Ancora a proposito di iBooks Author

Da Marcofre

Torno sull’argomento per chiarire alcuni aspetti che forse mi erano sfuggiti, o che ho trattato in modo superficiale, a proposito di Apple e il suo iBooks Author.
Provo a chiarire.

Se ho Pages (il programma di videoscrittura Apple), posso convertire con un clic il mio file, e venderlo ovunque. Nessuna limitazione.
Se non ho Pages, oppure ce l’ho ma non amo le soluzioni “con un clic” mi posso rivolgere a un professionista che (a pagamento) convertirà il file in epub. Come sopra, potrò venderlo ovunque.

Quello che sfugge della soluzione iBooks Author è che è studiata appositamente per creare libri di testo interattivi. Quindi, non è un programma di videoscrittura.

Lo scopo di Apple (ovviamente), non è più cultura per tutti; bensì più iPad per tutti. La società di Cupertino da sempre fa i soldi vendendo hardware; è quotata in borsa. Se a qualcuno questo non piace, eviterà di comprare le soluzioni della mela mordicchiata.
Attenzione però a considerarle “sataniche” o solo figlie dell’omologazione o dell’intenzione di dominare il mondo. Funzionano, sono efficaci e davvero utili (se l’insegnante è in grado di usarle al meglio).

Il signor Ford inventò le automobili per… diventare più ricco. Dopo qualche anno, grazie alla sua invenzione, comparvero le ambulanze a motore, non più tirate dai cavalli. Fu un bene o un male quella sua brama di ricchezza? Di sicuro, la velocità dei soccorsi salva parecchie vite umane.

Buona parte della scuola del futuro userà quel tipo di dispostivi; e secondo me è una fortuna. Occorre vigilare sui formati (meglio se aperti si capisce), ma evitare guerre di religione. Un insegnante potrebbe creare il suo libro di grammatica (il suo libro di grammatica) e distribuirlo gratis agli studenti. Il libro elettronico conterrebbe esempi sulla pronuncia, brani tratti da opere del passato per spiegare significato e uso di certe espressioni.

So bene che in Africa le lavagne svolgono bene il loro compito. In fondo anche le carrozze trasportavano le persone da El Paso a San Francisco, giusto? E se capitiamo da quelle parti, un giro turistico sui modelli ancora in circolazione lo facciamo volentieri. E poi riprendiamo la nostra Chevy a noleggio e continuiamo il viaggio col navigatore e aria condizionata a palla.

In un commento al post precedente mi è stato fatto notare che la scarsa conoscenza informatica degli insegnanti (e il basso tasso di penetrazione dell’iPad nelle scuole italiane, aggiungo), non rende iBooks Author tanto semplice. Richiede comunque applicazione.

È un’obiezione sensata.

Tuttavia sono caduti alcuni argini. Ne restano degli altri? Certo.

Negli anni Ottanta per pubblicare un libro di narrativa dovevo comprare delle riviste, informarmi, cercare in giro, rivolgermi a determinati canali (le agenzie letterarie per esempio).

Adesso, accanto a queste opportunità, ne sono comparse altre. Blog, siti, forum, informazioni spesso di ottima qualità, autori che svelano retroscena sempre utili. Pubblicare non è diventato qualcosa di automatico (anche se il self-publishing offre un’esperienza analoga), ma di sicuro la situazione è migliorata, e se possiedo talento, ho qualche possibilità in più.

Anche qui l’insegnante dovrà decidere. Prima di tutto, imparare qualcosa della Rete: funzionamento, meccanismi eccetera. E già questo sarebbe un importante passo in avanti.

Se poi incappa nelle nuove tecnologie, prima di escluderle dal proprio orizzonte dovrà informarsi, provarle, sperimentare. Dopo, deciderà se farvi ricorso oppure no. In questo “cammino” si inserisce anche iBooks Author: un tassello che si può usare, oppure no. Richiede sensibilità, impegno, ma meno impegno di una volta.

Non sono certo che l’iPad renda migliore la scuola. È uno strumento: spetta al singolo farne un buon uso, oppure non usarlo affatto.


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