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Ancora Jobs Act, Renzi: “Non è tempo di compromessi”. La sinistra dem: l’isolamento

Creato il 27 settembre 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino Ancora Jobs Act, Renzi: “Non è tempo di compromessi”. La sinistra dem: l’isolamento - 27 settembre 2014

Renzi e PolettiDi Mario Marrandino. “Non è tempo di compromessi”, queste le dure parole del premier Renzi direttamente dagli Stati Uniti. Ribadiscono un sentore di urgenza e pugno di ferro che nel Presidente del Consiglio raramente sono state così evidenti.

Nessuna trattativa, nessun compromesso, né con la Cgil, né con i cosiddetti “dissidenti” in seno al suo partito: si punta da subito a spingere al massimo il flebile equilibrio della fiducia e, conscio di qualunque attacco laterale, sfiderà bersaniani, cuperliani e civatiani nella direzione di lunedì, puntando a confermare il forte sentore di avere ancora dalla sua un’ampia maggioranza.

La legge delega sul lavoro è il pallino che determina la sconfitta o la definitiva vittoria di Renzi ed è anche il profondo spartiacque che non riesce a trasformarsi in un collante: è uno dei punti principali per cui i partiti si scindono in substrati politicanti accompagnati da un baluardo della “vecchia scuola” o di presunte “larghe vedute”. Con il Jobs Act, il PdC dà il tutto per tutto e se riuscirà, com’è nei suoi piani, a smentire critiche e offese degli oppositori (anche interni alla stessa sinistra dem) potrà dire di aver portato definitivamente a compimento il suo ruolo di “rottamatore”.

Così i renziani alle proposte delle minoranze: “Quello che propongono è soltanto rinviare nel tempo la reintegra, è un modo per annacquare la riforma”. Come il premier, così il suo seguito, torna lo slogan “non un passo indietro” di qualche tempo fa, ma, ironia permettendo, sull’articolo 18 ci si impunta. È fondamentale per il programma di Renzi che i neo-assunti si ritrovino in un sistema lavorativo che crei costruttiva competizione e reale meritocrazia e, in special modo, elasticità burocratica ed è per questo che eventuali richieste o idee non troveranno alcuna concessione, bisogna muoversi. Alcuni temono addirittura che  ci si possa spingere fino a togliere il 18 anche ai vecchi lavoratori; a quel punto per molti sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso della scissione, momentaneamente allontanata. Il presidente del Consiglio: “Vado avanti, indipendentemente dalle reazioni”.

Il timore che più aleggia tra i banchi delle minoranze è il timore di essere “isolati”. Si parla di “isolamento” su molte testate ed è evidente il perché: si ha paura di un punto conclusivo, di essere messi silenziosamente a tacere. Cuperlo a Repubblica:Matteo non ci dica prendere o lasciare, a meno che non punti a cacciare il dissenso”. “Io non vesto i panni della conservazione, ma quelli della sinistra”. “Non voglio una rivincita del Congresso, ma Renzi non può andare avanti da solo”. Nel frattempo Renzi continua ad essere conscio della propria sicurezza, e non è detto che sia una cosa del tutto saggia: “Il 70% del Pd è con me”.


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