Amélie

Da Chiara Lorenzetti

“In principio era il nulla. E questo nulla non era né vuoto né vacuo: esso nominava solo se stesso. E Dio vide che questo era un bene. Per niente al mondo avrebbe creato alcunché. Il nulla non solo gli piaceva, ma addirittura lo appagava totalmente.” 

Ho appena letto uno tra i libri più illuminati di questi ultimi anni. Scovato per caso, leggendo una citazione nel web, ora per sempre rapita. Non accade molto spesso, ma la sagacia, l’ironia, la limpida follia di Amélie, i dettagli incisi, la lucida consapevolezza del talento, sono pennellate d’inchiostro parsimoniose e durature.
La “Metafisica dei tubi” (Amélie Nothomb) racconta la storia di una bambina dalla sua nascita al compimento dei suoi tre anni raccontata dalla bambina stessa: un’esistenza breve formulatasi nella perfetta convinzione di essere Dio sceso in terra.
Figlia di un diplomatico belga trasferitosi in Giappone,  esperimenta tre fasi di crescita: il”tubo”, “la collera”, “l’essere umano”, vivendole con piena consapevolezza nella continua beffa e derisione del mondo esterno.
Stupefatti i genitori “In realtà, rinunciarono di farne un essere umano”; amata dalla nonna “Vi presento la mia grande amica”; venerata dalla balia giapponese “Anche lei si estasiava nell’idolatrarmi a quel modo, dimostrando quanto la mia divinità fosse giusta ed eccellente”; odiata dalla cameriera anch’essa giapponese “Ormai sono faccia a faccia con la morte. So con certezza che Kashima-san non avviserà nessuno. Non mi sbaglio“; bistrattata dal fratello “Era fuori discussione che scegliessi come quinta parola mio fratello, di quattro anni più grande…Adorava farmi dispetti. Per punizione non gli avrei dato un nome. In questo modo non sarebbe esistito più del dovuto”, la piccola bambina belga vive i suoi primi tre anni nella convinzione della sua divinità, mantenendo la quiete interiore, tra natura rigogliosa e l’acqua, suo elemento vitale e mortifero, attratta dalla morte più che dalla vita stessa.
” A tre anni non so niente di tutto questo. Sto aspettando di crepare nella vasca delle carpe. Devo essere vicina al momento perché comincio a veder sfilare la mia vita. E’ perché è stata breve? Non riesco a vedere i dettagli della mia esistenza. E’ come quando si è su un treno così rapido da non riuscire a leggere il nome delle stazioni che non sembrano importanti. La cosa mi lascia indifferente. Mi addentro in una meravigliosa assenza di angoscia”

Non vi è nulla di logico nella “Metafisica dei tubi” sebbene tutto appaia vero nella sua follia.
“E tu, che cosa credi di essere? sei un tubo venuto fuori da un altro tubo. In questi ultimi tempi hai avuto la gloriosa impressione di evolvere, di diventare materia pensante. Tutte fesserie. La bocca della carpe potrebbe davvero farti stare così male se non ci vedessi il tuo ignobile speccio? Ricordati che tubo sei e che tubo ritornerai”
E forse è proprio questa pazzia che lo rende un libro davvero godibile e che non esito a consigliarvi.

“Metafisica dei tubi” di Amélie Nothomb
Le fenici 8.50€

Chiara