Ora, non è che io possa dire che si tratti di un brutto film, né posso dire che sia mal recitato (anche grazie a un ottimo cast di attori tra cui spiccano Christian Bale e Amy Adams), né che visivamente non sia godibile (la ricostruzione degli anni ’70 è molto bella e interessante), né che non abbia una eccellente colonna sonora.
Ma ho la sensazione che il film si riduca a questo. Ossia che si tratti di una specie di divertissement, un giocattolone per far divertire regista (David O. Russell), attori e spettatori, senza però avere grosse pretese di senso.
La storia infatti – pur abbastanza articolata – non mi pare si possa definire particolarmente originale, né memorabile. E il modo in cui viene rappresentata sullo schermo e recitata è sempre fortemente sopra le righe, quasi da risultare costantemente una caricatura di se stessa.
Si potrebbe dire che la sceneggiatura di American Hustle sia quasi un pretesto per fare il verso a certi film degli anni Settanta e nello stesso tempo per offrirne un omaggio affettuoso e commosso, che passa attraverso scelte stilistiche molto interessanti.
Ciò detto, io personalmente ho passato due ore e mezzo di film (obiettivamente un po’ lunghetto) a chiedermi dove sarebbe andato a parare, anzi a dirmi che di lì a poco qualcosa sarebbe intervenuto a ribaltare completamente l’interpretazione degli eventi e a lasciarmi a bocca aperta. Ma non è successo niente di tutto ciò.
Dunque il film va preso per quello che è. Un’operazione dal forte sapore vintage (che va tanto di moda), molto ben riuscita sul piano formale, in parte divertente, ma niente di più.
E – come sempre dico in questi casi – non me ne vogliano i fans (che sono convinta saranno tantissimi).
Voto: 2,5/5