L’economia si è occupata a lungo solo dei “beni economici”, cioè disponibili in quantità limitata rispetto ai bisogni da soddisfare. Nella seconda metà degli anni settanta del secolo scorso, con il mutare delle condizioni storico-economiche (a esempio le crisi petrolifere), alcuni studiosi misero in evidenza i costi ambientali derivanti dalla crescita economica e i primi problemi di scarsità anche per i cosiddetti “beni liberi” (paesaggi, aria, acqua, ecc…), al pari delle risorse sfruttate come “beni economici” (carbone, petrolio, metalli, ecc…). Oggi l’ambiente è a tutti gli effetti una risorsa economica perché può essere utilizzato per soddisfare i bisogni umani sia direttamente (fruizione dei boschi per attività ricreative, l’aria per le esigenze biologiche) sia indirettamente, quando è impiegato nella realizzazione di “beni di consumo”: in questo caso l’ambiente svolge le funzioni di fonte di risorse naturali per i processi produttivi, di localizzatore delle attività produttive, di ricettore delle sostanze inquinanti. I problemi che la scienza economica cerca di risolvere in merito alle risorse sono: come ripartirle fra usi alternativi, come utilizzarle in modo efficiente e a vantaggio di chi. L’ultimo di questi problemi è il primo da cui partire per superare i limiti “ambientali” dell’economia neoclassica, che si basa sul principio utilitaristico, ovvero sul fatto che il benessere di una società è funzione del livello di benessere degli individui che la compongono, dato dal desiderio di massimizzare l’utilità dei beni economici. Questo approccio basato sulle preferenze degli individui, espressione dell’utilitarismo, non comprende la complessità e l’esigenza dei processi ambientali e degli altri esseri che non siano quelli umani: l’importanza attribuita dai singoli individui a questi aspetti è diversa per ognuno. Quindi, i valori che la società attribuisce alle risorse ambientali non devono essere dati solo dalla somma dei valori dei singoli individui ma dovrebbero essere superiori, perché un approccio basato sulla somma delle preferenze individuali può comportare la distruzione di ecosistemi, l’estinzioni di specie, l’alterazione dell’equilibrio dinamico naturale della Terra. I bisogni degli individui non devono essere considerati come l’unico motore del sistema economico ma occorre integrarli con i valori che vanno oltre il benessere della collettività (a esempio, il diritto all’esistenza di altre specie, l’esistenza di equilibri biologici, ecc…) I riferimenti idonei a questo scopo sono funzioni di benessere sociale in grado di fornire l’ordine di preferenza in cui la società pone situazioni economiche alternative, che possono essere distinte secondo la produzione e la distribuzione dei beni e dei servizi tra le persone facenti parte del sistema economico. La teoria economica neoclassica deve essere integrata per considerare la complessità del rapporto tra sistema economico e sistema ambientale e della loro interdipendenza con la società e le sue istituzioni, con un orizzonte temporale non limitato al breve periodo come quello dell’attuale sistema di mercato. Per ottenere questo risultato l’economia dell’ambiente utilizza un approccio basato sull’analisi interattiva del sistema economico e del sistema ambientale, che intende la produzione come un processo di trasformazione di materiali. Le immissioni di inquinanti nell’ambiente non sono più considerate esternalità negative, indesiderati sottoprodotti di scarto conseguenza della combinazione dei vari fattori produttivi, ma sono una parte del processo di trasformazione di materiali che deve essere attentamente valutata. Il termine trasformazione è adoperato al posto di produzione perché l’economia dell’ambiente ha unito le leggi dell’economia con quelle della fisica, riferendosi in primis alle leggi della termodinamica. Infatti, la prima legge, definita la legge della conservazione della materia, enunciando che non è possibile né la creazione né la distruzione dell’energia o della materia, legata a essa da rapporti di equivalenza, permette solo processi di trasformazione e non di produzione. La seconda legge, definita la legge dell’entropia o degradazione dell’energia, affermando che l’energia può essere trasformata solo da uno stato più disponibile a uno meno disponibile, è alla base del processo di distruzione delle risorse. Un semplice esempio fornito dalla gestione integrata dei rifiuti può aiutare a capire questo concetto: i rifiuti sono energia dissipata quando sono costituiti da materiali di natura diversa e tanto maggiore è la diversità di questa natura, tanto maggiore è la difficoltà di recupero e di riciclo, ovvero l’improbabilità di ottenere ordine (a costi economici accettabili). L’ulteriore dissipazione dell’energia la porta in uno stato non disponibile: ne è un esempio l’inquinamento, ciò che resta dell’energia trasformata da uno stato disponibile. Quindi, la politica economica dovrebbe incentivare le attività economiche che, investendo in ricerca scientifica e innovazione tecnologica, sviluppano e utilizzano processi produttivi più efficienti che, impiegando meno risorse e minimizzando i rifiuti prodotti, dissipano meno energia (conservano bassa entropia). Le argomentazioni esposte avvicinano l’economia e l’ecologia, dando risalto alla loro radice comune eco, che deriva dal greco ôikos che significa casa: la tesi sostenuta dagli economisti, secondo la quale la crescita economica comporta utilità crescenti che compensano abbondantemente gli inevitabili danni ambientali che causa, e quella sostenuta dagli ecologisti, secondo la quale le utilità sono decrescenti e i danni ambientali sono crescenti, possono trovare un punto d’incontro in un nuovo modo di gestire le risorse ambientali e le risorse naturali. Il conseguimento di questo obbiettivo si basa sul concetto di sviluppo economico sostenibile divulgato dal Rapporto Bruntland nel 1987.L’orizzonte temporale del sistema di mercato si estende al lungo periodo affinché, attraverso il miglioramento del rendimento del flusso di risorse e la conseguente conservazione degli stock, si possa avere uno sviluppo economico che duri nel tempo e che comprenda anche finalità sociali, di equità infragenerazionale o redistributiva e intergenerazionale. ’umanità>Per sviluppo economico si intendono, infatti, non solo le modifiche quantitative riguardanti la struttura economica, ma anche quelle qualitative che coinvolgono la società e le istituzioni: il coinvolgimento di tutti gli stakeholders nella definizione degli obbiettivi e delle priorità da seguire è necessario per definire la sostenibilità nel rispetto delle esigenze degli individui. ’umanità>Per svolgere la loro funzione civica gli stakeholders devono essere correttamente informati. Infatti, l’asimmetria informativa è spesso uno dei motivi di fallimenti del mercato. ’umanità>Nel prendere le decisioni che coinvolgono l’uso dell’ambiente, la mancanza d’informazione è un fattore che spesso condiziona la discussione ed è dovuta sia all’incertezza scientifica sul manifestarsi di certi eventi, sia al semplice fatto che molte persone ignorano i danni causati dall’errata gestione delle risorse ambientali e naturali, anche a causa della sua complessità. ’umanità>Il ruolo della divulgazione scientifica è senz’altro di supporto al processo decisionale, ma non può prescindere dalla volontà di salvaguardare l’ambiente.’umanità>Tags: Ambiente, ambiente da difendere, crisi, energia, pil e benessere, politica, politica economica, Sprechi energetici, Tag, terna