Della vecchia compagine di giornalisti dell'Unità (quando non era ancora diventato il tazebao di Renzi), solo Sergio Staino è "rientrato", ma è rientrato con delle vignette che da quando è tornata in edicola quella "cosa" abusivamente chiamata l'Unità, hanno bisogno del foglietto illustrativo che ne spieghi il significato.
Capita a quasi tutti gli ex-migliori. Prima di Staino, era successo a Vincino, Una volta era "Cuore" e le sue vignette si capivano senza leggere il manuale d'istruzioni. Poi, da quando è passato al berlusconiano "Il Foglietto", la complessità della convivenza fra la sua vecchia storia di sinistra e le esigenze dei nuovi padroni, ha reso le vignette di Vincino stantie, come certe barzellette che te le devono spiegare, e ti devono fare un segno per farti capire dove si ride.
Ieri, prima che Staino aprisse una sterile ed incomprensibile polemica nei confronti di Cuperlo, avevo preparato questa "composizione", destinata agli "off-topics" di domani. Le circostanze mi spingono ad utilizzarla "hic et nunc":
"Mi consenta", Staino... come direbbe uno dei suoi nuovi "referenti"... Prendersela coi dissidenti di sinistra (e cioè con ciò che resta della sinistra) dalle pagine del giornaletto di Renzi, è già una cosa squallida. Prendersela con Cuperlo, che fra i "vietcong" che osteggiano il Senato dei Nominati, è una delle persone più civili, educate, moderate, e farlo con un livore degno di miglior causa, mi dice che la sua "vincinizzazione" è un processo ormai compiuto.
Dall'attuale "Unirenzità" è sparita la sinistra, anche in tracce. Via Maria Novella Oppo e il suo "Fronte del Video", via vignettisti seri e coerenti come Maramotti, via editorialisti colti come Furio Colombo, ormai dovremmo accontentarci di Sergio Staino 2.0, e del Direttore D'Angelis (quello che ha dedicato una marchetta di oltre 5 pagine word a Maria Elena Tacco12 Boschi, ed alla sua trionfale giornata ad una c.d. "Festa dell'Unità": l'unità del renzismo.
Si rilassi, Staino. Noi che siamo rimasti di sinistra (e senza per questo essere definibili vietcong, palude, gufi ed altre carinerie del genere) se proprio saremo costretti a scegliere fra lei, Renzi, Verdini, Berlusconi, Alfano, e i "vecchi" d'Alema, Bersani, e i giovani servi come Fassina e Cuperlo, non avremo la minima esitazione. Non saliremo MAI su quel "treno per lecco", con terza fermata ad Arcore. Noi prenderemo il treno che viaggia in direzione opposta, in allontanamento da Arcore, chiunque sia a condurlo.
Questo resoconto della sua polemichetta unilaterale contro Cuperlo mette i brividi, perchè fa capire, meglio di un trattato di psichiatria, come il mammifero Homo Sapiens (?) possa essere pronto a tutte le nefandezze pur di difendere il suo territorio. Vecchio o nuovo che sia.
Mi stia bene. Tafanus
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Sergio Staino: "Non sono renziano, Gianni al guinzaglio di D'Alema"
Il vignettista: "La minoranza rischia di fare la fine di Ingroia. Non si rendono conto che Matteo è il frutto dei loro errori" (di Giuseppe Alberto Falci - Repubblica)
Sergio Staino, a destra: "Non mi sono venduto a Renzi e non sono un renziano".
Sergio Staino, perché questa lettera al suo "ex" amico Gianni?
"Nasce da una delusione profonda che ho avuto da lui e dalla sinistra dem. Io sono sempre amico di Gianni. Mi sono speso per lui in occasione dell'ultimo congresso del Pd. Ho sperato che attorno a lui si coagulasse un partito nuovo e di sinistra. Era la nostra unica speranza".
E adesso?
"Da come si comporta tutto lascia presagire che sia sempre al guinzaglio di Massimo D'Alema".
Ancora D'Alema?
"D'Alema e Bersani si sentono spodestati ingiustamente. Continuano a sentirsi due persone estromesse non dal gruppo dirigente ma da un marziano che si chiama Matteo Renzi".
Lo stesso premier che aveva proposto Gianni Cuperlo direttore de L'Unità.
"Ecco, Renzi mi mandò un sms che recitava così: "Voglio un direttore che non si schiacci sul governo". E Gianni cosa fa? Si consulta con D'Alema e Bersani, i quali gli sconsigliano di accettare. Un gesto di apertura quello di Renzi".
Staino, allora è vero: è diventato renziano?
"Renzi è il risultato della loro politica. Insomma, se il segretario è un danno, è stato provocato da questo gruppo dirigente".
A questo punto come dovrebbe comportarsi la minoranza del Pd?
"Sono due le strade: o diventano compagni del partito a tutti gli effetti, come fanno Matteo Orfini, Maurizio Martina e Andrea Orlando. O faranno la fine di Pippo Civati. Si pesino, però. Perché non contano nulla in Italia. Così otterranno percentuali pari a quelle di Antonio Ingroia e di Paolo Ferrero".
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