Per
Roberto Formigoni, il Presidente della Regione Lombardia, il 2012 sembra essere un “annus horribilis”. In primavera è stato riconosciuto colpevole di calunnia nei confronti dei dirigenti radicali
Marco Cappato e
Lorenzo Lipparini, che aveva accusato di aver manipolato le firme raccolte a sostegno della sua lista per le regionali del 2010.Il Pm milanese
Mauro Clerici ha chiesto un anno di carcere per il governatore della Lombardia, e si tratterebbe di una pena senza attenuanti generiche. Nel
processo, che dovrebbe concludersi con la sentenza il prossimo 4 ottobre, saranno parti civili
Marco Pannella e gli stessi Cappato e Lipparini. I
Radicali si sono associati e hanno chiesto
250.000 euro di dannicome
risarcimento per le
accuse diffamatorie di Formigoni nei loro confronti, richiesta che ha umiliato e fatto infuriare il Presidente.I coraggiosi Cappato e Lipparini hanno recentemente dichiarato:“Quanto affermato da Formigoni ai microfoni di Sky tg24 -cioé che lui ci ha accusato di fatti veri- dimostra l’inclinazione alla recidiva del personaggio. Il processo ha accertato che i fatti di cui lui ci ha accusati erano falsi, ivi compresa la circostanza che noi avremmo avuto tra le mani le sue liste per 12 ore senza controllo. L’accesso agli atti, che durò al massimo 3 o 4 ore, come riferito dai testimoni durante il processo, vide infatti la costante presenza dei funzionari della Corte d’Appello”.I guai di Formigoni, tuttavia, non finiscono qui. L’uomo è inoltre indagato dalla procura di Milano per
presunta corruzione aggravata, essendo sospettato da quest’ultima di aver ricevuto da
Pierangelo Daccò, uomo d’affari molto vicino a
Comunione e Liberazione che si trova in carcere dallo scorso novembre, una serie di
utilità e benefici quali vacanze di lusso e yacht messi a sua disposizione, il tutto per un valore complessivo
di 8,5 milioni di euro. Secondo
l’ipotesi accusatoria, il denaro sarebbe transitato anche su dei conti svizzeri, e da qui deriva
l’aggravante della transnazionalitàriconducibili allo stesso Daccò. Per rispondere a queste accuse, Formigoni avrebbe dovuto presentarsi a un
interrogatoriofissato per il 28 luglio, al quale però non si è fatto vedere. Si tratta di un
dietrofront che con ogni probabilità è stato suggerito dal nuovo team di legali che assiste il Presidente della regione, il quale, ormai, gode di una pessima reputazione generale.Appare inoltre evidente a tutti l’inconsistenza della pretesa di Formigoni di
schivare ogni critica per quanto riguarda
l’impressionante numero di indagati nella giunta della Regione Lombardia, affermando di non essere responsabile dei comportamenti individuali, ma solo del buon governo in generale. Anche volendo tralasciare l’imbarazzante caso Minetti, come si può parlare di buon governo con
dieci consiglieri indagati, tra i quali quattro membri su cinque dell’ufficio
di Presidenza del Consiglio, due assessori arrestati e altri due dimessi? E pensare che questa esperienza di governo è stata indicata come un esempio per il Paese. La Lombardia merita di meglio.L’ormai ex leader incontrastato, però, riconosce che la sua fase d’oro è ormai al tramonto, e considera per la prima volta di dimettersi (dopo 17 anni, ndr), qualora si dimostrassero fondate le accuse che lo riguardano.Alle già numerose accuse ricevute, però, se ne aggiungono sempre di nuove, questa volta riguardanti le spese eccessivedella Regione Lombardia. Soltanto un mese fa, Formigoni e la sua giunta hanno approvato una maxi-delibera per l’acquisizione di una serie di beni e servizi: vi compaiono spese per fotografi, comunicazioni e benessere, fatte per l’anno ancora in corso. Il pool del Presidente ciellino avrebbe stanziato tre milioni e mezzo di euro a un’agenzia di viaggi, in nome dell’affidamento fatto ad essa per la prenotazione di biglietti e alberghi, che sono stati usati come base di appoggio per le missioni dei dipendenti dell’amministrazione.In occasione di iniziative ed eventi istituzionali realizzati in tutta Italia e all’estero, vi è stata una grossa spesa da parte della Regione per servizi fotografici. Ironia della sorte? Proprio quest’anno il palazzo della Regione ha deciso di affidarsi a un’agenzia di rating internazionale per ricevere valutazioni sul piano della credibilità e dell’affidabilità finanziaria. Stando così le cose, viene difficile pensare che il giudizio di quest’ultima sarà positivo.Nella fase drammatica che il Paese si trova ad affrontare, in cui si sente parlare continuamente di “
spending review”, ovvero di
tagli alla spesa pubblica, è inaccettabile che a questi tagli, la Regione Lombardia non sembri ancora aver messo mano.
Non ci si può stupire se a Milano appare evidente una tendenza generale dei cittadini a rinchiudersi in se stessi, a disaffezionarsi alla cosa pubblica, ad avere sempre più sfiducia nella politica e nei politici.
di Giulia Cortese (Link al Blog di Giulia)
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