Carnevale di Viareggio 1928 – S.M. il Carnevale, Carro del Comitato – Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri N.1 febbraio 1992
Quando il colore diluisce nei grigi perlati dell’inverno qui solo rintracciabili, ci si immagina che Viareggio ripassi nella quiete le sue feste, i suoi canti, le sue – perfino – gazzarre estive.
E invece no. Se ci capiti all’improvviso scopri che è in preda a una nuova febbre. Una febbre che diffonde intorno – per strade, negozi e case – il calore di un diverso sole. Un calore che accelera il ritmo di un vitalismo diverso da quello estivo: programmato e in certi periodi addirittura sopportato per fair-pleas.
Il vitalismo invernale dei viareggini, il rialzo della loro temperatura organica, scaturiscono da un processo di lievitazione spontanea che ha inizio appena l’ultimo bagnante se ne va.
La chiamano la febbre del Carnevale.
Una febbre che si scarica nell’inventiva di cose folli: con carte e gesso, stoffe e corde, fil di ferro e chiodi, pennelli, colori e vernici. In vena poetica che produce musiche e versi dolci-amari. In vena satirica espressa in strambotti, travasata in composizioni allegoriche.
Perché il Carnevale è il pozzo di San Patrizio della loro anima collettiva. La loro seconda vita, quella che godono in prima persona divertendosi e che facendo divertire gli altri senza preordinazione permette non solo di far rivaleggiare il loro Carnevale con i più celebri carnevali del mondo: Rio, Colonia, ecc. ma di farne il carnevale italiano per antonomasia.
Spentisi i fasti dei sei e settecenteschi carnascialeschi “aperti” di Roma e Venezia e di quelli “chiusi” delle corti di Mantova e di Napoli, solo Viareggio che all’epoca era poco più di un bivacco di pescatori, ha saputo creare di questo rito dell’allegria un apparato moderno che ne riassume lo spirito al meglio.
( Amelia Bottero, Versilia giovinezza del mondo, pag.33 – Maria Pacini Fazzi, 1982 )
Carnevale di Viareggio 2014 – Carro di 1° categoria “Hysteria Italia in ultima analisi” di Lebigre & Roger
Carnevale di Viareggio 2014 – Carro di 1° categoria “Figli di un Dio minore – Somebody to love” di Vannucci Roberto
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