Il giudizio di Marco GoiSummary:
American Horror Story è una serie capace di dividere come poche altre cose oggi in circolazione, forse giusto il discussissimo American Sniper di Clint Eastwood. La creatura dell’orrore (almeno in teoria) di Ryan Murphy è in grado di far separare non solo tra sostenitori e detrattori in generale della serie ma persino all’interno dei suoi devoti seguaci tra chi adora una stagione e chi ne detesta un’altra. La prima American Horror Story: Murder House è stata accolta come una boccata d’aria fresca all’interno del panorama televisivo americano, ma c’è anche chi l’ha accusata di essere un po’ troppo kitsch e di avere un andamento piuttosto discontinuo, tra episodi notevoli e qualche riempitivo. La seconda Asylum è quella universalmente più apprezzata, quella capace di convincere persino chi all’inizio aveva accolto la serie con diffidenza, grazie alle sue atmosfere retrò e ai suoi lampi di genio. La terza stagione di American Horror Story Coven ha invece trovato più critiche che applausi. Decisamente più critiche che applausi. Eppure si può dire ciò che si vuole del ciclo di episodi dedicato alla congrega di streghette, ma se non altro possedeva una buona dose di umorismo che alleggeriva la visione. Una leggerezza e un senso dell’umorismo che invece sono mancati all’ultima stagione Freak Show, non sostituiti per altro da una maggiore quantità di horror, bensì solo da una dose abbondante di noia.
Se già la precedente Coven dava spesso l’impressione di non sapere dove andare a parare, quest’impressione nel Freak Show si è trasformata in una certezza. Abbiamo assistito alla comparsa e poi alla scomparsa di una miriade di personaggi, nessuno dei quali capace davvero di colpire o lasciare il segno. Alcuni anzi piuttosto imbarazzanti, dico solo Dandy (Finn Wittrock). A salvarsi ci sono stati giusto la deliziosa Ma Petite interpretata da Jyoti Amge, che avrebbe meritato maggiore spazio, e Pepper (Naomi Grossman), che è stata protagonista dell’episodio migliore della stagione, “Orphans”, comunque lontano dai vertici raggiunti dalle prime due stagioni. Va però se non altro dato atto ad American Horror Story: Freak Show, dopo una stagione più all’insegna degli sbadigli che della tensione o dell’inquietudine, di aver chiuso il circo in una maniera coerente, finendo laddove aveva iniziato. Con David Bowie e le sue splendide canzoni reinterprete con convinzione dalla pur non troppo intonata Jessica Lange. “We can be heroes, just for one day”, canta Elsa Mars, anche se in questo caso sarebbe meglio dire: “We can be freaks, just for one day”. Adesso però che quel giorno è passato è ora di voltare pagina, sperando che Ryan Murphy con la quinta già annunciata stagione di American Horror Story riesca a dare una scossa e a reinventare uno show diventato ormai sempre più ripetitivo e spaventosamente noioso.
di Marco Goi per Oggialcinema.net