(Ancora) meno lettori?

Creato il 15 gennaio 2014 da Massimo Citi

Sono usciti in questo periodo i dati sulla lettura di libri in Italia. 2013 su 2012. Risultati pubblicati in sintesi nella pagina dell'ISTAT e ripresi in una relazione più ampia scaricabile gratuitamente in formato .pdf. Può essere interessante accoppiare la lettura dei dati di lettura alla pubblicazione dei dati di vendita, pubblicati nella pagina dell'AIE (associazione editori italiani).  Il 2013 è stato un pessimo anno, questo si poteva intuire senza difficoltà Seguito a un annus horribilis come è stato definito il 2012. Nel 2012 le vendite di libri cartacei sono diminuite di un 8,4%, nonostante la crescita delle vendite dei libri digitali o e-book, passati dal 1,8% al 2% del mercato librario. Un incremento che, ovviamente, è molto lontano dal compensare le perdite del libro cartaceo. Ma venendo alla lettura, ovvero al numero di lettori in Italia, se il 2012 aveva visto un piccolo incremento sull'anno precedente, raggiungendo il 46% della popolazione italiana, il 2013 ha visto una riduzione al 43% [49,3% della popolazione femminile e 36,4% di quella maschile], - pari a poco più di 24 mln -, con i forti lettori (chi legge 12 o più libri all'anno) passati da un 15,4% al 13,9%. 
Particolare interessante, anche se purtroppo non inseribile all'interno di questo quadro, è che il numero di lettori che hanno letto o scaricato e-book nel corso del 2013 sono stati  5.224.000, pari al 17,3% dei frequentatori di internet e il 9,1% della popolazione adulta. Altrettanto interessante  che le due fasce di età (20-34 anni e 35-44) dei lettori di e-book siano di gran lunga le più numerose e che i lettori di e-book siano, a differenza dei lettori in toto, in prevalenza (54,4%) maschi, anche se questa differenza ha più a che fare con il rapporto tradizionalmente "maschile" con il pc che ad altri motivi.  Da aggiungere al quadro finora tratteggiato la tiratura media dei libri pubblicati e il numero di titoli pubblicati. Ma qui lascio la parola direttamente all'ISTAT [dati relativi al 2012]:
I piccoli editori hanno proposto, rispetto al 2011, quasi un quinto di titoli in meno (-16,5%), i medi editori il 6,8% in meno e anche i grandi editori hanno ridimensionato la propria offerta del 6,7%. Al contrario, in termini di tiratura, i medi editori hanno ridotto solo di poco il numero di copie stampate (-6,7%). Analogamente, anche i grandi editori hanno sostanzialmente mantenuto la quantità di copie stampate (-6,9%), mentre la maggiore contrazione della tiratura è stata effettuata dai piccoli editori (-31,9%).
 
Veramente difficile trovare un numero che non sia preceduto da un segno «-» in questa lunga serie di statistiche, a meno di non spulciare i dati relativi ai libri elettronici che, tuttavia, pagano il prezzo nella bassa scolarità informatica degli italiani - oltre che un regime IVA nettamente sfavorevole. Giustamente l'AIE richiede a gran voce un'equiparazione del libro elettronico (soggetto ad IVA  22%)  al libro cartaceo (4% di IVA), ma finora il governo non sembra aver raccolto la richiesta. In termini di aiuto alla lettura ha infatti inserito la possibilità di scaricare nel modello UNICO il 19% gli acquisti di libri cartacei, continuando ad ignorare l'esistenza dell'e-book. 
Per quanto riguarda ancora la lettura persiste la consueta differenza geografica tra il Nord (di poco superiore al 50% i lettori al nord e un 30% al sud e nelle isole). In sostanza una situazione che riprende a grandi linee quella di una decina di anni fa, proprio come se in questi anni non si fosse fatto nulla - ovvero ciò che è realmente accaduto - per sostenere la lettura in Italia. E nemmeno - peraltro - a favore dell'utilizzo di internet.
Il rapporto con il libro continua a rimanere largamente superfluo ed è molto probabile che la caduta nel numero dei lettori - e in particolare dei forti lettori - sia dovuto alla crisi economica in atto, tanto più che il prezzo medio dei libri cartacei non è diminuito in quest'ultimo triennio. Senza contare che la varietà dei titoli disponibili è diminuita, e soprattutto l'offerta dei piccoli editori, penalizzata dalla distribuzione attraverso le grandi catene librarie. Escono meno libri e di qualità seriale, copie mediocri di stanchi best-seller, poco curati, mal corretti, con un lessico che non supera i cinquecento lemmi per renderli fin troppo leggibili e digeribili per chiunque. Non è con questo genere di libri che si può sperare di agganciare nuovi lettori, al massimo ci si può augurare di non perdere quelli che rimangono. Quanto agli e-book senza DRM potranno diventare una promessa a patto di cambiarne quanto prima il regime IVA e nel contempo avviando linee veloci che raggiungano anche la provincia. Anche perché il numero dei lettori cresce nelle grandi città e tende inesorabilmente a diminuire nei piccoli centri. 
Un tempo sostenevo la necessità di moltiplicare le piccole librerie in periferia e nei piccoli centri, ritenevo essenziale poter contare su crediti agevolati e su condizioni di favore da parte degli editori italiani. Ma non mi sembra il caso di ripeterlo con l'attuale situazione. Direi, adesso, che sarebbe essenziale collegare alla rete anche i piccoli centri e cominciare a riflettere su certi atteggiamente eccessivamente aggressivi da parte di librerie on line come Amazon.it - oltre che rivederne il modello di tassazione, che le avvantaggia illecitamente rispetto alle librerie on line italiane.   
In sostanza: stiamo diventando un popolo di ignoranti? 
Bah, più che altro si potrebbe dire che continuiamo a restarlo e se si continua a far nulla o quasi lo resteremo per sempre...