I fumetti, forse, sono uno degli ambiti in cui meno ci si aspetta di incontrare la morte, abituati come siamo a pensarli come fonte di divertimento, di svago, quindi di vita. D’altronde essendo la maggior parte di noi rimasta alle letture fumettare dell’infanzia – Topolino o al massimo Asterix –, è difficile immaginare che la Morte faccia il suo ingresso a Topolinia o a Paperopoli, o che l’allegra banda gallica si rechi a un funerale.
In queste storie, e in ampia parte del fumetto destinato all’infanzia, in effetti se la morte c’è non avviene mai in diretta, ma è lasciata all’interpretazione del lettore, spesso giovane, che potrà vederci quello che preferisce. Nel fumetto disneyano in particolare, pare sia totalmente assente, anche solo come rimando.
In realtà non è proprio così, anche se per trovare esempi in cui qualche personaggio muore – di solito un personaggio secondario – bisogna andare parecchio indietro nel tempo, alle storie anni ’30 e ’40 dei grandi Floyd Gottfredson e Carl Barks. Il canone Disney non si era ancora imposto, con le linee guida a cui gli autori devono attenersi e l’indicazione di trattare in chiave comica e mai realistica temi come violenza e morte, abbondando in polveroni e onomatopee e bandendo nella maniera più assoluta il sangue e le mutilazioni. Qualcuno dirà: peccato. Ma bisogna comunque ricordarsi a quale pubblico ci si rivolge: a traumatizzare i bambini ci pensi qualcun altro, insomma, questa la scelta operata.
Ogni regola che si rispetti però ha le sue eccezioni, e nelle storie disneyane questa la dobbiamo all’autore che ha proseguito l’opera di Barks, l’altrettanto grande Don Rosa, che nel suo ciclo di storie iniziato nel 1991 dedicato alle origini di Zio Paperone, The Life and Times of $crooge McDuck (in italiano La Saga di Paperon de’ Paperoni), porta la morte nel mondo dei paperi per quella che realmente è, la fine dell’esistenza.
Seppure messa in scena in maniera delicata, quello che si legge nel nono capitolo della saga, Il miliardario di Colle Fosco, non lascia spazio a dubbi interpretativi, e a morire sono addirittura i genitori del nostro simpatico taccagno. In questa storia, dopo aver fatto fortuna come cercatore d’oro nel Klondike, Parerone torna al castello di famiglia in Scozia, suo paese d’origine, dove ad attenderlo ci sono le due sorelle, il padre Fergus McDuck e… la tomba della madre, Piumina O’Drake, nel frattempo deceduta!
La scena rappresenta il giovane Paperone non ancora Zio in un cimitero, in raccoglimento di fronte a una lapide, e stacca nettamente dal resto della storia, portando un velo di tristezza a una narrazione come al solito allegra. È un episodio in cui un evento che a molti può sembrare traumatico e fuori luogo, è trattato con una naturalezza ormai desueta, e sembra dire ai giovani lettori: «Vedete? Si muore. È normale».
Come non bastasse Don Rosa rincara la dose e nel finale della storia inserisce una scena che lascia poco spazio ai dubbi. Le cose vanno così: Paperone decide di ripartire verso nuove possibilità di arricchimento per fondare Paperopoli e con lui vanno le due sorelle, mentre il padre decide di rimanere al castello in quanto si ritiene troppo vecchio per nuove avventure. I saluti sono stati già fatti la sera prima, e quello che agita la mano dalla finestra verso i figli in partenza è – lo scopriamo andando avanti nella lettura – il fantasma di Fergus, morto durante la notte: lo vediamo in compagnia del fantasma della moglie e dello spettro di un antenato che infestava il castello, che lo accompagnano “aldilà”, attraverso un muro, mentre in primo piano il lettore può notare la salma dell’anziano padre stesa sul proprio letto.
Descritta così, la scena sembra avere i toni da film dell’orrore, ma siamo pur sempre in un fumetto Disney, per cui il tratto delicato e il tono leggero riescono a togliere ogni drammaticità all’evento, riuscendo a dare la giusta visione di normalità all’avvenimento.
È un’eccezione questa, che solo un maestro riconosciuto poteva permettersi di inserire in un contesto canonizzato all’estremo, ma d’altronde stiamo parlando di un autore che nella timeline del ricchissimo Zio Paperone ne ha ipotizzato persino la morte, avvenuta nel 1967 alla veneranda età di 100 anni. Di questa dipartita esiste solo una vignetta, pubblicata nel 1991 da un giornale tedesco in occasione di un concorso intitolato “Ehi Paperina! Cos’è successo a Paperone?”, a cui parteciparono diversi autori Disney.
La morte di Zio Paperone resta un finale ufficioso. Pur avendo dichiarato che se dovesse disegnare la storia della morte di Zio Paperone immaginerebbe di farlo perire in una qualche eroica avventura dove il corpo non verrebbe mai ritrovato, Don Rosa questa storia non l’ha mai realizzata, e mai, credo, sarà autorizzato a farlo.
Ma a me piace pensare che La Morte di Zio Paperone non sia solo una fantasia dell’autore, e che invece nel fondo di qualche cassetto questa storia esista davvero, e che se esiste prima o poi salterà fuori, magari in tempi più propizi. Sarebbe davvero una gran bella lettura.
di Ros Rouge
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