Analisi post-derby: e' la vittoria di ranieri. ma quanti errori allegri

Creato il 16 gennaio 2012 da Andrev91 @andrev91

L'esultanza di Zanetti e Cambiasso dopo la vittoria nel derby


Brutto, giocato sotto ritmo, con poche occasioni e aggressività ridotta: è l'identikit del derby di ieri sera. Anche per questo l’ha vinto l’Inter che è una squadra vecchia e aggrappata al suo orgoglio, messa in difficoltà da avversari che corrono di più ma ancora competitiva se il campo si accorcia e i ritmi restano lenti. La sintesi del derby che ferma la corsa del Milan e restituisce l’Inter alla lotta di vertice è nel numero insolitamente basso di falli commessi: meno di trenta mettendo insieme le due squadre. E’ vero che Orsato ha diretto all’inglese cercando di limitare al minimo i suoi interventi, però è stata una partita quasi svuotata dei tradizionali contenuti agonistici da derby e sicuramente se n’è giovata l’Inter.
Consapevole dei limiti della sua Inter, peraltro impietosamente messi a nudo già da Napoli, Juventus e Udinese, Ranieri ha impostato una partita il più possibile chiusa. Catenaccio? No. Scelta di accorciare il campo in meno di trenta metri per tenere Cambiasso, Thiago Motta e Zanetti vicini alla linea di difesa senza mai lasciare scoperti Samuel e Lucio. L’Inter ha agito quasi solo in contropiede e il Milan non è stato capace di aprire questa scatola anche per l’assenza di velocità e per la difficoltà di Ibrahimovic a trovare i soliti spazi tra le linee nella posizione da finto trequartista che predilige. Bloccato lui in mezzo a una gabbia metà del potenziale del Milan, è stato reso inoffensivo.

Milito supera Abate e batte a rete il diagonale della vittoria

Fino a giovedì il titolare scelto per affiancare Ibrahimovic era Robinho. Poi c’è stato il pomeriggio di follia sull’asse Milano-Parigi-Londra e dal tunnel di San Siro è sbucato Pato. Allegri ha detto di aver deciso negli ultimi allenamenti perché aveva visto bene il brasiliano. Il campo ha bocciato la sua scelta perché il Papero è stato impreciso al tiro, quando gli è capitata l’occasione, e in difficoltà tatticamente, stretto nella morsa dei centrali dell’Inter e incapace di dare sponda a Ibrahimovic. A questo deve essere aggiunta la scelta di schierare Emanuelson trequartista con spostamento di Boateng in mediana dove il ghanese perde molta della sua pericolosità. Il risultato è il seguente: una squadra che ha faticato a cambiare passo e si è adeguata ai ritmi da diesel degli avversari. Errore pagato caro dopo lo svantaggio. E’ bastato inserire l’imprevedibile El Shaarawy insieme a Robinho (e togliere Pato) per creare i presupposti per il pareggio nel finale.
La metamorfosi di Milito, che un mese fa era un giocatore dato per finito e oggi sembra rinato, ha dell’incredibile. Non sorprende invece la serata negativa di Ibrahimovic che nelle grandi sfide raramente lascia il segno. Nel derby gli era capitato un po’ più spesso che altrove, però il risultato cambia poco. La sua aggressività si è fermata ieri sera, perché in campo Lucio l’ha spesso anticipato e i raddoppi dei centrocampisti gli hanno tolto spazio e fiato. Insufficiente lui, bene Milito e non solo per il gol. E’ l’uomo che ha subito più falli tra i 26 visti in campo. Segno che ha lavorato anche per la squadra come ai vecchi tempi permettendo a tutti di salire anche nei momenti di apnea. Sicuri che serva Tevez?

Pato fischiato dai tifosi: periodo difficile per il Papero

E adesso? Milan è caduto in casa dopo 13 mesi e ha interrotto una striscia positiva che durava dalla sconfitta di Torino contro la Juventus. Se vince a Novara gira al termine del girone d’andata a quota 40 che è un risultato in perfetta media scudetto. Dunque nessun allarme anche perché i rossoneri hanno le gambe appesantite dal richiamo di preparazione invernale e la differenza con l’Inter ieri s’è vista. Però è suonato un campanello d’allarme perché al termine dell’andata i campioni d’Italia hanno confronti sfavorevoli con tutte le big: sconfitte contro Juventus, Napoli e Inter, pareggi casalinghi contro Udinese e Lazio. Ranieri ha recuperato da -15 a -6 in quaranta giorni e la cosa ha del miracoloso. Merito soprattutto della ritrovata compattezza difensiva. Cullare sogni tricolori, però, è azzardato. Anche vincendo contro la Lazio l’Inter al massimo girerà a quota 35. Per arrivare a quota-scudetto (almeno 82 punti) servirebbe un girone di ritorno da urlo da 2,5 punti di media a partita. Può farlo? Difficile, quasi impossibile. E urgono rinforzi a controcampo. Ieri c’era il solo Obi in panchina. Stankovic è logoro e di questo passo la stagione è troppo lunga per sperare.
Andrea Cardinale