Da quando i riflettori della politica gli hanno messo gli occhi addosso il ministro alessandrino è sempre apparso in pubblico senza eccedere nell’abbigliamento, tanto da far sospettare che infondo i completi da esibire siano sempre gli stessi. Scarpe sempre stringate lucide con suola in cuoio e “pedalini” fini in tinta con giacca e pantaloni, mai spezzati.
L’unico tocco di fantasia in uno stile decisamente sobrio ed elegante sono le cravatte, quasi mai regimental. Preferisce di gran lunga le fantasie a pois o con losanghe ad effetto ottico, blu o azzurro. Ogni tanto osa col rosa, ma senza esagerare, neh?!. Il nodo è windsor piuttosto stretto, spesso leggermente allentato, ma nell’insieme si può dire che, per ora, non siamo riusciti a prenderlo in castagna, che so, con maglioncini fluorescenti o calze che “sparano”.
La camicia la preferisce bianca, con bottone al polsino, sebbene abbia “osato” (attenzione) con la tinta unita azzurrina. Taschino “tattico” sul cuore per infilare penne, foglietti e cellulare, anche se non è il massimo dell’eleganza. L’unica licenza che ogni tanto si permette è il botton-down, troppo sportivo, però, sia per l’età sia per il ruolo che ricopre.
Neppure quando era stato “individuato” a cena con il vescovo di Alessandria (ora cardinale), in un locale dietro alla Curia, si era lasciato liberato informalmente del “cappio” al collo. Mai neppure una camicia arrotolata.
Il soprabito cammello con cui ogni tanto si copre all’esterno non è il massimo, ma complessivamente il look è ok. Bravo ministro.