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Ancora sbarchi in Sicilia, altri 330 migranti a Lampedusa

Creato il 15 ottobre 2013 da Sempreinformato

Migranti

Ancora sbarchi di immigrati a Lampedusa, dove sono giunti all’alba altri 330 profughi, ma anche lungo le coste della Sicilia, nel Ragusano e nel Trapanese. A Lampedusa motovedette della Guardia costiera hanno condotto 250 eritrei che erano su un barcone intercettato al largo di Malta dalle navi della Marina militare «Espero» e «Vega», che hanno imbarcato i miranti.   Lungo la rotta, le unità della Capitaneria hanno raccolto altri 80 extracomunitari che erano su un gommone in difficoltà. Tra loro molti bambini e donne. Altri 80 stranieri sono stati soccorsi in acque libiche da una nave mercantile che si è poi diretta a Pozzallo (Ragusa), mentre al largo di Mazara del Vallo (Trapani) è stato raggiunto dalla Guardia di finanza un piccolo scafo con a bordo sei nordafricani.  Intanto tra gli inquirenti si rafforza il sospetto che sull’isola ci siano basisti che organizzano i viaggi della speranza. Una pista, questa, che sembrerebbe confermata da un’intercettazione telefonica tra un libico e un tunisino acquisita agli atti dell’indagine della Dda di Palermo sul naufragio del 3 ottobre scorso costato la vita a 363 persone. Nella telefonata gli interlocutori, registrati nell’ambito di un’inchiesta su un traffico di droga, si scambiavano informazioni sulle partenze e gli arrivi di barconi carichi di migranti.   Intanto questa mattina nel Canale di Sicilia è partito il pattugliamento con navi anfibie, droni ed elicotteri con visori notturni. Dopo gli ultimi tragici naufragi, ieri il governo ha lanciato ”Mare Nostrum”, operazione «militare e umanitaria» per rafforzare il dispositivo di sorveglianza nel Mediterraneo. «Per noi è intollerabile che il Mediterraneo sia mare di morte», ha detto il premier Letta che ha presieduto la riunione a Palazzo Chigi – con gli altri ministri ed i vertici militari – in cui sono stati messi a punto i dettagli dell’operazione. L’obiettivo è portare il soccorso più vicino ai porti di partenza delle carrette del mare, in modo da evitare altre vittime. Il ministro della Difesa Mario Mauro ha sottolineato che «per la prima volta verrà usata una nave-anfibia, la San Marco, operativa dal 18 ottobre». Si tratta di una nave dotata di capacità ospedaliere, elicotteri e grandi spazi interni per il ricovero dei naufraghi. Ci saranno poi altri pattugliatori, fregate, elicotteri con visori notturni ad infrarossi ed i droni, gli aerei senza pilota che consentiranno di avere la massima sorveglianza nell’ampio tratto di mare interessato dalle rotte dei migranti. Con Mare Nostrum, ha sottolineato Mauro, «incrementeremo il livello sicurezza delle vite umane ed il controllo dei flussi migratori».   Da parte sua, il ministro dell’Interno Angelino Alfano si è detto convinto che l’operazione «avrà un effetto deterrente molto significativo per chi pensa di fare impunemente traffico di esseri umani», con l’azione di pattugliamento, «che darà la possibilità di intercettare i mercanti di morte» e l’intervento delle procure «che già in due circostanze ha portato al sequestro delle navi e all’arresto dell’equipaggio». Ma che ne sarà dei migranti soccorsi dalle navi italiane? «Ci sono – ha risposto Alfano – le regole del diritto internazionale della navigazione, non è detto che se interviene una nave italiana porti i migranti in un porto italiano. Si valuterà in base al luogo dove avverrà l’operazione». Non è ancora chiaro il costo di Mare Nostrum. Ma attualmente, ha ricordato Mauro, «spendiamo un milione e mezzo di euro al mese» per la sorveglianza ed il soccorso in mare; «potenziando il dispositivo con la nuova operazione si spenderà di più». Non ci sono comunque fondi appositi stanziati per la missione che, ha spiegato Alfano, si finanzierà «con i bilanci dei rispettivi ministeri; non siamo in presenza di una legge per cui serve una nuova copertura. Il punto è che l’Italia rafforza la protezione della frontiera esterna e quando si calcolano i costi bisogna capire quali sarebbero i costi in assenza di questa missione».


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