Anche le macchine hanno un cuore?

Da Enricobo2
Con l'avanzare dell'età, dovrebbe essere un comune sentire, l'aumento del distacco dalle cose. Sembrerebbe più naturale porre sempre maggiore attenzione alle sensazioni, al mutare dei sentimenti, all'arricchimento del cuore e della mente. Poi capita che ti telefoni il fotoriparatore a cui hai affidato la macchina fotografica che per scimunita goffaggine hai trascinato a bagno assieme alla tua orgogliosa sicumera, dandoti la ferale notizia che l'ammalata che pareva non così grave, è invece passata definitivamente a miglior vita e precipiti nello sconforto più totale. Direte, per forza, il tormento viene dal fatto che se vuoi continuare a fare inutili scatti con cui vellicare il tuo amor proprio di creativo, dovrai mettere mano al portafoglio e invece no, non si tratta solo di questo. E' un dispiacere più profondo e difficilmente spiegabile. Naturalmente mi sono subito precipitato al capezzale della supposta moribonda su cui le acque apparentemente limpide ed azzurre del Nam Ou, in realtà rese pesantemente ambrate e niente affatto trasparenti da sospensioni fangose di varia provenienza, la dura realtà essendo sempre assai lontana dai voli pindarici della fantasia, avevano operato la loro proditoria ed infingarda azione divoratrice e come si sa, l'elettronica è così sensibile, specialmente all'umidità, figuriamoci all'acqua, quasi come una pallida signorina inglese dai polmoni deboli, in cura sulla Cote d'Azur. 
Quando sono arrivato, cercando di trattenere un respiro affannato ed ansioso, l'uomo in camice bianco, con un accenno di sorriso sconsolato di routine, mi ha subito messo davanti alla realtà per dura che fosse, con la durezza del medico abituato a trattare coi parenti del malato terminale. Era là, non già in un candido lettuccio di ospedale, ma sul duro e freddo bancone dell'obitorio. Aperta completamente, come si confà dopo ogni autopsia, il dorso riverso da un lato, le schede staccate con i contatti beanti e arricciati, rivolti all'aria in un disperato tentativo di connessione, i circuiti ormai spenti, la bocca priva di obiettivo, spalancata in un verso doloroso. Mi ha reso edotto, certo, di tutti i tentativi di salvataggio in extremis, di come tutti si erano prodigati a pulire, nettare, ricoprire ogni polo di una sottile patita antiossidante per tentare di richiamare in vita quella che solo in apparenza pareva addormentata in un sonno profondo. Il coma era ormai irreversibile, neppure la sostituzione di qualche parte vitale sarebbe stata sufficiente, bisognava rassegnarsi. Certamente è stata una stretta al cuore, perché ancora ci speravo. Per l'obiettivo no, questo era stato subito dato per spacciato. Tutto tronfio ed eretto con la sua sicumera falliforme, si supponeva che fosse in effetti l'anello più debole della coppia, destinato a crollare alla prima prova difficile, così delicato e sensibile come tutti i maschi, tanto prepotente e gonfio di sé stesso, quanto debole e caduco alla prima difficoltà o spento e affannato dopo aver esaurito in un attimo tutta la sua finalità produttiva, ma lei no, così pronta a recepire e comprendere le immagini che la circondavano. 
Così abile nell'elaborarle e far nascere dentro di sé quel miracolo di informazioni che davano vita a linee, colori, emozioni. Apparentemente fragile era in realtà dura e resistente anche ai colpi ed alle avversità che la vita le aveva proposto, non per niente aveva il corpo di titanio. Invece è bastato l'umido soffio putrescente dell'Indocina, qualche piccola goccia di umore malsano e l'afflato vitale si è spento, la scintilla elettronica si è fermata, il corpo immobile, lo schermo annerito. Mi sono staccato a fatica dal cadavere ormai freddo e necrotico, inutilmente consolato dal cerusico che con sguardo avido mi ha proposto subito soluzioni innovative e mirabolanti, oltre tutto assolutamente convenienti, stropicciandosi le mani adunche. Uomo senza cuore, impermeabile ai sentimenti e aduso solo a battere i tasti della calcolatrice per trasformare il dolore in cifre. Rimaneva solo da compiere l'ultimo gesto di amore, firmare per permettere il prelievo dei pochi organi ancora utilizzabili, utili forse a salvare qualche altra malata, meno grave e per questo non destinata allo spegnimento prematuro. Tra l'altro mi ha scalato 40 euro dal nuovo balocco, chiuso nella sua scatola dorata e lucida con cui mi sono allontanato nella notte come un ladro traditore, ansioso di metterne alla prova la passionalità. 
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