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Amianto e Guardia di Finanza: il caso di un finanziere dinanzi alla Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia

Creato il 07 gennaio 2011 da Gaetano61
Amianto e Guardia di Finanza: il caso di un finanziere dinanzi alla Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia
Diverse volte mi sono occupato dei casi di lavoratori esposti alla fibra d'amianto, in particolare di quelli della Guardia di Finanza. Il 18 gennaio prossimo, presso la Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia - sede regionale di Trieste, viale Miramare, 19 - verrà discussa (con inizio alle ore 11,00) una causa "pilota" relativa ad un ex dipendente della Guardia di Finanza che ha lavorato in ambienti esposti all'amianto in caserme situate nella stessa Trieste. Sull'argomento ospito un articolo scritto da Lorenzo Lorusso, presidente del Movimento dei Finanzieri Democratici. Lo stesso contributo verrà pubblicato sul prossimo numero in uscita domani, sabato 8 gennaio, del periodico il Tuono, edito a Trieste.

""Nell’ambito di una delle molteplici pubblicazioni dell’Associazione Esposti Amianto (acronimo AEA) del Friuli Venezia Giulia, che raccoglie gli atti delle conferenze mediche tenutesi riguardo allo specifico argomento fino all’anno 2006, la dott.ssa Anna Muran – dell’Azienda Sanitaria n. 1 Triestina – evidenzia tre tipologie di persone che richiedono l’iscrizione nel Registro Regionale degli Esposti all’Amianto (Legge Regionale nr.22/2001): «1) I lavoratori che possono documentare la loro esposizione professionale; 2) Coloro che, pur avendo avuto un’esposizione professionale, non sono in possesso di documentazione probante; 3) I soggetti non esposti professionalmente».

I dipendenti e gli ex lavoratori della Guardia di Finanza appartengono alla seconda categoria e non certo per loro volontà o per inerzia nel richiedere il previsto “curriculum lavorativo” ma perché, fino ad oggi, al Comando Regionale della Guardia di Finanza di Trieste hanno respinto tutte le richieste di cui siamo a conoscenza. Eppure il rilascio del “curriculum lavorativo” non implica automaticamente e implicitamente il riconoscimento ufficiale del risarcimento previsto dalla legge 257/1992 (comunemente nota come legge a tutela degli esposti alle mortali fibre di amianto). Questa certificazione serve solo all’INAIL per individuare con maggiore chiarezza se nei luoghi in cui il dipendente delle Fiamme Gialle ha prestato o continua a prestare servizio vi era o meno esposizione alle fibre e quindi la possibilità di contrarre malattie amianto correlate, le quali hanno sempre un esito infausto, tragico per il soggetto affetto dalla patologia, drammatico per la sua famiglia.

Il problema nasce dall’errata convinzione, forse dovuta ad una rigida interpretazione della normativa, dei Comandi militari triestini (vedasi la pagina 5 del documento sottoscritto dal tenente colonnello Patrizio Milan, responsabile della sezione sicurezza sul lavoro della Guardia di Finanza) secondo la quale solo alcune categorie di operai che manipolano l’amianto potrebbero, a loro dire, contrarre patologie amianto correlate, negando implicitamente la differenza sostanziale che esiste tra “manipolazione” ed “esposizione”. I dipendenti della Guardia di Finanza rivendicano di essere stati esposti alle mortali fibre di amianto, solo qualcuno, tra la stragrande maggioranza dei richiedenti il risarcimento, potrebbe avere involontariamente anche manipolato l’amianto durante il servizio di riscontro delle merci in transito nel porto (contenute in sacchi quasi sempre aperti) e/o nella stazione ferroviaria di Villa Opicina, ma questo aspetto è ancora oggetto di accertamenti. Quello che c’è di sicuro è che la legge è entrata in vigore nell’ormai lontano 1992 mentre la prima bonifica ci risulta essere stata effettuata solo nel 1999, ben sette anni dopo, senza che il personale fosse mai stato edotto circa il pericolo derivante dall’esposizione all’amianto. A questo punto giova ricordare che solo allo Scalo Legnami (luogo in cui vi è una caserma del Corpo, dove il personale ha dormito e mangiato oltre che lavorato) vi erano ben 100.000 metri quadri di tettoie in amianto, di cui molte di queste sarebbero tuttora presenti nel sito.

La novità che risulta dagli accessi incrociati – da noi effettuati ai sensi del combinato disposto della legge 7 agosto 1999, nr. 241 e del D.P.R. nr. 184 del 2006 – è ancora più sconcertante: sono state richieste dai Comandi della Guardia di Finanza altre bonifiche negli anni successivi al 1999 e l’ultima è recentissima visto che risale alla prima metà del 2010, ben 18 anni dopo la promulgazione della legge 257/1992 ed a 16 anni dall’entrata in vigore della legge 626/1994, legge, quest’ultima, nota come normativa per la sicurezza negli ambienti di lavoro. Sicurezza?! Chi doveva vigilare e prevenire lo ha fatto?

Altra certezza sono le 4 morti di dipendenti ed ex della Guardia di Finanza del Friuli Venezia Giulia scomparsi per mesotelioma della pleura ed altri deceduti o tuttora in cura per cancro ai polmoni, al colon, alla laringe ed allo stomaco, tutte patologie definite dalla moderna medicina legale amianto correlate e che hanno quantomeno valore di concausa nell’insorgenza del tumore. Fu lo stesso Professore Claudio Bianchi di Monfalcone – una delle più autorevoli personalità nel mondo della medicina legale e della ricerca scientifica sull’amianto – ad estrarre per primo, nell’ambito di una autopsia, una fibra di amianto dalla pleura di un sottufficiale della Guardia di Finanza.

Alla stazione ferroviaria di Villa Opicina, negli anni del contrabbando di sigarette e del traffico di droga, erano certamente i finanzieri quelli più esposti a rischio in quanto, spesso, durante la sosta dei treni in stazione, ricevevano l’ordine di smontare per poi rimontare i pannelli di lamiera delle toilette o di alcune zone del corridoio dove solitamente i trafficanti occultavano la droga. C’era un piccolo particolare che però gli ufficiali di grado superiore forse ignoravano: sotto quei pannelli erano presenti, quasi sempre, coibentazioni in amianto. Ecco perché risulta, agli atti di alcune indagini ma anche nelle pubblicazioni del Messaggero Veneto, che ben 9 ferrovieri del compatimento di Udine sono deceduti per esposizione all’amianto.

Il prossimo 18 gennaio si terrà, presso la Corte dei Conti di Trieste, ubicata in Viale Miramare 19, la prima causa pilota promossa dagli avvocati Roberto Scirocco ed Ezio Bonanni, rispettivamente del Foro di Trieste e del Foro di Roma, a favore dell’appuntato scelto in congedo Fedele Boffoli, il quale è stato esposto alle fibre di amianto (così come certificato dall’Azienda Sanitaria mediante inserimento nel Registro Regionale degli Esposti) sia nel periodo in cui ha prestato servizio in porto sia nel periodo in cui ha prestato servizio presso il reparto comando della caserma di Passeggio Sant’Andrea. E della presenza di amianto in dosi massicce in quest’ultima caserma citata vi è traccia nei numerosi e corposi fascicoli detenuti presso il Genio Civile di Trieste e presso l’Azienda Sanitaria. Un dato di fatto inconfutabile è che in alcune caserme della Guardia di Finanza della provincia di Trieste era presente sia amianto in forma compatta sia in forma friabile, quest’ultima di gran lunga la più pericolosa per la salute umana.

Facciamo pertanto appello, tramite Il Tuono e il blog di Gaetano Toro, a tutti quei finanzieri che sono venuti in contatto con l’amianto ed alle mogli delle vittime della mortale fibra a presenziare alla causa pilota presso la Corte dei Conti il prossimo 18 gennaio, con inizio alle ore 11.00, con la possibilità di rivolgersi agli avvocati presenti qualora intendano aderire ai numerosi ricorsi predisposti per ottenere il dovuto risarcimento.

Lorenzo Lorusso – presidente nazionale dei Finanzieri Democratici""


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