Dopo le esecuzioni capitali di ieri in Giappone, Amnesty International ribadisce la propria posizione. La decisione giapponese è stata considerata “un profondo passo indietro” dall’associazione per la salvaguardia dei diritti umani. Il ministro della Giustizia Toshio Ogawa “ha autorizzato le tre impiccagioni, spiegando che era suo dovere, come titolare del ministero“. Ma, secondo Catherine Baber, vicedirettrice di Amnesty International per l’Asia e il Pacifico, “Queste tre esecuzioni riportano il Giappone in quella minoranza di paesi che usano ancora la pena capitale. Giustificare azioni che violano i diritti umani col dovere ministeriale è inaccettabile. Al contrario, dovrebbe essere responsabilità di chi ha incarichi politici di affrontare la criminalità senza ricorrere alla punizione più crudele, disumana e degradante“. Amnesty ha poi ricordato gli ultimi 3 condannati: “Tomoyuki Furusawa, 46 anni, è stato impiccato a Tokyo; Yasuaki Uwabe, 48 anni, a Hiroshima; Yasutoshi Matsuda, 44 anni, a Fukuoka“. (Fonte: Asca)