Amedeo Modigliani - Prima parte

Creato il 18 marzo 2015 da Dede Leoncedis


Qualche tempo fa nel post dedicato a  Constantin Brâncuși  avevo scritto
Con Modigliani  l'amicizia era nata  grazie al mecenate  Paul Alexandre, e Brancusi  aveva  anche convinto l'amico a sperimentare la scultura. Purtroppo respirare  la  polvere che si crea scolpendo non è  esattamente l'ideale per un malato di tubercolosi,  e così il pittore livornese aveva ben presto dovuto desistere.  Ma questa è un'altra storia. Storia che, in concomitanza con l'inaugurazione  di questa mostra, è ora di raccontare
Eugénie Garsin,  nata a Marsiglia da una famiglia  di origine  sefardita molto illuminata che le aveva dato  una istitutrice inglese  protestante e l'aveva fatta studiare in una scuola cattolica, si era fidanzata a  quindici anni con Flaminio Modigliani che aveva il doppio dei suoi anni e l'ossessione di far soldi che di solito ha chi ne è completamente incapace. Lo aveva sposato nel 1872 più per obbedienza che per amore, e dopo aver messo  al mondo con lui quattro figli, nel 1884 se ne era separata.
Amedeo Clemente detto Dedo, l'ultimogenito,  era nato il 12 luglio 1884. Bello, educato, timido e di salute cagionevole, a undici anni si ammala di pleurite ed  Eugénie scrive sul suo diario Il carattere di questo bambino non è ancora abbastanza formato perché io possa dire qui la mia opionione. Le sue maniere sono quelle di un bambino viziato che non manca di intelligenza. Vedremo più tardi cosa c'è in questa crisalide. Forse un artista?  Al liceo  non combina granché
e nel frattempo 
Dedo comincia il primo agosto delle lezioni di disegno di cui aveva una gran  voglia da un pezzo. Lui si vede già pittore e pochi mesi  dopo
Dedo ha rinunciato agli studi e non fa più che della pittura...... il suo professore è molto  contento di lui, io non me ne intendo ma mi sembra che per aver studiato solo tre o  quattro mesi non dipinge troppo male e disegna benissimo
Nel 1900 Amedeo ha sedici anni ed  è già miracolosamente guarito dal tifo  quando si ammala nuovamente.  La diagnosi è terribile: Tubercolosi.
Un lungo  soggiorno a Napoli e Capri sembra fargli recuperare la salute,

torna a Livorno e riprende gli studi di pittura a Firenze con Giovanni Fattori, poi passa all'Istituto di belle Arti di Venezia. Le lezioni le frequenta poco,  ma in compenso si è fatto un giro di nuovi amici  e nuove ragazze con cui partecipa a sedute spiritiche e sperimenta l'hashish.  E' il 1906 quando finalmente, grazie all'aiuto economico dello zio,  può permettersi di raggiungere Parigi. Ed è qui che il giovane gentile e  beneducato Dedo comincia piano piano a trasformarsi in Modì. Modì come Modigliani.  O come Maudit. Si iscrive all'Accademia Colarossi, la stessa che aveva frequentato Gauguin,  dove   anni dopo conoscerà Jeanne, il grande amore.  Prende in affitto un atelier a Montmartre e agli inizi vuole dedicarsi solo alla scultura,  ma la polvere è troppo  irritante per  i suoi poveri martoriati polmoni e deve rinunciare. Nel frattempo lo zio è morto e  l'eredità che gli ha lasciato è quasi svanita ma la cosa non sembra preoccuparlo particolarmente. Se non ha i soldi per l'affitto, e succede regolarmente, se ne va alla chetichella ma non si separa mai dalla sua preziosa vasca di zinco: si lava infatti con cura  tutti i giorni, e anche questa appare  una bizzarria che gli altri artisti deridono. Picasso, per dirne uno,  a quell'epoca diceva che Lavarsi non è necessario, basta badare a non insudiciarsi (dopo quegli anni credo però  che abbia cambiato idea)
Per qualche tempo Modì va anche a vivere  nel  famoso Bateau Lavoir   o per lo meno  scrive alla madre di indirizzargli lì la corrispondenza.

A La Rotonde di Montparnasse  incontra per la prima volta  Picasso
che è piccolo, con un gran ciuffo di capelli neri, camicia rossa a pois, giacca blu ed espadrillas.
Modì se ne esce con un lapidario Avrà pure talento ma non c'è ragione per andare vestiti in questo modo
(continua)


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