Ancora su debito e crescita: un grafico

Creato il 05 giugno 2013 da Keynesblog @keynesblog

Ne avevamo già parlato ma è davvero il caso di tornare sull’argomento della relazione tra debito pubblico e crescita. Arindrajit Dube, docente dell’Università del Massachusetts, Amherst (la stessa del giovane Thomas Herndon, che ha scovato gli errori di Reinhart e Rogoff facendo scoppiare il famoso Excelgate), nonché autore di numerosi e pregevoli studi sull’impatto dei salari minimi, ha prodotto un paper preliminare che aveva in parte anticipato su The Next New Deal e che avevamo tradotto per i nostri lettori.

Si tratta di un lavoro piuttosto tecnico, che richiede una discreta conoscenza della statistica, ma una novità rispetto all’articolo su The Next New Deal  è questo grafico decisamente più “didattico”.

Dube ha diviso, come del resto Reinhart e Rogoff,  i dati sul debito pubblico del campione composto da 20 paesi nell’arco temporale 1946-2009, in quattro fasce: 0-30%, 30-60%, 60-90% e oltre 90% (si intende come sempre il rapporto percentuale tra debito e prodotto interno lordo). Quindi si è chiesto: cosa succede alla crescita prima, durante e dopo che un paese si trova in una di queste fasce? Ovvero, hanno ragione gli “austerians”, i quali sostengono che il debito pubblico deprime la crescita, o piuttosto è vero il contrario, cioè la bassa crescita fa aumentare il debito pubblico? Il risultato è estremamente chiaro: sia nella fascia 60-90% che in quella oltre il 90% (e con maggiore evidenza), la bassa crescita si trova nei 5 anni prima dell’ “episodio” di alto debito. Successivamente la crescita torna a valori paragonabili a quelli dei paesi con minore indebitamento. E’ quindi chiaro che non può essere il debito pubblico a deprimere la crescita, poiché i tassi minori di crescita si trovano nel passato.

Conclusioni, queste, che certo non sorprendono per nulla chi ha letto il vecchio Keynes.


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