Anche nel tpl occorre procedere ad una radicale spending review
Creato il 29 maggio 2012 da Ciro_pastore
La riduzione dei costi delle aziende non può basarsi solo sui tagli alle spese per il personale
ANCHE NEL TPL OCCORRE PROCEDERE AD UNA RADICALE SPENDING REVIEW
Decenni di sprechi ed incancrenite connivenze hanno costruito un perverso coacervo di interessi incrociati
Da anni si parla di spending review, cioè dell’analisi minuziosa di ogni capitolo di spesa, difficilissima operazione volta ad accertare e rimuovere gli sprechi di denaro pubblico. Molti, erroneamente, pensano che dovrebbe riguardare soltanto l'Amministrazione Centrale dello Stato. Invece, con tutta probabilità, il maggior spreco risiede negli enti locali (regioni, province e comuni) e, soprattutto, nella galassia di aziende pubbliche che gravita nella loro orbita. È dei giorni scorsi la notizia del buco miliardario delle sole partecipate del Comune di Napoli. Stessa storia anche per le altre innumerevoli aziende (piccole o grandi) di altri comuni della Campania. La stessa Regione promette una riduzione ed una razionalizzazione delle aziende di cui è proprietaria. Soprattutto nei trasporti la situazione è fallimentare ma ancora si indulge nei vecchi vizi del passato. I tempi in cui le “vacche obese” consentivano a tutti di mungere risorse economiche. Le aziende regionali e comunali sono state per decenni mucche di razza frisona (per restare nella metafora bovina) che hanno prodotto latte in gran quantità, a richiesta di qualsiasi abile mungitore.
Di fronte al disastro finanziario in atto, la ricetta è stata la più semplicistica: tagli di servizi e tentativo di riduzione dei costi del personale. Ma, a parte la difficoltà evidente a perseguire questa strategia, i fatti dimostrano che tagliare i servizi non risolve i problemi, anzi alla lunga li aggraverà.
Poco o nulla si è fatto (e si intende fare) sul fronte della riduzione della spesa per beni e servizi. Una contrazione di quel tipo di spesa si è avuta, infatti, solo perché esiste una difficoltà a reperire le somme necessarie a pagare i fornitori, non già in ragione di una radicale e strutturale rivisitazione della spesa stessa.
Il principio dovrebbe essere quello di identificare spese che non contribuiscono a raggiungere gli obiettivi che sono stati affidati alle singole aziende o che vengono raggiunti solo a fronte di spese molto più alte del normale prezzo di mercato. Alla ricerca di questo ambizioso obiettivo, perfino, la legge che istituisce la spending review richiede espressamente il contributo dei cittadini e degli esperti nell'identificare questi sprechi.
Anche nel aziende del TPL della Campania, mi pare possibile arrivare ad una seria e consistente lotta agli sprechi attraverso un sistema di segnalazioni e suggerimenti provenienti dal loro stesso interno. Premesso, però, che tagliare la spesa non è poi così semplice. Perché gran parte di essa se ne va in interessi sul debito accumulato e stipendi, capitoli sui quali è difficile intervenire. Per il debito pregresso, infatti, si spera in un’improbabile spalmatura su un arco temporale di 20/30 anni, che il Governo nazionale dovrebbe autorizzare. Ridurre il costo del personale teoricamente è possibile, ma richiede decisioni impopolari e, in fondo, non può produrre grossi risultati. Peraltro, i costi del personale sono in discesa da anni, per il combinato disposto del blocco sostanziale delle dinamiche salariali e per la forte contrazione della forza lavoro. Come si vede, alla fine non resta che la revisione della spesa per beni e servizi che costituiscono un buon 30% dei costi totali e su cui si possono fare considerevoli recuperi ed ottimizzazioni.
Obiettivo immediato della spending review nel TPL deve essere la totale eliminazione di tutte quelle voci di spesa che esternalizzano attività che possono essere svolte all’interno delle aziende, mediante un diverso e più efficiente utilizzo delle risorse umane a libro paga. Troppi negli anni i contratti di appalto per svolgere servizi non inerenti direttamente la produzione giustificati dalla logica, apparentemente sana, che il loro affidamento all’esterno costituiva un risparmio di spesa. Sappiamo, invece, che, molte di queste presunte poste al risparmio, hanno dirottato verso l’esterno fiumi di danaro e creato i presupposti per avere “mani libere” per sistemi surrettizi di assunzioni, pilotate o meno. Ricondurre all’interno delle aziende tali “lavorazioni” esternalizzate non costituirebbe un costo bensì un risparmio, ammesso che ciò venga fatto utilizzando efficientemente le risorse umane disponibili, opportunamente ricollocate anche mediante un sostanzioso aumento della produttività individuale che, ora come ora, è davvero al di sotto di qualsiasi parametro sostenibile.
Ma dove c’è molto, moltissimo, da fare è sul fronte delle modalità d’acquisto e anche delle strutture organizzative deputate ai processi di acquisto. Non è più accettabile, infatti, che gli acquisti del comparto siano svolte in maniera frastagliata in più centri di acquisto incardinati ogni singola realtà aziendale. La prima azione da compiere è procedere ad una rapida centralizzazione degli acquisti che riguardi tutte le aziende afferenti al Gruppo EAV (ferro + gomma). Questa prima operazione ridurrebbe automaticamente i costi in dipendenza della maggiore “massa critica” e del migliorato potere contrattuale. Peraltro, in tale operazione di accentramento si potrebbero fare anche decisivi risparmi riguardo ai costi di struttura, inerenti le risorse umane finora utilizzate nelle varie aziende che potrebbero essere decurtate nel numero e nei costi (taglio delle figure apicali). Andando oltre nel processo di razionalizzazione delle strutture, si potrebbe giungere all’utilizzo di una vera e propria Centrale di Acquisto Regionale che potrebbe erogare alle aziende clienti servizi di e-procurement che “mettano insieme” le necessità di aziende ed enti locali, creando un unico grande gruppo d’acquisto che organizzi le specifiche gare d’appalto. Per la gestione telematica delle gare esistono piattaforme tecnologiche di e-procurement, già ampiamente utilizzate in molti settori. I volumi raccolti con il gruppo di acquisto centralizzato assicurerebbero alle aziende risparmi economici rilevanti rispetto ai prezzi di acquisto che singolarmente possono ottenere. Peraltro, la tecnologia ed il supporto informatico permetterebbero la massima trasparenza delle gare d’appalto e del loro svolgimento anche nelle fasi più delicate dell’asta, traendo maggior vantaggio dalle economie di processo e dalla più trasparente competizione tra i fornitori.
Inutile dire, infatti, che anche nel TPL si è consolidato un pervasivo e perverso sistema di intrecci fra acquirenti e venditori che andrebbe, in qualche mod,o ricondotto ad una normale contrapposizione di interessi fra parti che, invece, per successive stratificazioni, hanno finito per coincidere producendo costi indotti non più sostenibili.
Ciro Pastore
Il Signore degli Agnelli
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