Ancora poesie a memoria?

Creato il 06 aprile 2013 da Sulromanzo

Fino a non molto tempo fa era, e in parte lo è ancora oggi, una strategia molto utilizzata, quella di costringere gli studenti ad imparare a memoria le poesie. Quante siete stati costretti a incamerarne?

Fatta salva la discutibile utilità didattica, alla Penguin hanno pensato bene di produrre un’app, Poems by heart, per aiutare chi volesse, attraverso una serie di giochi, a memorizzare alcune tra le più celebri poesie di tutti i tempi.

Si potrà registrare la propria performance e condividerla poi con gli amici o spedirla via e-mail. Due sono i limiti: il primo, l’applicazione è disponibile, al momento, solo per dispositivi iOS; il secondo, solo due poesie sono già incluse, le altre devono essere acquistate.

Come occasionale passatempo, in effetti, non sembra male.

E a proposito di poesie imparate a memoria, in Rete impazzano i consigli più svariati per un’efficace “acquisizione”: si va dalla lettura e ripetizione ad occhi chiusi, verso dopo verso, o stanza per stanza, al ricopiare più e più volte la poesia fino a quando non si è in grado di farlo in automatico. E, fra estimatori della pratica e detrattori convinti, c’è davvero da chiedersi quanto ci possa essere di nozionismo, e quanto di allenamento delle nostre capacità mnemoniche, in tutto ciò.

Un aneddoto personale: alla prova orale degli esami di scuola elementare dovevamo portare proprio una poesia a memoria. Tutta la classe, eccetto un alunno, scelse Autunno di Vincenzo Cardarelli; il “contestatore”, cioè io, ritenne invece più opportuno proporre Il sabato del villaggio.

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