Nonostante il trascorrere dei giorni e i diversi tentativi di mediazione da parte delle autorità politiche dei vicini Paesi dell'Africa occidentale, ex-francese, e anche di un possibile minacciato intervento delle truppe militari dell'Ecowas da parte del Mali, il disordine e le tensioni continuano a farla da padrone in Costa d'Avorio e la popolazione civile ne paga il conto salatissimo.
Sono coinvolte nella destabilizzazione le principali città, indifferentemente da nord a sud, e in particolare i diversi quartieri delle stesse.
Le cose, infatti, cambiano a seconda se nel quartiere prevale la maggioranza di Gbagbo o di Ouattara, i due aspiranti presidenti.
Quest'ultimo, per altro, è il vincitore uscito dalle urne nelle ultime presidenziali e riconosciuto dal resto del mondo quale persona avente diritto al legittimo potere.
Ma le orecchie di Laurent Gbagbo e dei suoi sostenitori fanno quello che noi diciamo appunto orecchie da "mercante".
Non è piacevole mollare il potere -pare essi dicano - specie quando ritieni d'averlo ben stretto in pugno e poi con tutti i privilegi e le regalìe che ne scaturiscono.
Perché, in effetti, per Gbagbo è stato così per anni e anni , e con la solenne benedizione della Francia.
Oggi però soffia un altro vento in Africa e in Europa e l'uomo del momento non può che essere Ouattara.
La decisione del Consiglio di Sicurezza-ONU di fare intervenire in Costa d'Avorio altri 2000 caschi blu nasce appunto dalla volontà di evitare il peggio.
Un'economia, già precaria negli ultimi tempi, è ulteriormente penalizzata da un'impennata pazzesca dei prezzi al consumo sul mercato, da blocchi stradali, che impediscono il transito di uomini e merci e, infine, anche dalla chiusura di parte del porto di Abidjan.
La normalizzazione a questo punto è evidente che è importantissima.
Ed è quello che si aspettano tutti gli ivoriani di buon senso.
Ma non sarà né a breve,né facile, né indolore. Purtroppo.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)