L'opprimente senso di morte è una caratteristica del genere noir, a partire dalla definizione che diedero dei film noir americani nel 1955 Raymond Borde ed Etienne Chaumenton nel primo volume dedicato al genere Panorama du film noir (1941-1953): "le film noir est un film de mort". Da allora ad oggi del termine noir si è perfino abusato, marchiando di questa etichetta opere di cinema, letteratura, fumetto che hanno il crimine come protagonista. Una di queste è la mini-serie a fumetti Cassidy, scritta da Pasquale Ruju ed edita dalla Sergio Bonelli Editore. Ho seguito con costanza la storia tragica del duro Raymond Cassidy, che si snoda nel sud-ovest degli Stati Uniti (con puntate anche in Messico) negli anni Settanta. I Seventies con le loro atmsofere nere e dure, ispirate al cinema di Peckinpah o a quello dell'ispettore Callaghan, vengono fatti rivivere mese dopo mese.
L'ultimo albo, Nessun futuro, è il migliore della serie: i disegni di Paolo Armitano e Davide Furnò dipingono sul volto del fuorilegge la durezza e l'ineluttabilità del suo destino che si compie nell'ultima pagina, tragica e toccante. La morte si prende Cassidy ma il nostro la affronta con il sorriso sulle labbra, cantando a squarciagola When the saints go marching in e dedicando quell'eterno momento alla moglie Dottie, l'altra vittima, insieme al marito, di un destino più forte degli uomini. Sarò un sentimentale dalla lacrima facile, ma, poche volte, leggendo un fumetto Bonelli, mi è capitato di commuovermi come mi è successo di fronte alle pagine finali di Nessun futuro, nelle quali Ruju fa esprimere al duro Cassidy, senza smancerie o sentimentalismi, tutto il suo amore verso Dottie. La donna, che nei primi albi appariva debole e perduta, qui emerge con tutta la sua grande forza e dignità. Gli spari, gli inseguimenti, l'azione, la violenza descritti nella storia svaniscono davanti ad un bacio.