Amedeo e Pio
Nulla di male, beninteso, riguardo l’opportunità di tali trasferimenti, come di altri (dal web, in primo luogo), considerando che ve ne sono stati di complessivamente riusciti anche in un recente passato, ma sarebbe gradita una certa originalità, uno sforzo volto a mediare fra i diversi mezzi d’espressione e non una pedissequa imitazione di schemi già usati (relativi a sketch, gag, situazioni, costruzione del gioco di coppia), adagiandosi su un rodato déjà vu ed un adattamento pronto uso. Invece il produttore Pietro Valsecchi e la sua ben oliata macchina da guerra, già fautrice del debutto, fra gli altri, dei Soliti idioti, nel senso filmico del termine, punta, ancora una volta, su un regista dall’intuibile buona mano e dalla garantita invisibilità, Enrico Lando, e si affida ad un pool di sceneggiatori (Gianluca Ansanelli, Aldo Augelli, Fabio Di Credico, con la collaborazione, giusto per non farsi mancare nulla, degli stessi Pio e Amedeo) cui viene commissionato di mettere in atto un semplicistico copia e incolla di tutto ciò che fa politicamente scorretto (e tamarro), adattandolo alla bisogna.
Alessandra Mastronardi, Pio e Amedeo
In quel di Monte Sant’Angelo, provincia di Foggia, Pio ed Amedeo, amici per la pelle, gestiscono un’improbabile impresa di pompe funebri. Se il primo appare timido, sensibile, posato, ed è ormai prossimo a sposarsi con Rosa (una stranita Alessandra Mastronardi, un po’ Eva de I Cesaroni, un po’ Candy Candy) e poi partire per Belluno, il secondo invece, giocatore di calcio nella squadra locale del Real Zapponeta, è piuttosto irruento, caciarone, e alquanto becero nei rapporti con l’altra metà del cielo.
L’improvvisa scoperta di un video hard particolarmente seguito in rete, che vedrebbe protagonista proprio la promessa sposa, farà sì che Pio, su consiglio dell’amico del cuore, mandi all’aria le nozze, lasciandosi coinvolgere in un improvvisato viaggio on the road dalle varie tappe, Roma, Milano, Amsterdam, sino a quando la verità non verrà a galla …
Pio e Amedeo ad Amsterdam
Per quanto, come già in televisione, l’affinità fra Pio ed Amedeo sia evidente, capace di delineare una discreta alchimia, Amici come noi, riprendendo quanto scritto ad inizio articolo, pecca di una mancanza di coraggio, evidente nel riproporre il gioco di spalla proprio di altre coppie (Ficarra e Picone in primo luogo, concordo con quanto già scritto da altri), mentre una certa “anarchia” al riguardo, un maggiore affidamento sulla spontaneità ruspante propria del duo avrebbe, a mio avviso, garantito un minimo di fluidità, un incedere narrativo meno meccanico nella costruzione dei vari sketch. Presente poi un vago senso di astrattezza, dovuto all’ormai stantia presa in giro degli ambienti bene della Capitale, borghesi e progressisti, con esposizione di ogni stravaganza possibile, passando per la messa in burla di una Milano tutta vip e locali alla moda, con particolare riferimento all’ambiente calcistico, e finendo, ma nel frattempo l’effetto saturazione è giunto all’apice, con Amsterdam.
I Modà
Qui non possono mancare i soliti teatrini intorno a sesso e droga, mentre il rock and roll è riservato al gran finale su musiche dei Modà, a metà strada fra il nostrano musicarello d’antan e i numeri di Bollywood, a coronare l’ovvio happy end al doppio gusto in offerta speciale, Amici e C’è posta per te, che, quasi a porre un velo a tutto l’ormai esposto repertorio di battute e situazioni dal sapore retrivo e sessista, scivola nel buonismo gratuito, patetico ed auto assolutorio. Se si avesse avuto un minimo di fiducia negli spettatori, proponendo qualcosa di autenticamente irriverente, più coeso a livello di regia e sceneggiatura (sarà stata una mia impressione, ma mi è sembrato che procedessero per strade del tutto diverse, con Lando a farsi carico di rabberciare qua e là), Amici come noi sarebbe stato qualcosa di diverso, certo non un capolavoro, ma un tentativo di uscire da una mediocrità tutt’altro che aurea probabilmente sì, per quanto a molti sia dolce il naufragar in questo mare, mi perdoni Leopardi per l’impavido accostamento come chiosa finale.