La mia promessa sposa, la ragazza che amo e che dorme nel suo appartamento a pochi isolati dall’università, può essere certamente qui, ora. Posso vederla, sentire il suo respiro calmo, contare i piccoli movimenti involontari che compie nel sonno. Controllo le particelle che la compongono, ciascuna di loro. Come potrei sapere, senza osservarle, che si mantengano ancora nella configurazione di atomi, aggregati in molecole, cellule e tessuti secondo il peculiare e irripetibile insieme di materia di cui sono innamorato? Se il mio sguardo le può abbracciare tutte, ad ogni istante, sono certo che il mio solo desiderio di lei impedirebbe ad ogni elemento del suo corpo di assumere una condizione diversa: altrimenti, come poter escludere che un numero significativo di quei quark, elettroni e neutrini non decidano di aggregarsi in modo bizzarro, eludere l’attrazione nucleare che le incolla al loro posto? Come distinguerei la polvere informe che rimarrebbe su quelle lenzuola, se lei si disgregasse, da quella di altre miriadi di ammassi, organici o inorganici, che aleggiano in questa stanza o nell’intero universo? Lo so: me lo ripeto tutti giorni. Devo liberarmi di questi fantasmi prima che lei se ne accorga, prima che si renda conto della mia follia e scopra di essere in procinto di sposare un malato di mente! Ci provo, lo sa Dio; dico a me stesso che non è reale, che la mia idea è follia. Ciò che pavento tuttavia non è impossibile: la meccanica quantistica non lo esclude. Eppure so che si tratta di un’ipotesi così remota da non potersi distinguere, nemmeno con la mente, dall’impossibilità più assoluta. La sua probabilità è infinitesimale, insignificante, trascurabile in ogni contesto concepibile. Ma è proprio questo il problema dell’infinitamente piccolo: che è ancora maggiore di zero. ***È venuto anche stanotte! Dio, com’è romantico. Lo sento, che respira nel buio, sforzandosi di non fare rumore, pensando che non mi accorga di lui... Oh, è adorabile! Avevo pensato di alzarmi, magari fingendo di svegliarmi all’improvviso, e riempirlo di baci: ma ho troppa paura di ferirlo, di metterlo in imbarazzo...
Viene tutte le notti, da sei mesi. E non mi ha mai detto niente! Che uomo meraviglioso sto per sposare.
Questo post nasce da un gioco con +Michele Scarparo, che ha pubblicato un racconto analogo qui: http://michelescarparo.wordpress.com/2014/09/30/lultimo-guardiano/
Entrambi abbiamo scritto partendo da una riflessione relativa al determinismo e alla sua negazione portata dall'interpretazione classica della meccanica quantistica.
Einstein, a cui le cose indefinite non andavano a genio, non accettava affatto il concetto che lo stato di una particella o di un sistema potesse assumere contemporaneamente tutti i valori possibili, finché qualcuno non si prendesse la briga di misurarlo e "costringerlo" ad assumerne uno solo.
La frase "credi davvero che la luna non sia più lì, se non la stai guardando?" ha proprio questo significato.
Beh insomma abbiamo deciso di scriverci un post, entrambi... Non so cosa abbia combinato Michele, ma di una cosa sono sicuro: potrebbe aver scritto qualunque cosa, finché non lo sto guardando!