Nel 2008, il giornalista Uri Blau su Hareetz pubblica alcune inchieste che mettono in luce procedure illegali messe in atto dall’esercito israeliano. Da una di queste emergeva che, per l’eliminazione “mirata” di alcuni militanti palestinesi, l’Idf aveva, consapevolmente, non rispettato un pronunciamento della Corte Suprema, datato 2006, il quale prevedeva il ricorso al targeting killing - l’eliminazione diretta di presunti terroristi – solo come estrema ratio, solo nel caso in cui costituissero un pericolo concreto e in cui tutte le altre misure per “neutralizzarli” si fossero rivelate inutili. Blau aveva dimostrato, “carte alla mano”, che dal generale Yair Naveh era partito l’ordine per uccidere tre membri della Jihad Islamica. Comunque, indipendentemente da fatto che costituissero o meno un reale pericolo per la sicurezza e allo stesso tempo mettendo a repentaglio la vita di civili innocenti.
La fonte di Blau era stata Anat Kamm. Tra il 2005 e il 2007, la ragazza aveva svolto il suo servizio militare obbligatorio. Per un periodo era stata impiegata nell’ufficio del generale Naveh, presso il Comando generale israeliano. E’ in questo modo che è venuta in possesso di oltre 2.000 documenti interni, alcuni dei quali altamente confidenziali. E su questi documenti si baseranno le inchieste di Blau.
Le accuse contenute negli articoli verranno smentite dall’allora procuratore generale di Israele, che, in sostanza, difese l’operato dell’esercito, affermando che quegli omicidi erano praticamente inevitabili. Dalle fonti on line non si riesce a capire se sia stata o meno avviata una richiesta interna. La Kamm invece dovrà scontare 4 anni e mezzo, oltre ai due già passati agli arresti domiciliari. Le è andata bene: se fosse stata processata per aver attentato alla sicurezza nazionale avrebbe potuto beccarsi un ergastolo. Invece è stata condannata per il furto e la diffusione di documenti coperti da segreto. “C’erano alcuni aspetti delle procedure messe in atto dall’esercito di Israele che pensavo fosse giusto portare all’attenzione dell’opinione pubblica” ha dichiarato, aggiungendo: “Pensavo che portare a conoscenza ciò avrebbe determinato un cambiamento… Mentre masterizzavo i cd pensavo che la storia perdona coloro che denunciano i crimini di guerra“.
Al di là delle motivazioni e delle intenzioni che l’hanno portata a fare quello che ha fatto, come Manning, la Kamm ha squarciato la segretezza che avvolge la “ragion di Stato”, sollevando dubbi, legittimi e necessari in un paese che si descive come la sola vera democrazia del Medio Oriente, su come operano le forze armate e sul rispetto dei diritti umani. Ho scelto la sua storia per celebrare, nel mio piccolo, il 10 dicembre, il giorno in cui si ricorda la firma della Dichirazione universale dei diritti umani. La sua storia, per parlare del diritto a informare e essere informati sancito dal’articolo 19:
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.