Il giudizio di Marco GoiSummary:
Cosa rende American Horror Story un caso assolutamente unico all’interno del panorama seriale, americano e non solo? Il fatto di essere una serie horror, certo. C’è già stata Masters of Horror, è vero, però in quel caso si trattava, più che di un telefilm vero e proprio, di una serie di mini film raccolti insieme. Nei palinsesti dei vari network è poi ormai presente un numero sempre maggiore di serie con vampiri, da The Vampire Diaries a True Blood, o zombie, si veda alla voce The Walking Dead e In the Flesh, o altre creature soprannaturali, come il nuovo Sleepy Hollow. I titoli citati però non è che mettano addosso tutta questa paura. American Horror Story invece sì.
La prima stagione, Murder House, offriva alcuni episodi che erano davvero terrorizzanti e davano i brividi, per lo meno se guardati nelle giuste condizioni, preferibilmente a casa da soli, al buio e con fuori un minaccioso temporale in arrivo. Quanto alla seconda stagione Asylum, era anch’essa parecchio inquietante, in maniera più sottile ma persino più profonda.
Possiamo quindi dire che American Horror Story è la serie più terrorizzante in circolazione, la sola capace di mettere davvero una gran strizza addosso, ma non è tanto questo l’elemento che la rende un caso unico all’interno del panorama telefilmico. L’elemento più originale è un altro: a ogni stagione American Horror Story cambia pelle, totalmente. Nuovi personaggi, nuova ambientazione, nuova storia. Un azzardo, perché la serialità si basa appunto sul ripetere sempre le stesse situazioni in serie, in modo da far affezionare gli spettatori settimana dopo settimana e anno dopo anno. American Horror Story è invece un prodotto rivoluzionario in tal senso. Il suo meccanismo seriale è quello di cambiare sempre, stupire ogni volta il suo pubblico, anziché offrirgli rassicuranti certezze. E così anche quest’anno si cambia. Dopo la casa infestata del primo ciclo di episodi e dopo il manicomio anni ’60 gestito dalle suore di Asylum, adesso arrivano le streghe.
Una scena di American Horror Story Coven con Kathy Bates
A livello temporale si ritorna al presente, sebbene non manchino flashback indietro fino al 1830, mentre a livello geografico si va in quel di New Orleans, diventata la capitale della stregoneria dopo i roghi di Salem. Al centro delle vicende c’è una piccola e singolare scuola privata destinata a ragazze dotate di poteri speciali. Una scuola per streghe, una specie di Hogwarts più dark e soltanto al femminile gestita da Cordelia (Sarah Paulson), ma in cui vuole insegnare pure sua madre, la perfida e potentissima strega suprema Fiona (Jessica Lange). È in questo istituto che viene mandata la giovane Zoe (Taissa Farmiga), dopo un “incidentino” avuto con il suo boyfriend; mentre facevano l’amore per la prima volta, a lui viene un aneurisma. Cose che capitano. In questa scuola per streghe, la nostra Zoe si troverà ad avere a che fare con la mean girl, anzi mean witch di turno Madison (Emma Roberts), che ha il potere della telecinesi, ma anche con la bambola voodoo vivente Queenie (Gabourey Sidibe) e la veggente Nan (Jamie Brewer).
La ragazza si troverà quindi alle prese con l’iniziazione al mondo stregonesco, ma in una maniera più estrema rispetto a quanto visto in altre serie come The Secret Circle. Le storie, le ambientazioni, i personaggi possono anche cambiare, ma a fare da filo comune a tutte le varie stagioni di American Horror Story, oltre ad alcuni habitué nel cast, c’è sempre lo stile AHS. Uno stile folle, allucinato, teso ma non privo di ironia che continuerà a spaventarci e a intrattenerci diabolicamente anche con questo nuovo ciclo di episodi. Se a ciò aggiungiamo l’inquietante new-entry Kathy Bates, più il ritorno di alcuni altri volti storici della serie come Lily Rabe, Evan Peters, Denis O’Hare e Frances Conroy, capirete che di fronte ci troviamo il solito American Horror Story che abbiamo imparato amare con le due precedenti stagioni. Solito, eppure allo stesso tempo sempre diverso.
di Marco Goi per Oggialcinema.net