Amore in un sussurro.

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In moto in due e senza casco, in quell'isola si poteva.
Il vento tra i capelli. Sfrecciare tra le vie e le case antiche e panorami mozzafiato.
Ma in quel momento non mi importava poi molto del paesaggio. Piangevo e le lacrime sul mio viso erano gelide a quella velocità.
Scappavo aggrappata ai fianchi di uno sconosciuto.
Da chi scappavo? Non lo sapevo. Volevo solo andarmene da lì.
Avrei solo voluto che quello sconosciuto a cui avevo chiesto di portarmi via, fosse stato accanto a me per sempre.
Ero in vacanza da due mesi in un'isola greca con le mie amiche. A casa avevo gli studi universitari, la mia famiglia, i miei amici e un ragazzo, Alex. Lui mi aveva promesso che avrebbe aspettato il mio ritorno per poter cominciare una storia seria assieme a me.
A casa avevo il mio futuro, pronto solo ad essere vissuto.
Ma non avevo tenuto conto di quanto avrebbe potuto cambiarmi una vacanza come quella.
Mi fu difficile resistere ad un turista un inglese di origini greche. Capelli neri, ricci e morbidi. Occhi chiari, verdi quasi azzurri. Un fisico bronzeo da modello semplicemente da mettere in mostra. Nicholas.
Ci eravamo conosciuti all'italiana, all'inglese e un po' alla greca. Avevamo conosciuto i nostri corpi in tutti i modi possibili. Avevamo esplorato anche l'isola in avventure indimenticabili.
Quando lo conobbi ad una festa, restai ammaliata dai suoi occhi.
Ballammo per un po', come due predatori che si studiavano vicenda, poi insieme alla mia migliore amica, Fly, ci condusse nel seminterrato della villa, attraverso delle scale buie, illuminate solo da piccoli faretti: mettevano paura. Tenevo stretta la mano della mia amica.
Entrammo in un seminterrato, illuminato solo da luci blu, in perfetto stile greco antico, pieno di decorazioni e richiami ellenistici.
-Questo è una sorta di tempio, vi dispiace togliervi le scarpe, please?
Eseguimmo in silenzio.
Subito dopo uscì da un'altra stanza un ragazzo, più basso di Nicholas, ma vestito esattamente allo stesso modo, solo con una camicia nera.
-Hello beautyful girls-, ci salutò. -I am Demetri.
Aveva un tono di voce calmo e profondo, metteva tranquillità.
Solo allora vidi che teneva in mano uno di quegli oggetti che si usano per fumare, un narghilè.
Ero affascinata dall'atmosfera che quei ragazzi avevano creato, sembravo ipnotizzata.
-Volete unirvi a noi?-, disse Nicholas indicando un cerchio di coperte e cuscini attorno ad un piccolo tavolino.
Fly quasi saltellò verso di loro, trascinando anche me. Non che non volessi restare lì, anzi, però il mio istinto mi diceva di non lasciarmi andare.
A turno, i due ragazzi inspirarono una boccata di fumo e lasciarono nell'aria nuvole di fumo blu al sapore di caramello.
-Tastes like caramel-, sussurrai annusando l'aria.
-Want to try?-, mi chiese Demetri avvicinandosi e sedendosi tra me e Fly, spingendomi più vicina a Nicholas.
-No, maybe later-, declinai.
-I want it!-, disse la mia amica mettendosi in ginocchio e afferrando il tubo. -But you have to teach me how to do-, lo provocò.
Demetri inspirò un po' di aria, poi un po' di fumo ed infine soffiò fuori lentamente facendolo finire direttamente sul viso di Fly.
Fece lo stesso anche lei, imitandolo e concludendo con un bacio appassionato ed estremamente sensuale.
Io e Nicholas restammo a guardarli trattenendo una risata, poi lui avvicinò a sé il narghilè e inalò. Mentre tratteneva dentro di sè la sostanza, sembrava essere in paradiso, su un altro mondo, ed era più bello che mai.
Mi ritrovai ad accarezzargli un braccio, dalla spalla fino alle dita. Lui se ne accorse, ma restò immobile a godersi quella sensazione fino a quando non tornai sulla spalla. Poi si voltò verso di me e mi fissò dritto negli occhi. -Perché non provi?
Esitai. -Non voglio perdere il controllo. I've got a boyfriend-, gli spiegai.
-Ah. È qui con te ora?-, mi domandò calmo.
-No, è in Italia.
-Allora perché sei venuta giù da noi?-, non era in tono accusatorio.
-Don't know..forse perché sto cercando qualche genere di avventura..
Era proprio così: volevo divertirmi e fare nuove esperienze. Ma Alex mi aspettava a casa e lasciarmi andare in quel momento avrebbe solo significato tradirlo.
-Sei davvero sicura che non vuoi perdere il controllo per una single night?
Non esistevano pensieri o parole che avrebbero potuto fermarmi in quel momento: accettai una boccata di fumo e finii in estasy: tutto iniziò ad annebbiarsi, vidi Fly e Demetri sorridere di quella mia reazione.
La mia migliore amica afferrò il mio viso e mi baciò dolcemente sulle labbra, come se volesse farmi capire ch era anche lei lì con me, poi Demetri la prese da dietro e muovendosi lentamente si infilò di nuovo tra di noi, accarezzando i nostri volti.
Sciolse i lacci del top di Fly, lasciandolo scivolare a terra, poi si girò verso di me e mi abbassò una spallina del vestito. Si bloccò di fronte a me e mi baciò. Io non reagii e lo lasciai fare: ascoltavo solo la sensazione di vuoto d'aria nella mia testa.
Sentii improvvisamente un paio di braccia prendermi da dietro, mi ero quasi dimenticata di Nicholas, rimasto a guardare la scena in disparte. Lasciai che mi sciogliesse i capelli e mi massaggiasse la testa, gli permisi di baciarmi la nuca.
Ogni sensazione era amplificata, ogni volta che mi sfiorava ero in paradiso.
Aprii gli occhi e vidi Fly mentre prendeva un'altra boccata di fumo. Demetri intanto si avvicinò a me. Mi leccò una guancia ed abbassò l'altra spallina del vestito. Nicholas da dietro lo sfilò fino ai finchi, lasciandomi in reggiseno. Il ragazzo di fronte a me mi baciò di nuovo e questa volta fu più facile ricambiare. Ma desideravo le labbra del ragazzo dietro di me, così mi voltai e lo fissai negli occhi, cercando quel verde-perdizione.
Non badai più alle mani di Demetri alle mie spalle che mi slacciavano il reggiseno, mi abbandonai totalmente alla bocca di Nicholas e alle sue calde carezze.
Mi fece sdraiare accando a Fly. Mentre i due ragazzi prendevano un'altra boccata di fumo, io e Fly ci guardammo.
-Non finirà bene questa cosa-, dissi ridendo.
-Rilassati, lascia a casa sua Alex. Sei qui con noi adesso-, rispose la mia amica avvicinandosi a Demetri e isolandosi con lui.
Nicholas venne da me e iniziammo a giocare e a esplorare. Ciò che accadde dopo, fu inevitabile.

Mi svegliai forse qualche ora dopo avvolta dalle stesse braccia forti che mi avevano sostenuta per tutto il tempo. Ero più lucida, quello che rimaneva del fumo era un mal di testa penetrante.
Restai ancora in quella posizione, accarezzando il bel torace bronzeo.
-Calimera-, mi salutò a bassa voce.
Alzai la testa per guardarlo negli occhi. Anche nella penombra erano ipnotizzanti.
-Ma da dove sei arrivato?-, chiesi più a me stessa che a lui.
-Sei ancora sotto l'effetto del fumo?-, mi domandò diverito.
Scossi la testa sorridendo. -Calimera anche a te-.
-Non ricordo quasi niente di questa notte-, infatti evocavo solo piccoli momenti di intenso piacere sconnessi tra di loro. -È successo davvero? Mi sembra un sogno, tutto irreale.
In tutta risposta mi baciò dolcemente sulle labbra: sapevano ancora da caramello.

-Hai il tuo amore a casa.- Mi disse una sera, mentre avevamo gli occhi incollati al cielo.
-No, il mio amore lo lascio qui, in quest'isola. A casa c'è solo la realtà che mi aspetta.
-Anche io sono reale.
-Sì, è vero, ma sei una realtà più complicata e troppo esposta ai giudizi della gente.
Come potevo abbandonare i miei progetti per seguire lui? Dove l'avrei seguito? In Inghilterra? O in Grecia? Sacrificare il mio futuro per seguire un amore.
-Vorresti vivere con me per sempre?-, gli chiesi una volta dopo aver fatto l'amore, in un momento di estrema felicità.
-Certo. Ti terrei sempre accanto a me.
Credetti a quelle false parole, promesse in quel momento così effimero che sarebbe volato via con un semplice soffio, o con un'onda un po' più forte.
Quell'onda non tardò ad arrivare. Un malore mi fece presagire il peggio, pochi giorni dopo ne ebbi la conferma. La nostra avventura si era spinta troppo in là ed aveva generato delle conseguenze: ero incinta.
Ecco perché scappavo, ecco perché piangevo.
Mi aggrappai a lui quando gli spiegai l'accaduto, chiedendogli scusa, sperando che mi perdonasse.
Lui era senza parole, non sapeva che fare.
-Portami via, ti prego!
Mi portò nel posto più bello di tutta l'isola, su di un promontorio, dal quale si poteva ammirare l'alba di un rosa quasi innaturale.
-Vuoi tenerlo?-, mi chiese restando seduto a terra, con le ginocchia al petto, come un bambino.
-Credo di sì. Non voglio abortire.
Non mi rispose e restammo lì a guardare l'orizzonte senza dirci altro.
-Vuoi tornare a casa?-, mi domandò alzandosi e avvicinandosi a me.
Mi alzai anche io, pronta a tornare dalle altre.
-No, intendo casa tua, in Italia.
Restai spiazzata da quella domanda. -Devo tornare a casa, che domande sono.
-Perché devi? Resta con me. Mi prenderò cura di te e supereremo tutto insieme.
Lo guardai dritto negli occhi mentre diceva quelle parole e scoppiai a piangere. Sapevo che non parlava sul serio e che stava dicendo solo quello che ci si aspettava dicesse.
-Dovrei abbandonare tutto e scappare con te?
-Non voglio perderti.
-Non è il momento di fare promesse, questo-, lo fermai prima che potesse rovinare tutto con un “per sempre mia”. -Devo tornare a casa per affrontare i miei genitori, perché la loro bambina si è comportata male e ora è incinta. Non seguirà la strada che hanno tracciato per lei, non sposerà l'uomo che hanno accettato come un figlio. Non avranno una figlia della quale vantarsi con gli amici, ma una sgualdrina che ha mandato a rotoli la sua vita per colpa di un'avventura estiva.
Dissi con rabbia tutto quello che mi avrebbe aspettato a casa.
-Quest'avventura è stata la cosa più bella che mi potesse mai accadere-, disse stringendomi a sé per consolarmi.
-Lo dici adesso. Ma sei pronto a raccogliere il fardello di un bambino, di crescerlo secondo i giusti valori? Siamo solo ragazzi-, lo accusai.
-Rimani qui con me, ce ne andremo alla fine dell'estate. Vivremo la vita di me e te a partire da adesso.
Nella sua vita non ci sarebbe stato posto per un figlio. O nella mia? Ero pronta IO per un passo così importante?
Lo guardai negli occhi perdendomi ancora una volta e desiderando di poterlo fare ogni volta ancora e ancora.
-Finiamo questi ultimi giorni di vacanza. Poi prenderemo una decisione sul nostro futuro.
Ero una codarda. Rimandare le decisioni non sarebbe servito a niente, ma mi concessi del tempo per abituarmi all'idea e riuscire a decidere a mente fredda, non inquinata dal caramello o dal sapore di sale.
Mi baciò dolcemente, mentre il sole si alzava nel cielo segnando un nuovo giorno.
Lo strinsi forte a me, consapevole dell'amore che provavo più di ogni altra volta. -I love you-, sussurrai talmente piano che pensai non mi avesse sentita.
-Ti amo-, rispose anche lui sottovoce.

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