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Ancora sull'inefficacia del vaccino contro la parotite

Creato il 06 ottobre 2010 da Corradopenna
Ancora sull'inefficacia del vaccino contro la parotite
A seguito della pubblicazione dell'articolo sulla ben poca efficacia del vaccino contro la parotite (od orecchioni che dir si voglia) cerchiamo di fare una maggiore chiarezza su questo vaccino e sulla sua presunta efficacia, tanto sbandierata dalle istituzioni sanitarie andando a sbirciare tra i dati presentati dalle fonti ufficiali.
Leggiamo su http://www.immunizationinfo.org/vaccines/mumps, sito governativo della rete federale per l'informazione sull'immunizzazione (ovvero sulla vaccinazione) che le due dosi di vaccino trivalente contro Morbillo, Parotite e Rosolia vengono somministrate la prima ad un anno di età e la seconda fra i 4 ed i 6 anni; in ogni caso (anche qualora si avesse fretta di somministrare entrambe le dosi per avere una maggiore protezione) bisogna che ci sia un intervallo di almeno 4 settimane fra le due iniezioni ("Two doses of MMR vaccine administered on or after the first birthday are recommended for all children. The first dose is generally given at 12 to 15 months of age, and the second dose is generally given at four to six years of age. There must be a minimum of four weeks between doses").
Questo ci permette di asserire che gli adolescenti vaccinati che hanno contratto la parotite (di cui si parla nell'articolo della CNN) avendo abbondantemente superato i 6 anni avevano già ricevuto entrambe le dosi del vaccino.
Sempre alla stessa pagina possiamo leggere che a seguito della somministrazione di tali vaccini una percentuale tra l'80 ed il 90%  di chi ha ricevuto la prima dose è immune, e che le due dosi dovrebbero proteggere la maggior parte dei bambini ("Under conditions of routine use in the United States 80-90 percent of those who receive MMR vaccine at one year of age or older are immune after the first dose. The two dos schedule should protect most children").
Troviamo conferma di questi dati in un articolo comparso sul New England Journal of Medicine nel quale si riferisce più esattamente che la sieroconversione (ovvero lo sviluppo degli anticorpi al virus) dopo due dosi del vaccino è stimata al 98% per il morbillo e circa all'88% per gli orecchioni ("the conversion rate is lower for mumps, approximately 88 percent"). Nell'articolo della CNN sui tantissimi casi di parotite in adolescenti non vaccinati (il 77% delle persone infettate erano state vaccinate!) veniva però detto (per cercare di giusitificare la pessima performance del vaccino) che l'efficacia delle due dosi del vaccino non era assoluta ma che si situava tra il 76 ed il 95%.
In realtà per capire bene il significato di questo dato dovremmo dare unocchiata a quanto dice l'ente governativo CDC in un suo articolo dove viene precisato che l'efficacia del vaccino viene stimata essere del 91%  per gli scolari della sesta classe (intorno ai 12 anni di età, e che quindi hanno ricevuto le due dosi) o più precisamente compresa con una probabilità del 95% tra il 77 ed il 93% ("Vaccine efficacy was estimated to be 91% for sixth graders, with a 95% confidence interval of 77%-93% "). Per chi non avesse dimestichezza con la statistica ciò vuol dire che si è certi al 95% che il dato reale sia compreso tra il 77 ed il 93%.
Ma la situazione si complica ancora un poco se leggiamo l'ennesima fonte ufficiale, sempre il famigerato Center for Disease Control (CDC) che in un suo articolo sulla vicenda, afferma che le stime dell'efficacia del vaccino contro la parotite sono variate negli studi precedenti, variando dal 73% to 91% per l'immunità fornita da  una dose e dal 79% to 95% per la protezione fornita da due dosi e che (udite, udite!) almeno uno studio ha ottenuto che le due dosi sono più efficaci di una ("At least one study found 2 doses to be more effective than 1 dose. Estimates of the effectiveness of the mumps vaccine have varied in previous studies, ranging from 73% to 91% after 1 dose and from 79% to 95% after 2 doses. At least one study found 2 doses to be more effective than 1 dose").
Da non credere, si raccomanda una doppia vaccinazione per ottenere la protezione dal virus della parotite in base a dati che non possono assolutamente provare che due vaccinazioni siano più efficaci di una! Come qualsiasi persona che conosca un minimo di statistica sa bene (e chi scrive da laureato in fisica ha piena confidenza con la statistica che si usa per la gestione degli errori di misura)  ma come comprende benissimo anche una persona meno addentro nella materia, viste le notevoli incertezze nel calcolo dei valori appena riportati l'efficacia della doppia vaccinazione e quella della singola vaccinazione sono praticamente indistinguibili nel limite degli errori sperimentali. Per altro di studi che suggeriscono una maggiore efficacia della doppia vaccinazione, fra i tanti citati, ce n'è solo uno, mentre gli altri evidentemente non hanno permesso di trarre la medesima conclusione.
Ancora sull'inefficacia del vaccino contro la parotite
Notiamo anche che nell'articolo appena citato il CDC ammette implicitamente l'inutilità del vaccino riportando esattamente i dati: delle persone infettate l'88% aveva ricevuto almeno una dose ed il 75% due dosi ("88% had received at least 1 dose of mumps-containing vaccine, and 75% had received 2 doses."). Questo dato, messo insieme alla considerazione appena fatta, significa che non era del 77% la percentuale dei ragazzi vaccinati che hanno nonostante tutto contratto gli oreccchioni, bensì dell'88%. Come dire: quasi tutti!
Da notare che un articolo della reuters che riporta questi stessi dati, nel tentativo di scagionare il vaccino (che ha dato pessima prova di sé) commette un vero e proprio autogoal scrivendo alla fine che il virus della parotite può mutare, e quindi le persone che hanno ricevuto solo una o persino tutte e due le dosi [del vaccino]  rimangono vulnerabili ("The mumps virus can mutate, so people who have had only one or even two doses of vaccine remain vulnerable"): ma se veramente tantissime persone rimarrebbero vulnerabili dopo la vaccinazione a causa della mutazione del virus, il vaccino a cosa servirebbe?
Alla fine di questo balletto di cifre possiamo prendere come valore più attendibile desumibile dai dati forniti dalla medicina ufficiale il valore centrale di tali intervalli, stimando tra l'82 e l'85% l'efficacia della vaccinazione (che sia singola o doppia) nella protezione dall'infezione da parotite.
Sul livello di immunizzazione negli stati uniti possiamo citare un articolo su newser.com nel quale si legge che l'adesione alla campagna di vaccinazione MMR (Measles, Mumps Rubella, vaccino combinato che dovrebbe difendere contemporaneamente contro orecchioni, morbillo e rosolia) è calata dal 92% al 90%.
 A questo punto possiamo finalmente fare due semplici calcoli. Siano 100 le persone che vengono a contatto col virus ed immaginiamo per un attimo che il vaccino non abbia assolutamente alcun effetto protettivo contro il virus. In tal caso su 100 persone ce ne saranno circa  90 vaccinate e 10 non vaccinate. Se anche le persone che vengono in contatto col virus non si ammalassero tutte, qualora il vaccino fosse ininfluente, avremmo lo stesso fra gli ammalati un 90% di persone vaccinate ed un 10% di persone non vaccinate.
Quali sono i dati forniti dall'ente governativo CDC? Che l'88% delle persone che hanno contratto la parotite sono vaccinate ed il 12% no. Nei limiti degli errori sperimentali e delle  incertezze statistiche questi dati si riflettono con netta precisione l'ipotesi che il vaccino non abbia fornito protezione dalla malattia.
Guardate adesso questa notizia fornita dalla associated press e riportata su www.msnbc (il sito di microsoft network): a chi danno la colpa dell'epidemia di parotite? Al fatto che l'adesione ai programmi di vaccinazione sta diminuendo. Ci vuole coraggio!
Per altro, come chiariremo nel prossimo articolo, questa paura artificiale degli orecchioni  ha tolto di mezzo l'immunità naturale che si otteneva una volta col contagio del virus in età infantile, e che preservava dagli effetti collaterali (molto più gravi) che può causare la malattia contratta in età adulta: una volta, prima dell'aera dell'immunità artificiale promessa dai vaccini, si faceva di tutto per far contrarre la malattia ai bimbi intorno ai 5/6 anni di età.

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