L'invasione dei cartellini di vendesi e affittasi attaccati ai pali della luce, ai semafori e ai segnali stradali è un fenomeno relativamente vecchio, che però negli ultimi anni a Roma è letteralmente esploso. Negli ultimi anni l'invasione di pubblicità tarocca, fai-da-te, all'amatriciana, ha raggiunto dimensioni non più tollerabili. Ovunque sono comparse locandine di concerti, discoteche, vendesi e affitasi, avvolte sui pali di ogni genere o attaccate al muro. Questa forma di degrado urbano, che gli inglesi chiamano "flyposting" o "street spam", è diventata negli anni sempre più aggressiva e oggi è quasi impossibile trovare un palo in città che non sia incartato dalla pubblicità abusiva. Il problema dei manifesti sui pali esiste anche in altre nazioni dove però, a differenza che da noi, sono immediatamente rimossi dagli operatori ecologici e sanzionati con multe salatissime. In molte città d'Europa sono stati introdotti pali speciali ricoperti da una opportuna vernice granulosa, che impedisce "fisicamente" l'affissione abusiva. In tutto il mondo il flyposting è visto come un fenomeno da combattere. Perché i manifesti sui pali sono illegali, non pagano le tasse sulla pubblicità e soprattutto sono bruttissimi, creano inquinamento visivo e mettono in ombra il reale utilizzo di semafori e segnaletica. E se ci sono i manifesti sui pali, arriveranno anche gli adesivi e le tag sui segnali stradali, insomma degrado porta degrado, lo diciamo sempre. E' la ben nota Teoria della finestra rotta. Vi invitiamo a staccare sempre gli avvisi di vendesi e le locandine dai pali, come facciamo noi nelle nostre passeggiate antidegrado. E come fanno anche in altre città del mondo. Guardate qui cosa combinano in America i Citizens Against Ugly Street Spam (CAUSS), anche loro impegnati contro le affissioni sui pali, negli Stati Uniti e in Canada. Guardate qui come sono organizzati bene.
L'invasione dei cartellini di vendesi e affittasi attaccati ai pali della luce, ai semafori e ai segnali stradali è un fenomeno relativamente vecchio, che però negli ultimi anni a Roma è letteralmente esploso. Negli ultimi anni l'invasione di pubblicità tarocca, fai-da-te, all'amatriciana, ha raggiunto dimensioni non più tollerabili. Ovunque sono comparse locandine di concerti, discoteche, vendesi e affitasi, avvolte sui pali di ogni genere o attaccate al muro. Questa forma di degrado urbano, che gli inglesi chiamano "flyposting" o "street spam", è diventata negli anni sempre più aggressiva e oggi è quasi impossibile trovare un palo in città che non sia incartato dalla pubblicità abusiva. Il problema dei manifesti sui pali esiste anche in altre nazioni dove però, a differenza che da noi, sono immediatamente rimossi dagli operatori ecologici e sanzionati con multe salatissime. In molte città d'Europa sono stati introdotti pali speciali ricoperti da una opportuna vernice granulosa, che impedisce "fisicamente" l'affissione abusiva. In tutto il mondo il flyposting è visto come un fenomeno da combattere. Perché i manifesti sui pali sono illegali, non pagano le tasse sulla pubblicità e soprattutto sono bruttissimi, creano inquinamento visivo e mettono in ombra il reale utilizzo di semafori e segnaletica. E se ci sono i manifesti sui pali, arriveranno anche gli adesivi e le tag sui segnali stradali, insomma degrado porta degrado, lo diciamo sempre. E' la ben nota Teoria della finestra rotta. Vi invitiamo a staccare sempre gli avvisi di vendesi e le locandine dai pali, come facciamo noi nelle nostre passeggiate antidegrado. E come fanno anche in altre città del mondo. Guardate qui cosa combinano in America i Citizens Against Ugly Street Spam (CAUSS), anche loro impegnati contro le affissioni sui pali, negli Stati Uniti e in Canada. Guardate qui come sono organizzati bene.
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