Ultime considerazioni, al termine della giornata. L’articolo di Carlo Buttaroni su T-Mag mi ha fatto tornare alla mente quanto mi raccontò, a pochi giorni dal terremoto che devastò L’Aquila, una ragazza che si recò alla tendopoli insieme ai colleghi clown-dottori. Gli aquilani erano, paradossalmente, preoccupati più per lo spegnimento delle telecamere e dei grandi fratelli vari che non per altro. Temevano, già all’epoca, che il resto d’Italia avrebbe presto dimenticato il loro dolore. Non so se a torto o a ragione, ma a distanza di due anni c’è ancora molto da fare e, a parte oggi, di L’Aquila se ne parla sempre meno. Nel frattempo le promesse sono rimaste tali, le crociere non so.
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