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Anche l’Unione Europea in campo per i nostri marinai in mano ai pirati

Creato il 05 settembre 2011 da Maremagazine
Pubblichiamo la lettera di una moglie e madre di marittimi, scrittrice e insegnante:
“Io proprio non capisco, questa dei marittimi è una condizione di emergenza che richiederebbe misure strategiche di intervento solerte non idee su cui riflettere a lungo termine di fronte a uomini che hanno la morte sul collo e che vivono nell’indigenza  e nella paura, rimandando incontri e decisioni. Non dimentichiamo che ci sono ben 45 navi e 700 uomini di equipaggio da ogni parte del mondo nelle mani dei pirati . Mi risulta che la nave è un pezzo del territorio italiano o del paese di bandiera. Siamo stati attaccati , e di quanto tempo necessitiamo per difendere ciò che è nostro, persone e cose, ma soprattutto uomini che con il loro coraggio , il loro impegno vivono il mare ogni giorno non senza difficoltà. Bisognerebbe sbrigarsi per non farli sentire “apolidi” e abbandonati oltre all’abbandono interiore di cui già soffrono. Io suggerirei un contingente militare stabile in quella zona onde prevenire ogni  mossa ed eventuali attacchi di questi delinquenti.  Un po’ come si fa con l’esercito inviato nei posti di guerra per proteggere i civili.
Questa mia non vuole essere una critica, ma solo un modo accorato di richiamare l’attenzione su quanto sta accadendo.”

Anna Bartiromo
Anche il Parlamento Europeo scende in campo per i marittimi delle navi «Savina Caylyn» e «Rosalia D’Amato», sequestrati da mesi dai pirati somali e ormai allo stremo delle forze. E riaccende così, in sede Ue, i riflettori sulla piaga pirateria con la mobilitazione di 53 europarlamentari italiani, coinvolti per iniziativa del vicepresidente vicario del Parlamento Europeo, Gianni Pittella, d’intesa con la seconda vicepresidente italiana Roberta Angelilli. «Chiediamo – spiega Pittella – che il Parlamento Europeo spenda la sua autorevolezza e il suo potere per portare finalmente luce su questa vicenda così oscura e drammatica, in cui sono in gioco le vite di decine di persone: tra le quali, 11 marittimi italiani in ostaggio da sette e cinque mesi in condizioni disumane, che mettono a repentaglio la loro incolumità fisica e psicologica. Un doppio caso tragico, da risolvere nel più breve tempo possibile, anche per la durata anomala del sequestro delle due navi della compagnia dei Fratelli D'Amato, per il quale si è perciò attivato in sede Ue un vasto schieramento di forze politiche». In una lettera-appello, i 53 europarlamentari sollecitano così con urgenza l'Alta Rappresentante per la Politica Estera dell'Unione, la baronessa inglese Catherine Ashton, chiedendole «di attivarsi al massimo, in coordinamento con il governo italiano e gli altri governi interessati, per acquisire informazioni e favorire ogni iniziativa risolutiva per il rilascio tempestivo degli ostaggi ancora in mano ai pirati rapiti nelle acque dell'Africa orientale e meridionale e dell'Oceano indiano». Secondo gli ultimi dati comunicati dalla flotta navale che opera nell'ambito della missione Ue al largo del Corno d'Africa, del Golfo di Aden e nell'Oceano Indiano, aggiunge la lettera, sarebbero 17 le navi attualmente sequestrate da pirati, con circa 375 membri dell'equipaggio presi in ostaggio: «Si tratta di un'emergenza che cresce in maniera allarmante». Intanto, proseguono le iniziative di solidarietà e protesta dei familiari: il 6 settembre Aniello Lubrano Lavadera, parente di Giuseppe, interverrà sul palco dello sciopero generale della Cgil. Ed è l'Italia intera, da nord a sud, a mobilitarsi per la liberazione dell'equipaggio della Savina Caylyn (17 indiani e 5 italiani: il comandante Giuseppe Lubrano Lavadera, procidano come il terzo ufficiale Crescenzo Guardascione; il giovane allievo di coperta Gianmaria Cesaro, di Piano di Sorrento; il direttore di macchina Antonio Verrecchia e il secondo ufficiale Eugenio Bon, di Trieste) e della Rosalia D'Amato (16 filippini e 6 italiani, tra i quali due siciliani e 4 campani). In prima fila, le città d'origine dei membri dell'equipaggio: Piano di Sorrento, dove lunedì alle ore 20 è prevista una fiaccolata con la partecipazione dei sindaci della Costiera, dei rettori delle parrocchie e del vescovo della diocesi di Sorrento-Castellammare, monsignor Felice Cece; Trieste, con una fiaccolata mercoledì 14; Gaeta e soprattutto Procida, l'Isola che sta pagando il maggior tributo umano a questa dolorosa vicenda e che con il comitato «Liberi Subito» ha promosso per mercoledì 7 settembre a Roma, in piazza Montecitorio, una manifestazione. Centinaia le adesioni da tutta Italia (da Greenpeace ai sindacati Filt, Cgil, Fit, Cisl e Uiltrasporti Campania), tra cui l'Apostolato del Mare, che delegherà 20 seminaristi con un furgone a forma di nave.
 

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