Ancora su Somewhere di Sophia Coppola

Da Bimboverde
Ascolto il suono approssimato e volenteroso di una lezione di piano sopra la mia testa triste. Qualcosa di Chopin viene a tratti straziato, a volte invece sembra scorrere regolare, quasi gradevole. Il topazzo ha la tosse ed è abbastanza mogio. Ripenso al film che ho visto ieri sera.
Somewhere di Sophia Coppola è un film in teoria privo di trama. Un attore americano di successo vive un'esistenza esteriore felice e apparentemente agiata. Soggiorna in alberghi di lusso e guida una Ferrari fiammante. Subito dalla prima scena la profonda tristezza del protagonista e la sua insoddisfazione vengono evidenziati in maniera indiretta, e solo con i mezzi tecnici del cinema. Solo una volta il giovane uomo di spettacolo parla della sua tristezza e quasi per inciso. La sua condizione, dicevo, ci è data dalle scelte registiche, dai lunghi piani sequenza che testimoniano magistralmente il senso di un tempo che non passa mai e che sembra non portare nessuna schiarita, nessun senso, nessuna ragione plausibile. Magistrale risulta in questo senso la prima scena, una lunga inquadratura fissa che descrive lo scorrazzare inutile e ciclico della ferrari su una pista polverosa, non so se ha senso ma ho subito pensato al criceto nella ruota. L'unico spiraglio è dato dalla luce e dalla freschezza della figlia del protagonista, una ragazzina di 11 anni che illumina in parte la sua esistenza inutile e scialba. Un film quasi privo di trama, insomma, salvo un'unica accelerata finale : viaggiando su una strada deserta e americanissima, l'attore lascia la sua auto e comincia a camminare, testimoniandoci intatta la sua volontà di lasciarsi alle spalle tutto il suo mondo alla ricerca di una vita più vera e significativa.

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