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Anche Liberazione verso la chiusura, cassa integrazione a zero ore per tutti i lavoratori

Da Kobayashi @K0bayashi

Solo poche ore fa l’assemblea dei soci della cooperativa editrice “Edizioni riformiste” ha approvato a maggioranza lo stato di liquidazione della società e della testata Il Riformista che oggi, venerdì 30 marzo, è uscito in edicola con l’ultimo numero del quotidiano, ma la giornata nera dell’editoria italiana non sembra finita.

L’esito della vertenza del quotidiano comunista Liberazione, infatti, non preannuncia nulla di buono: cassa integrazione a zero ore per tutti i lavoratori, misura che precederà la chiusura definitiva anche per l’organo di stampa ufficiale del Partito di Rifondazione Comunista dopo che già a gennaio era stata imposta la sospensione a tempo indeterminato di tutte le pubblicazioni per volere dell’editore, la società editoriale Mrc di cui Rifondazione Comunista è unico socio.

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A ufficializzarlo è stato un comunicato del comitato di redazione: “Rifondazione si è opposta in maniera miope a ogni tentativo di soluzione costruttiva, a ogni proposta di ulteriore sacrificio che non smantellasse il giornale e la redazione, infligge ai suoi lavoratori e lavoratrici una tragica sconfitta. Ci siamo battuti ostinatamente per due obiettivi: la salvezza del giornale e i nostri posti di lavoro. Invece andremo tutti e tutte in cassa integrazione a zero ore. Abbiamo firmato la richiesta per evitare ulteriori difficoltà a colleghi già provatissimi (il mancato accordo avrebbe implicato complicazioni e ritardi nell’erogazione dell’ammortizzatore sociale). A fatica abbiamo ottenuto, pare, il pagamento delle nostre spettanze ma non lo smaltimento delle ferie arretrate normalmente previsto prima dell’inizio della cassa. Abbiamo addirittura dovuto accettare la rateizzazione dei buoni pasto arretrati (un migliaio di euro a testa, parte integrante della nostra retribuzione)”.

Nessuna speranza nemmeno dal fondo per l’editoria 2012: secondo i giornalisti, infatti, il contributo maturato nel 2011 da Liberazione è stato interamente ceduto al Prc in cambio dei fondi anticipati al giornale attraverso la cessione di credito. “Il portato di una storia collettiva durata vent’anni dilapidato, una redazione dispersa, un bene comune spento per decisione di pochi”, ha commentato amaro il cdr. Per Rifondazione anche un’ultima domanda: “Il ricorso alle nostre professionalità avrà luogo anche per quanto riguarda altri prodotti editoriali variamente riconducibili al Prc oppure il progetto è proprio quello di spostare le necessità comunicative di Rifondazione su altri progetti, diversi da Liberazione, e senza l’incomodo di una redazione pensante che qualcuno ha definito ingovernabile?”.


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