Allora ieri convoco una riunione del personale (faccio anche questo per vivere, convoco riunioni del personale). Tra il personale c’è un tizio che si dimentica della riunione del personale. Lo incontro verso le due del pomeriggio, all’uscita. Mi fa: “Sai, mi sono proprio dimenticato della riunione”. Gli rispondo: “Me ne sono accorto”. “Mi dispiace”, insiste lui. Io non so che dire, perché nel momento in cui mi fa “Sai, mi sono proprio dimenticato della riunione”, in quel momento mi accorgo che la riunione del personale poi l’ho fatta dimenticandomi di lui, cioè dimenticandomi che avevo chiesto anche a lui di essere presente alla riunione, ignorando insomma il fatto che lui se ne fosse dimenticato e andando avanti allegramente con il resto del personale presente. Allora – tutto succede dentro di me in un secondo – allora penso che non ci si può dimenticare se ti chiamano per una riunione del personale e tu fai parte del personale, soprattutto non ci si può dimenticare di una cosa tanto semplice se per il resto della giornata lavorativa fai un lavoro elementare, non ci si può dimenticare soprattutto se la convocazione ti arriva un’ora e mezza prima della riunione, in altri termini non avresti neppure il tempo materiale che occorre a dimenticarsene, il che vuol dire che sei uno che dimentica facilmente le cose, oppure che del tuo lavoro non te ne frega niente (e questo, a ben vedere, in tutta la faccenda è il problema minore, perché parliamo di un lavoro insignificante), ma poi soprattutto penso che io sono a un grado di balordaggine superiore al suo, perché io, nel volgere di un’ora e mezza, l’ho dimenticato in quanto persona, ho dimenticato la sua esistenza in vita, ho dimenticato la sua faccia intralciata dall’indecisione, la sua scarsa brillantezza, ho dimenticato che lui doveva venire alla riunione come tutti gli altri, e quindi ho dimenticato che lui ha dimenticato. Allora volevo rispondergli “Vaffanculo” mentre mi diceva “Mi dispiace, ma me ne sono proprio dimenticato”, ma alla fine ho tirato dritto senza rispondergli, perché parliamo di un lavoro insignificante (il mio e il suo) e tutta questa cosa succede perché buttiamo le nostre vite a fare cose di cui non ce ne importa niente, mentre potremmo farne tante altre di cui ci importa moltissimo.
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