Se vi è capitato almeno una volta nella vita sapete perfettamente quanto sia frustrante amare una persona e non poterla toccare, abbracciare, baciare quando ne abbiamo voglia.
Eppure ci sono donne che scelgono, o meglio finiscono per innamorarsi di un detenuto.
Non parliamo di donne che per un motivo o un altro hanno visto il proprio uomo compiere un crimine e venire sbattuto in cella, ma di donne che intraprendono uno scambio di lettere con un detenuto e mettono su una relazione in cui è possibile vedersi poche volte, toccarsi ancora meno, uscire insieme mano nella mano come coppie normali ovviamente mai.
I motivi che spingono alcune donne a desiderare un uomo con cui non possono condividere una vita normale non ci è noto ma è stata avanzata l’ipotesi secondo cui una situazione del genere porti la donna ad essere al centro di un corteggiamento che non ha mai fine, o che l’avrà solo nel caso in cui il detenuto esce dalla sua cella.
Non avendo passatempi o occasioni per divertirsi, un detenuto si aggrappa ai rapporti che ha con l’esterno come se fossero l’unica ancora di salvezza disponibile e considera la sua donna come uno dei pochi motivi per cui vale la pena andare avanti; molti escono prima per buona condotta, altri si sposano durante la detenzione, altri scrivono lettere d’amore una volta al giorno. E lei, l’amata, sta a casa da sola a sospirare per il suo uomo lontano.
Alcuni noti criminali come ad esempio Ted Bunty hanno avuto diverse donne durante la detenzione e le donne che si avvicinano a criminali veri e propri probabilmente hanno solo fame di notorietà, ma la maggior parte di loro vive un rapporto del genere come un periodo felice, come già detto è un corteggiamento infinito che ricorda tanto la bella nella torre e il prode cavaliere impegnato nella battaglia. E lei, la bella, si crogiola al pensiero che un giorno potrà stringerlo tra le sue braccia.
Queste donne sono malate, hanno qualche problema?
No, sono normalissime. Vi siete mai chieste perché il corteggiamento è la parte più emozionante di una storia?
Lo è perché è un momento indefinito, di transizione, un meraviglioso limbo in cui siamo in procinto di conquistare qualcosa e abbiamo l’acquolina in bocca dalla voglia di gustarla per intero: siamo emozionate per ciò che non ci viene dato, ovvero la presenza dell’altro 24 ore su 24, le attenzioni notte e giorno, la sicurezza che ormai quella persona ci appartiene. Durante il corteggiamento c’è spazio per i regali, le rose, le parole dolci. C’è bisogno di conquistare la donna e per riuscirci l’uomo si impegna davvero, come i detenuti che la coccolano a distanza non potendo fare altrimenti.
Gli psicologi ritengono che una relazione amorosa sia benefica per un detenuto, che una volta uscito di prigione si integra nella società con meno difficoltà, ma può succedere che la relazione finisca nel sangue e ci sono stati precedenti del genere.
Consideriamo l’amore tra una donna libera e un uomo in carcere come un tabù perché al giorno d’oggi è impensabile che una donna si leghi a qualcuno che non può possedere, comandare, controllare, amare fino alla nausea come è abituata a fare.
Come dobbiamo considerare allora queste persone, delle eterne sognatrici fin troppo ottimiste o delle povere idiote che vivono su una nuvoletta rosa come le tredicenni e sono devote ad un uomo che ricambia la loro fedeltà solo perché rinchiuso tra quattro mura?
Forse per avere la fedeltà più completa da parte di un uomo e ottenere qualche parola carina ogni tanto c’è necessariamente bisogno di sbatterlo in cella?
No perché a conti fatti l’idea potrebbe essere allettante.
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