Pubblichiamo l’intervento di una lettrice del blog, Francesca, in risposta alla discussione lanciata la scorsa settimana da queste colonne sulla riforma del lavoro. Buona lettura!
“Alla fine ci si focalizza sempre e solo sull’articolo 18 e sul licenziamento “facile”. Premetto che io ho sempre avuto la fortuna di lavorare e non sono mai stata licenziata, anche se ho cambiato spesso lavoro… ma fino a che sono rimasta in Italia ho avuto solo e soltanto contratti atipici.
Il problema, per me , è proprio questo. L’art. 18 tutela solo chi ha un posto fisso… qual’è la percentuale dei giovani con un posto fisso?? Tutela chi lavora in aziende con più di 15 dipendenti… quindi sempre e solo una parte dei lavoratori.
E’ ovvio che in una società, dove il lavoro spesso, ma non sempre, lo si ha per conoscenza e simpatia, si tema di perdere il posto per motivi ingiusti, non inerenti alle proprio capacità.
Il problema è più radicato nel modo di pensare, che dettato dall’economia. Alla fine poi, come vediamo tutti i giorni, articolo 18 o meno, le aziende chiudono, delocalizzano, falliscono e la gente perde il posto di lavoro e si ritrova a non sapere più cosa fare.
Il problema in Italia non è infatti tutelare il lavoro di chi lo ha (questo lo dovrebbe fare il lavoratore stesso mostrandosi capace, valido e necessario), ma creare lavoro per chi non lo ha o per chi lo ha perso!
All’estero quando perdi il lavoro non si limitano a pagarti un sussidio ma ti propongono corsi, ti seguono nella tua ricerca del lavoro, e in alcuni casi si può entrare in programmi di formazione per cambiare settore.
In questi giorni in tv, sui giornali si parla quasi solo dell’art.18, ma il resto – che dovrebbe riguardare ancora di più la riforma del lavoro? La burocrazia infinita? La corruzione? L’agevolazione fiscale delle aziende? In Italia troppo spesso l’opinione pubblica si risveglia solo quando si toccano i vecchi simboli… e per il resto si rassegna e si adatta.
Non credo che allo stato attuale ci siano motivi in più per rientrare in Italia. Poichè il lavoro continua a mancare per tutti.
Ne approfitto per inoltrare il link di questa consulatione pubblica del MIUR sul valore legale del titolo di studio. E’ limitato al settore pubblico putroppo, ma credo sia un’iniziativa interessante per far sentire le nostre opinioni
http://www.istruzione.it/web/ministero/consultazione-pubblica/introduzione“.
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