di Claudia Boddi
Tra bigliettini romantici di cioccolatini al bacio e una rosa rossa e l’altra, anche noi abbiamo cercato un modo per dedicare un pensiero al giorno destinato più di tutti gli altri agli innamorati: S.Valentino. Dopo un’attenta scorsa alle alternative possibili, abbiamo deciso di delegare alla storia tra “Amore e Psiche” di Apuleio l’arduo compito.
Amore e Psiche – echeion.it
Scritta ne “Le Metamorfosi” ma, probabilmente già presente nel patrimonio della tradizione orale da qualche generazione, Amore e Psiche incantano il pubblico più appassionato che, dalle vicende dei nostri due protagonisti, prende spunto per alimentare i suoi sogni d’amore. Come tutte le favole che si rispettino, anche questa inizia con la fatidica frase: C’era una volta… Infatti, c’erano una volta in un piccolo paese, un re e una regina che avevano tre figlie. Una di queste era una fanciulla bellissima, di nome Psiche, conosciuta da tutti per la sua beltà. Le due sorelle della bella Psiche – manco a dirlo – erano invidiose delle sue doti estetiche e avrebbero fatto di tutto per metterla in difficoltà. Nella folta schiera dei nemici di Psiche, c’era anche Venere che supplicò il Dio Amore di ispirare alla ragazza una passione disonorevole per uno degli uomini più biechi della terra. Invece, anche il Dio Amore si innamora di lei e decide di portarla nel suo dorato castello, dove la fa servire e riverire da ancelle invisibili e dove ogni notte le fornisce visite appassionate.
Il contrappasso di questo amore indimenticabile è che lei non veda mai il viso del suo amante altrimenti il rischio è che il magico idillio finisca. Per vincere la solitudine, alla quale è relegata di giorno, Psiche invita al palazzo le due sorelle che, invece di aiutarla, le suggeriscono di uccidere il suo amato, dipingendolo come un mostruoso serpente. Vinta dalla curiositas e armata di pugnale, mentre Amore dorme, gli si avvicina per colpirlo a morte e lo vede in tutto il suo fulgore: capelli fluenti profumati di ambrosia, ali lucenti cosparse di rugiada, collo candido e guance color porpora. Dalla faretra dell’amato, Psiche trae una freccia che la punge, rendendola per sempre innamorata dell’amore. Una goccia del suo sangue cade sul corpo del divino suo innamorato e lo sveglia. Violato il patto, Amore fugge da lei che, disperata, lo insegue senza successo, incontrando anche l’ira di Venere che le impone alcune difficili prove. Una delle quali, particolarmente ostica, prevede la sua discesa nel regno dei morti per farsi dare un vasetto da Persefone. La ragazza avrebbe dovuto consegnarlo a Venere senza aprirlo, ma la curiosità la pervade ancora una volta. La sua condanna è un sonno mortale, dal quale viene avvolta, ma l’intervento in extremis di Amore la salva e, chiedendo a Giove per lei l’immortalità, la farà sua sposa. Dalla loro unione nascerà Voluttà.
La storia si dipana secondo lo schema previsto anche per le altre storie de “Le Metamorfosi”: prima un’avventura erotica, poi la curiositas che rompe l’incantesimo e fa perdere al protagonista la condizione beata, poi le peripezie e l’intervento salvifico della divinità. Simbolicamente, la favola di “Amore e Psiche” rappresenta il percorso dell’anima innamorata che, dopo aver commesso il peccato della tracotanza e aver svelato un segreto che non le spettava di sapere, incorre in umiliazioni e affanni di ogni genere, prima di ricongiungersi pacificamente a dio.
Fuori dalla metafora filosofica, rimane che scoprire le emozioni di miti risalenti a migliaia di anni fa significa imbattersi in sentimenti attuali e moderni: amori, passioni, sofferenza e bellezza si intrecciano nelle storie di ieri e di oggi, lasciandoci con una soluzione di continuità che travalica ogni epoca. Del resto, l’amore (è ciò che) move il sole e l’altre stelle (Dante Alighieri – XXXIII, 145). Luogo e tempo, dimensioni evanescenti rispetto al sentimento sempiterno, che accende la vita di vita ogni giorno.