Anche la Borsa ha un cuore

Da Robertopesce

Attingendo direttamente dal libro recensito in questo blog da Roberto Pesce: “Analisi tecnica dei mercati finanziari” di John J. Murphy, si può definire l’Analisi Tecnica come lo studio del movimento del mercato tramite l’uso sistematico di grafici, con la finalità di prevedere le tendenze future dei prezzi degli strumenti finanziari che compongono il mercato stesso.

L’analisi tecnica si basa su tre concetti cardine:

  1. Il mercato sconta tutto;
  2. I prezzi si muovono all’interno di un trend;
  3. La storia si ripete.

In questo articolo mi voglio soffermare sul terzo elemento elencato: “La ciclicità della storia, rinviando a successivi appuntamenti sul blog gli altri due aspetti.

I motivi che stanno alla base di grandi bolle speculative o a periodi di forte recessione che si sono succeduti nel tempo, fondamentalmente ed in modo molto semplificato, nascono da forti eccessi“La mania dei Tulipani” – cui tratta l’articolo dello scorso 21 ottobre scorso – ne è un valido esempio.

Tali “esagerazioni o picchi”, nella maggior parte delle volte, non hanno le medesime forme e, se anche le avessero, avrebbero ordini di grandezza, aree geografiche e mercati di riferimento assolutamente diversi tra loro.

Per queste ragioni si è indotti erroneamente a pensare che: “Questa crisi è diversa dalle altre…” oppure che “Questo mercato stavolta è inarrestabile…” fino ad accorgersi che se una persona cambia vestito, non diventa un’altra persona!

Ma allora qual è il fattore misterioso che tende a far ripetere gli eventi anche in economia?

La risposta è molto semplice: la psicologia umana.

Sebbene i grafici degli strumenti finanziari siano composti da un insieme di dati numerici, essi riflettono la psicologia umana e le emozioni a lei associate: avidità, frustrazione, paura, euforia, etc.

Ma perché, se tutti indistintamente proviamo queste sensazioni, il mercato non si muove lateralmente, ovvero senza un marcato trend rialzista o ribassista?

Per svariate ragioni tecniche ed emotive.

Le prime possono essere: la diversità di posizioni di partenza degli investitori rispetto al mercato (se un soggetto compra un altro vende), la differenza di posizioni rispetto al time frame utilizzato (un trader può essere long in core e contemporaneamente un altro, short in swing), il momento/fase in cui si entra sul mercato - solitamente un “mio caro amico” compra sui massimi e vende ai minimi – e tanti altri tecnicismi più complessi .

Ma, a mio avviso, le spinte emotive sono ancora più interessanti, perché la sensibilità di ogni individuo ha “sfumature” e “confini” assolutamente diversi.

Facciamo un esempio.

Ipotizziamo due persone – Astianatte e Zaccaria - entrambi “allineati” rispetto ai parametri tecnici (sopra menzionati) in un’operazione di trading: Core trading / Long / 10.000 $ importo operazione.

Il titolo “entra”, Astianatte non stacca gli occhi dal monitor e ad ogni movimento al rialzo o al ribasso si sente tentato di chiudere la posizione per incamerare immediatamente il guadagno o perché “non resiste” ad una piccola perdita, e magari nella confusione totale, liquida la sua posizione nel momento meno opportuno… poiché un attimo dopo il titolo riparte di slancio.

Zaccaria invece, dopo aver inserito l’ordine, se ne disinteressa completamente convinto che il titolo salirà “perché se lo sente” e solo dopo alcune settimane verifica che il titolo in portafoglio, è sotto di 20 punti percentuali rispetto al suo prezzo di entrata per un risultato emotivo e contabile scontato per entrambi!

I due, oltre ad aver commesso dei gravi errori tecnici, hanno sbagliato sia per un vuoto didattico sia, soprattutto, per aver dato seguito ad un’emozione per loro incontrollabile.

Ricordo bene il mio primo trade terminato in forte guadagno, mi sentivo “euforico” al consistente risultato che stavo realizzando e ho subito stretto lo stop per chiudere, a prescindere dal fatto che l’ordine immesso potesse avere un riscontro grafico. Successivamente ho battezzato questa situazione con la frase: “Paura delle vertigini!”

Fortunatamente ci sono due validi aiutanti che ci vengono in soccorso:

  1. Disciplina alla didattica
  2. Memoria della propria operatività

1) Il know-how che si apprende dallo studio dell’analisi tecnica è importante poiché è il frutto di numerosi anni di studi, osservazioni, classificazioni, evalutazioni matematiche e risultati che hanno confermato la ripetizione tecnica degli eventi.

Come tutte le discipline, anche l’analisi tecnica è in continuo studio ed evoluzione, ma a tutt’oggi le basi rimangono solidamente quelle di ieri; si pensi, ad esempio alla “Teoria di Dow” che, dopo un secolo di storia, continua ad essere un valido punto di riferimento, ad ulteriore conferma della bontà della tesi dei cicli economici!  Certo, sempre a meno che non si pensi che Mr. Dow fosse un novello Nostradamus.

2) Gli errori e i successi sono ottimi insegnanti… soprattutto i primi!

Imparare dagli sbagli per non ripeterli – seguendo il proverbio del fiammifero: “Mi freghi una volta soltanto!” e dai trionfi, per capirne i punti di forza. Cioè guardare il nostro passato per migliorare il nostro futuro … insomma si torna sempre allo stesso concetto di cui sopra!

Dopo un certo periodo di tempo (3/6 mesi, 1 anno  dipende dall’operatività) a prescindere dai risultati, riguardare il proprio trading chiedendosi: “Lo rifarei oggi? Perchè sì? Perché no?” in questo modo ci si rende conto se sono stati fatti passi in avanti, ed in caso negativo riprendere a studiare!

Per tutte le ragioni esposte nell’articolo, ritengo che per diventare un trader di successo, oltre ad aver una buona formazione, tanta volontà ed impegno, si debba valutare con attenzione il proprio aspetto emotivo, più difficile da gestire ma col tempo assai remunerativo.

Enrico Vigo


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