(Ci torno su perche’ stasera ci ho pensato a lungo sotto la pioggia)
I dati parlano di una generazione gia’ precaria e gia’ flessibile ma abbandonata a se stessa.
Siamo divisi dal difendere i contratti che non possiamo avere (non parlo per me ma come generazione) e totale mancanza di welfare. Difendiamo i contratti che nessuno fa più e non combattiamo la vera battaglia: quella dello stato sociale.
Mi sembra che il governo abbia le idee chiare, ma non si puo’ fare ironia. Anzi bisogna infondere coraggio. Se ci sono parole che fanno paura, oggi bisogna averne cura e non brandirle come armi anche se in forma di infelice battuta.
Sono per la flessibilita’ (che gia’ c’e')….ma solo quando il welfare sara’ perfetto.
Non dobbiamo compiere l’errore gia’ compiuto di precarizzare senza sicurezza. Monti oggi deve trascinare un’intera generazione ad avere fiducia.
Non irriderla.
E’ umano anche lui. E ha sbagliato.
Non so se questo governo avra’ tempo. Ma se posso dare un suggerimento che ridarebbe credibilita’ al legislatore sul tema del lavoro: prima il welfare poi la flessibilita’. Non per niente…ma l’ultima volta abbiamo solo precarizzato, mandando al macero un’intera generazione.
Ultima riflessione: dovremmo cominciare a ripensare il mercato del lavoro in termini di decrescita. Siamo al punto che ci vorrebbe una guerra. Di solito, nella storia va cosi’. Vediamo se riusciamo a trovare una soluzione meno sanguinaria per redistribuire le ricchezze o creare uno sviluppo meno legato al consumo.