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Anatomia di un romanzo. Il punto di vista del bruco

Creato il 18 maggio 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

Il punto di vista del bruco (dello scrittore Gianpietro Scalia)

Un limite della nostra società moderna, secondo alcune fonti, è rappresentato dal fatto che spesso siamo tentati di comunicare agli altri quel che in realtà gli altri desidererebbero ascoltare.
Lo affermano numerosi personaggi di cultura, e anch’io molto spesso la penso allo stesso modo.
L’anno scorso, era l’inizio di settembre, ho iniziato a sviluppare un reale interesse nei riguardi del libro digitale.
In qualità di lettore appassionato sono stato sin dal primo istante affascinato, soprattutto per le potenzialità e la praticità offerte da questo nuovo metodo di lettura.
Per chi come me dedica molto tempo ai libri, è stato come se all’improvviso si fosse spalancata dinnanzi agli occhi una voragine di opportunità; tra tutte mi limito a sottolineare la possibilità di acquistare un romanzo e averlo a disposizione dopo pochi secondi, senza dovere attendere una spedizione per settimane o senza dovere attendere che il libraio di fiducia, armato di buona volontà, fosse riuscito nell’intento di scovarlo. Ovviamente affermando ció mi riferisco a quel genere di pubblicazioni che non si trovano impilate a centinaia dietro le vetrine delle librerie o tra gli scaffali dei supermercati.
Insomma, per farla breve, ero talmente entusiasta della lettura digitale che avrei voluto condividere la mia esperienza, ma probabilmente a settembre del 2011 i tempi non erano ancora maturi: in fondo siamo un paese che purtroppo o per fortuna guarda sempre con un piccolo ritardo e con un pizzico di scetticismo verso la conquista innovativa.
Apro a questo punto una brevissima parentesi per dire che di tanto in tanto ricevo degli inviti, in qualità di scrittore, che solitamente rifiuto garbatamente, perchè penso che uno scrittore debba scrivere (in fondo lo dice la stessa parola: scrittore) e non parlare. Comunque, tornando al discorso principale, mi è accaduto proprio in quel periodo di accettare un invito e proporre con molto entusiasmo la possibilità di intavolare una discussione intorno al libro elettronico.
No, grazie!, è stata la risposta poco entusiastica che ho ricevuto.
Ho accettato il rifiuto serenamente e francamente non ci sono rimasto male; ho semplicemente rafforzato la mia ipotesi, secondo la quale i tempi erano prematuri.
Adesso, a distanza di pochi mesi, tutti parlano di libri elettronici e a me fa molto piacere, perchè è pur vero che si leggono a riguardo tante assurdità, ma è altrettanto vero che di tanto in tanto si colgono in alcuni articoli argomentazioni molto argute e stimolanti.
La tematica mi interessa oggi come allora, e a tal proposito leggo tutto ció che mi capita sotto gli occhi con molta avidità, per quanto sia convinto che parlare pro o contro il libro elettronico, come accade il più delle volte, sminuisca il valore della discussione.
Un fatto sicuro a riguardo, e questo ci viene insegnato dall’esperienza, è che a prescindere dalle convinzioni personali il progresso non si può fermare, anche se per fortuna si può tentare di indirizzarlo verso obiettivi più consoni al nostro vivere civile.
Il romanzo e la carta stampata non sono in realtà un connubio perfetto e imprescindibile, come verrebbe da pensare, ma hanno rappresentato più semplicemente la coincidenza storica di un modo e di un mezzo idonei per diffondere cultura. Senza ombra di dubbio in un certo periodo della storia e con le conoscenze in possesso dell’uomo in quel momento, hanno rappresentato la sintesi perfetta per la fruizione di un servizio, cosi come i dischi al vinile hanno rappresentato il miglior metodo di diffusione della musica fino agli anni novanta.
L’odore della carta è affascinante, nessuno dovrebbe negarlo o chi lo nega non apporta nulla di buono alla discussione. Ma se ci ostinassimo a mantenere la discussione su questi binari, allora ci dovrebbe essere concesso anche poter dire che certamente c’è stato un tempo, prima che la carta cominciasse a diffondersi, durante il quale qualcuno si trovò a rimpiangere l’odore delle tavolette d’argilla e non comprendeva per quale ragione si dovesse cambiare modo di scrivere.
Il progresso spesso corre più velocemente di quanto riescano a modificarsi i nostri circuiti mentali. Probabilmente tra un paio di generazioni sarà naturale ciò che per noi oggi è motivo di discussione, e non sarà facile spiegare alle future generazioni le ragioni per le quali oggi ci si schieri tra i favorevoli o i contrari.
Io penso che le opportunità andrebbero sempre colte e non mi verebbe mai il desiderio di affermare che il libro digitale è una moda, o un costume, o addirittura un mezzo che potrebbe condurre lentamente verso lo sfinimento di molte case editrici.
Una moda, così come un costume o un mezzo per sfinire le case editrici sono purtroppo molto spesso i contenuti del libro, ma questo è un argomento delicato e fondamentale, e per questo scomodo da toccare.
Il romanzo, quello veramente degno di questo nome, è pura magia.
Lo era prima che venisse inventato il libro, quando la sua diffusione avveniva oralmente, e lo sarà quando il progresso arriverà a costruire un chip che ci verrà trasmesso sottopelle e ci condurrà a vivere la storia dentro la quale avremo il desiderio di immegerci.
Ritengo per questo che possa essere un grande errore affrontare la questione concentrandosi sul mezzo, perchè così facendo finiremmo per condividere il punto di vista del bruco, il quale, se ipotizzassimo per un momento che possedesse la facoltà di ragionare come un essere umano, potremmo allora immaginarlo quando gli dovesse accadere di incontrare una farfalla.
Probabilmente la osserverà e la giudicherà molto obiettivamente per quel che è, ma il giudizio che esprimerà sarà certamente conseguenza del suo punto di vista. Potrà per questo vederla bella, oppure potrà apprezzarne l’eleganza del volo; potrà d’altra parte disprezzarla, trovando ridicole le sue enormi ali o criticarla per l’esile forma del suo corpo. Potrà pensare mille cose in positivo e altre mille in negativo, e ognuna di queste mille considerazioni potrà essere argomentata con sofisticate dissertazioni. Quel che probabilmente sfuggirà sempre alla sua analisi alla fin fine rappresenta l’unico aspetto veramente importante sul quale avrebbe dovuto concentrare la propria attenzione, perchè il nocciolo dell’intera questione sarà sempre lo stesso: il bruco in realtà è farfalla, così come la farfalla è bruco.
Ritengo quindi possa essere utile per tutti, e non solo quando si discute di editoria digitale, guardare oltre la banale concezione del libro, e non lasciarsi influenzare da coloro che per distrazione o per interesse finiscono per condividere, e di conseguenza vorrebbero coinvolgerci, in quello che molto banalmente si potrebbe considerare il punto di vista del bruco.
Solo una piccolissima disgressione prima di terminare.
Grazie a chi ha letto il precedente articolo e grazie a Patrizia che ha dato a queste mie elucubrazioni una bellissima veste grafica. Talmente bella che quel che scrivo sembra addirittura più interessante di quanto lo sia realmente, e che questa mia confessione non faccia venir voglia di pensare che io sono il bruco e Patrizia la farfalla.


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