Amore, coppia e stili affettivi (Parte 3)

Da Sessuologiacagliari @DessiAntonio
I bisogni affettivi e di amore che le persone sperimentano nell’unirsi ad un’altra persona nella vita adulta hanno delle peculiarità rispetto a tutte le altre relazioni che la persona può vivere, e come già scritto nei post precedenti richiamano memorie dei legami di attaccamento in infanzia. Così come nell’infanzia si creano aspettative rivolte alle figure di accudimento, anche nella vita adulta questo succede nei confronti del legame con un’altra persona (a volte innescando delle vere e proprie proprie problematiche nel mantenimento e chiusura del rapporto) dal livello di maturità emotiva ed affettiva che il soggetto possiede, e dalla profondità del dialogo con sé stesso/a. In generale, secondo un’ottica che analizza i sistemi motivazionali, stimolare troppo il sistema di accudimento in generale porta al crollo di altri, per esempio quello sessuale, e spesso questo succede in tante difficoltà sessuali. Anche in tutto ciò che può essere considerato come immaginario di coppia, la scelta del partner tendenzialmente conferma le aspettative iniziali reciproche, e in questo senso l’uno diventa modello dell’altro e il legame si manterrà. Spesso si incontrano coppie che parlano poco della loro storia, del passato, ma è importante riconoscere che nel rapporto d’amore ognuno è portatore di una storia, di bisogni e di un’identità. In questo senso le prime relazioni affettive con le figure di accudimento (in primis la madre) costituiscono parte determinante della modalità di relazione all’interno della coppia. Abbiamo visto nel post precedente le caratteristiche dell’attaccamento sicuro e di quello ambivalente. In conclusione le altre due tipologie di attaccamento che sono state studiate e che rappresentano una mappa su cui gli psicologi si muovono nell’analisi dei legami e degli stili affettivi. Attaccamento evitante. Lo sviluppo di un attaccamento evitante vede spesso la presenza di una figura di accudimento (spesso la madre) poco orientata ai bisogni di contatto con il bambino. In questo senso si osservano madri che non abbracciano, non coccolano e non rassicurano il bambino nei momenti di tensione. Tendenzialmente sono donne distaccate e fredde e conservano un’unica preoccupazione legata ai bisogni fisici di nutrizione ed igiene del bambino. Trascurano i bisogni emotivi.  Sono figure di accudimento che spronano in maniera molto precoce il bambino ad assumere atteggiamenti autonomi e tendenzialmente amplificano l’importanza di un’autosufficienza, necessaria per compensare le loro mancanze. Spesso loro stesse sono state deprivate e non hanno conosciuto figure di accudimento amorevoli e responsive. Il bambino inizia a sviluppare uno stato di solitudine e impara a cavarsela da sé, rinforzato dalla figura di accudimento che vede in tutto ciò il raggiungimento di grandi traguardi (spesso anche confrontandolo con quello di altri bambini). Tutto questo perché il bambino apprende che il genitore non è disponibile e non può aspettarsi il conforto necessario e vitale. Il processo di auto-consolazione avviene a fronte di una spesa in termini psichici che è quella che prevede il distanziamento dal proprio mondo emotivo. In questo senso la razionalità diviene auspicabile, le emozioni vengono temute, e si sviluppa uno stile di pensiero per cui chiedere aiuto fa sentire fragili e vulnerabili e pertanto bisogna cavarsela da soli. In questo senso si possono vedere persone che chiedono aiuto dopo tanti anni di sofferenza proprio perché chiedere aiuto è visto come una fragilità, a fronte di una sofferenza psichica legata all’esclusione del proprio mondo emotivo. Nella vita adulta le persone con attaccamento evitante preferisconorelazioni superficiali, in cui non coinvolgersi eccessivamente. Già nella costruzione delle relazioni i movimenti interni e relazionali sono quelli di costruire un muro tra sé e l’altro, nell’ottica di preservare il proprio spazio di autonomia e “libertà”. Spesso si vive separatamente, e si considera la convivenza e il matrimonio come una forma di legame eccessiva. In questo senso le spiegazioni razionali hanno una quota molto alta nei discorsi di queste persone. Gli aspetti emotivi rimangono sepolti, proprio perché questi possono essere vissuti da soli, e non condividendoli. Queste persone hanno tendenzialmente timore dell’intimità e sono spesso pilotati da alti e bassi emotivi e spesso da sentimenti di gelosia nei confronti del partner. Nella scelta del partner si orientano verso persone simili, ovvero che razionalmente soddisfino quei criteri di “cose in comune“, che altro non sono che pillole razionali rassicuranti che consentono il mantenimento di un equilibrio rispetto ad una situazione di scompenso con una persona con stili affettivi differenti. E’ la creazione di un’associazione a delinquere e il patto della coppia è spesso: “non ci si tocca”, e questo consente il mantenimento della relazione, sino a quando uno dei due non inizia a soffrire o mostra segni orientati ad un evoluzione e sviluppabili in psicoterapia. Temono le delusioni, pertanto le relazioni troppo ardenti non vengono ricercate, per preservare il sentimento di inattaccabilità. Sono soggetti tendenzialmente con un’immagine positiva di sé ed enfatizzano autonomia e fiducia in se’ stessi. Si fa tutto da soli. Spesso queste persone dichiarano di non essersi mai innamorate e valutano le loro storie d’amore come poco piene e cariche emotivamente. Attaccamento disorganizzato. Questo modello di attaccamento è abbastanza complicato in quanto crea molta sofferenza alla persona che lo ha sviluppato. Il genitore di queste persone è stato spesso abusante, svalutante, e completamente disconnesso rispetto al proprio ruolo genitoriale. L’incoerenza è alla base di un attaccamento disorganizzato. Le risposte del bambino sono quelle di angoscia e paura. In questo senso il bambino, poiché non potrebbe vivere da solo, e l’attaccamento ha una base biologica profonda, si lega comunque a loro nonostante gli abusi, la svalutazione e l’incoerenza. Non ha molte scelte. Lo sviluppo di questa psico-logica consente al bambino di unirsi e legarsi affettivamente a persone spaventanti, che gli fanno sperimentare paura. Le reazioni di paura e i sentimenti d’amore che ne derivano, non consentono al bambino di interiorizzare una figura tranquillizzante di sé e dell’altro. Il bambino pensa se stesso e l’altro come cattivo. Gli adulti con attaccamento disorganizzato sviluppano delle relazioni che sono altamente tossiche, del tipo carnefice-vittima, sadiche, masochistiche. Il dolore proveniente dalla discontinuità che caratterizza quello stile affettivo è dovuto al fatto che queste persone hanno molta difficoltà a farsi accettare come partner, se non da persone che possiedono queste peculiarità. O riescono a superare questi ostacoli a seguito di una psicoterapia. Il conflitto si snoda sul bisogno di intimità fusionale e la necessità di tenerlo a distanza, tendenzialmente per evitare le minacce di abbandono e le conseguenti sofferenze emotive (spesso anche di disintegrazione). La possibilità di relazione sentimentale viene vissuta con molta angoscia e a seconda del livello di elaborazione del soggetto, diviene insostenibile e viene rotta. Con questa serie di post ho voluto illustrare uno dei modi in cui possono essere osservate le dinamiche relazionali affettive, sopratutto nel mio approccio, quello cognitivo-costruttivista, e quanto dietro tutto ciò che succede in una coppia ci sia una storia, che affonda le proprie radici profondamente, spesso anche nel dolore. Avere uno stile di attaccamento insicuro non significa che non si possano vivere storie d’amore importanti, ma sebbene alcuni aspetti rimangano costanti, si può evolvere ed amplificare la consapevolezza delle proprie dinamiche interpersonali ed affettive e riconoscerle. Questo consente di poter correggere, nella costruzione di una storia, quelli che sono i richiami che richiamano il passato e che tentano di rivivere ancora oggi, a volte impedendo una vita di relazione appagante e felice. Leggi anche PARTE 1    http://antonio-dessi.blog.tiscali.it/2014/10/11/amore-relazioni-di-coppia-e-stili-di-attaccamento-parte-i/ PARTE 2  http://antonio-dessi.blog.tiscali.it/2014/10/15/amore-relazioni-di-coppia-e-stili-di-attaccamento-parte-2/