionale non sta cercando di guadagnare quote di mercato. I librai stanno cercando di fare soldi con la vendita di un libro alla volta per una sola persona alla volta“.
I libri elettronici hanno circolato per oltre un decennio, ma il mercato è decollato solo quando Amazon ha introdotto il primo e-reader Kindle nel 2007. Immediatamente è stata tracciata la strada, la linea guida. Il caso dell’antitrust ha avuto le sue origini nella lotta dei più importanti editori per il controllo della potenza di Amazon, che ad un certo punto ha avuto in mano il 90 per cento del mercato.
L’introduzione dell’iPad di Apple, all’inizio del 2010, sembrava offrire un modo per contrastare Amazon.
John Sargent, amministratore delegato di Macmillan, ha detto che non patteggia perché la Macmillan non ha fatto nulla di sbagliato nè è collusa con alcun soggetto. Ha scritto ai suoi autori ed ai collaboratori di aver preso la decisione di cambiare la struttura dei prezzi “il 22 gennaio 2010, poco dopo le 4 del mattino, su una cyclette nella mia cantina. E’ la decisione più individuale che io abbia mai preso, e non vi è alcuna ragione per tornare sui miei passi ora“.
Il fascicolo del governo, depositato presso la United States District Court competente per il Southern District in New York, ha chiarito che gli editori sono risentiti ed arrabbiati per il modo in cui il loro rapporto con Amazon si è evoluto. Quest’ultima ha iniziato con l’essere cliente degli editori, ma è diventata un loro concorrente. Nel fascicolo è riportato che proprio mentre gli editori e la Apple negoziavano l’accordo segreto all’inizio del 2010, Amazon ha annunciato il proprio programma editoriale.
Questa è la sola preoccupazione degli editori. “Ora sono più convinto che abbiamo bisogno di una valida alternativa ad Amazon o questa assurdità continuerà e le cose andranno peggio” afferma l’amministratore delegato della Penguin USA David Shanks, come riportato nel fascicolo.
Nel breve periodo, i lettori risparmieranno denaro. Contemporaneamente sedici stati Mercoledì, citati in giudizio Apple e tre editori, hanno sostenuto che i consumatori avevano perso 100 milioni di dollari per effetto degli elevati prezzi degli e-books.
“Ci saranno delle schiarite“, ha detto Lorraine Shanley, consulente editoriale. “Solo in un certo lasso di tempo, la concorrenza erode il divario tra e-books e libri cartacei man mano che esso aumenta. Ci sarà un minor numero di punti vendita“.
I librai hanno reagito con sgomento alla notizia. L’American Booksellers Association ha dichiarato che la decisione del Dipartimento di Giustizia “di contestare un modello di business che ha giocato un ruolo essenziale nella promozione di un mercato più competitivo, sembra trasformare la logica che sta in capo alle diverse tipologie di vendita“.
I singoli negozi faticano a metabolizzare la notizia.
“Se c’è un lato positivo, io non lo vedo ancora“, ha detto JB Dickey, il proprietario della libreria Seattle Mystery. “La mia paura è che i grandi editori non saranno in grado di rimanere in attività solo con la vendita di e-books. In questo modo non si può guadagnare a sufficienza per supportare tutta l’infrastruttura. Perchè ciò accada, servirebbe il marketing, il lavoro editoriale, gli incontri con l’autore, le competenze del settore librario“.
E servirebbe il suo negozio, ha aggiunto.
A celebrare la gironata di Mercoledì c’era Steve Berman, un avvocato che la scorsa estate ha presentato una class-action contro i cinque editori e la Apple per la fissazione dei prezzi. “Le azioni da parte del Dipartimento di Giustizia dimostrano che la nostra visione del caso era quella corretta“, ha detto Berman.
Gli accusatori sono i lettori turbati dai prezzi degli e-books. “Un consumatore è venuto da noi e ha detto: ‘Come mai sto pagando 14,99 dollari, quando posso pagare 9,99 dollari?‘” ricorda Berman.
Lo studio legale Berman si trova in un edificio di soli uffici a Seattle, che ospita anche gli uffici di Amazon. Questo ha scatenato alcune speculazioni tra gli oppositori di Amazon. Berman ha sostenuto che la vicinanza era semplicemente una coincidenza. “Non abbiamo alcun rapporto con Amazon“, ha detto.
I dirigenti di Amazon hanno detto che il futuro è aperto a chi vuole osare, ma che alcuni elementi saranno tralasciati. “La nostra missione è quella di reinventare la lettura” ha detto uno dei dirigenti, Russ Grandinetti, in un’intervista. “Credo che il Kindle non è grande per la rilegatura del libro“.
Amazon ha adottato una posizione più aggressiva verso gli editori negli ultimi mesi. Quando non è riuscito ad ottenere condizioni migliori da un grande distributore di Chicago, l’Independent Publishers Group, sono stati rimossi dalla vendita quasi 5000 e-books di IPG.
Curt Matthews, amministratore delegato di IPG, ha detto che gli editori che hanno affrontato Amazon “devono insistere nel mantenere la loro giusta quota di mercato. E’ assolutamente vero che la produzione di un buon contenuto è la parte più difficile della pubblicazione di un libro, non importando quanto tale contenuto viene acquistato. Perché gli editori devono cedere tutto questo loro potere a questo nuovo giocatore comparso sul mercato editoriale?“