Anche il sudan vittima dell’assistenzialismo per ricchi

Creato il 29 marzo 2012 da Tnepd

Il caso del Sudan sta ricalcando un copione che a molti sembra di aver già visto. Il solito dittatore pazzo sta perpetrando il solito genocidio ai danni della propria popolazione; ed ecco che l’opinione pubblica progressista si mobilita sotto la guida di insospettabili alfieri dei diritti umani, come il giornale inglese “The Guardian” e l’attore George Clooney, fattosi arrestare davanti all’ambasciata sudanese il mattino dopo una cena col presidente Obama.
Prove? Ci viene detto che da qualche parte ci sono, e per crederci basta la parola “dittatore”. Nel frattempo il mandato di cattura della Corte Penale Internazionale contro il presidente Sudanese, Al-Bashir, è stato depennato dall’accusa di genocidio, anche se la Corte dichiara di avere prove su altri crimini di Al-Bashir, peraltro mai esibite.
Alla mobilitazione sul caso Sudan partecipa spontaneamente una vasta area di personale della “sinistra” ufficiale, perché è bello stare dalla parte della giustizia e del bene, tanto più che ce la si va a prendere con un avversario debole. Il copione vuole che in questa fase il governo statunitense se ne stia defilato, in una posizione apparentemente neutrale, anzi confusa ed imbarazzata, con l’aria di lasciarsi supplicare di intervenire affinché l’annunciato genocidio non si compia.
Strano che un copione del genere possa ripetersi nell’epoca di internet, nella quale non è più necessario passare giornate in emeroteca per reperire notizie. Gli Stati Uniti sono infatti da decenni in guerra aperta contro il Sudan, ed è agevole reperire informazioni a riguardo.
Nel 1996 l’amministrazione Clinton riuscì ad imporre al Consiglio di Sicurezza dell’ONU delle sanzioni contro il Sudan con il pretesto di un fantomatico attentato contro il presidente egiziano Mubarak, cioè alcuni colpi che sarebbero stati sparati contro la sua auto blindata durante un summit africano ad Addis Abeba. Il segretario di Stato USA di allora, Madeleine Albright, accusò il Sudan di essere un “nido di vipere del terrorismo”, cosa che giustificò anche la decisione unilaterale degli USA di un ulteriore inasprimento delle sanzioni contro il Sudan. [1]
Le colpe del governo sudanese di allora erano le stesse di quello di adesso. Il Sudan ha infatti troppo petrolio e non lo lascia gestire tutto alle multinazionali “giuste”, cioè quelle anglo-americane. Troppi contratti petroliferi vengono concessi dal governo sudanese a multinazionali come la cinese Petrochina e la malese Petronas. Il governo sudanese ha preferito le multinazionali petrolifere cinesi anche perché queste, in cambio del petrolio, garantiscono un consistente programma di creazione di infrastrutture: strade, ferrovie, ponti, canali, ecc. Sino a poco tempo fa le proiezioni della British Petroleum erano costrette a constatare che il Sudan si avviava a diventare un gigante petrolifero in campo africano. [2]
Ma la vivacità economica del Sudan non riguardava solo il settore petrolifero. Sino al 1998 il Sudan deteneva un’autosufficienza in campo farmaceutico, con una fabbrica che si poneva all’avanguardia in Africa, e che, oltre a coprire il fabbisogno interno, era in grado anche di esportare i propri prodotti in altri Paesi africani. Non c’è quindi da stupirsi che nell’agosto del 1998 Bill Clinton abbia deciso di bombardare quella fabbrica, provocando numerose vittime e congelando per oltre un decennio la prospettiva di un’autosufficienza farmaceutica del Sudan. In quella circostanza il pretesto ufficiale di Bill Clinton fu che lo stabilimento farmaceutico nascondesse una fabbrica di armi chimiche. Come si vede non è necessario volere l’energia atomica, come l’Iran, per essere accusati di voler distruggere Israele, basta un’industria farmaceutica. L’accusa di Bill Clinton non solo non fu mai provata, ma ricevette una smentita da un tribunale statunitense a cui si era rivolto il proprietario della fabbrica; ma per questo crimine il governo statunitense non subì mai alcuna censura. [3]
Infatti, secondo il conformismo vigente, i crimini dei ricchi vanno sempre considerati errori in buona fede, o, al massimo, “contraddizioni”. Il capitalismo è la principale forma di crimine organizzato, poiché ha in più l’arma delle pubbliche relazioni.
Del tutto casualmente furono le multinazionali farmaceutiche occidentali a giovarsi della liquidazione dell’industria farmaceutica sudanese. Qualcuno all’epoca accusò Clinton di aver bombardato il Sudan per far dimenticare i propri scandali sessuali; altri, più realisticamente, opinarono che Clinton avesse agito da lobbista delle multinazionali farmaceutiche. L’assistenzialismo per ricchi si fa anche con le bombe; anzi, soprattutto con le bombe.
Ma, oltre le bombe, c’è anche la guerra psicologica. L’assistenzialismo per ricchi si basa infatti sulla svalutazione dei poveri: mentre i ricchi sono merce pregiata da coccolare e vezzeggiare perché con la loro sola esistenza fanno bene all’intera società, i poveri hanno sempre e soltanto moventi di fanatismo e terrorismo. La vitalità economica del Sudan assume perciò i contorni di uno scandalo che è necessario prima occultare e poi cancellare definitivamente.
Lo scorso anno il Sudan ha già accettato la secessione del Sud del Paese. La separazione del Sudan tra nord e sud è stata studiata proprio per paralizzare le possibilità di sviluppo del paese finanziate dal petrolio. Infatti i maggiori giacimenti sono al sud o nella zona di frontiera, mentre le raffinerie e gli oleodotti sono al nord. Di recente il segretario di Stato Hillary Clinton ha rivendicato proprio agli USA la scelta di favorire questa secessione, accusando ovviamente Al-Bashir di voler aggredire il neonato Stato. [4]
Da notare che adesso i Clinton non sono più i semplici lobbisti degli anni ’90, dato che sotto l’amministrazione del mite Obama sono state condotte tre operazioni coloniali ad Haiti, in Libia e nel Sudan del Sud; tre Paesi che sono entrati nel carniere dei feudi personali del clan dei Clinton, che già controllava il Rwanda attraverso la Fondazione Clinton. Casualmente George Clooney è un testimonial della Clinton Foundation. [5]
Al-Bashir aveva accettato il compromesso sperando che gli Stati Uniti si accontentassero della secessione del sud del Paese, invece per la cosca criminale dei Clinton questa era solo il primo passo per arrivare ad una dissoluzione del Sudan. La separazione ha lasciato il contenzioso dei confini, dove sono concentrati molti giacimenti di petrolio, quindi per le provocazioni degli USA la strada è spalancata. [6]
Una bella campagna di bombardamenti USA e NATO favorirebbe infatti la frantumazione del Sudan attuale in tanti clan tribali in guerra tra loro; ciascun clan sotto la tutela di milizie armate dalle multinazionali, come in Libia o in Congo. Da quel momento anche morti e massacri cesserebbero di fare notizia e di suscitare indignazione nel Sacro Occidente.

[1] http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1996/04/27/Esteri/SUDAN-SANZIONI-DEL-CONSIGLIO-DI-SICUREZZA_143700.php
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.sudantribune.com/Sudan-Oil-Industry-in-BP-Figures,22437&ei=x5pwT7aKDYGg4gSp-ozAAg&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCkQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dsudan%2Bbritish%2Bpetroleum%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns
[3] http://www.repubblica.it/online/fatti/kenya/rappre/rappre.html


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