Andar per mummie: Agrano

Creato il 27 ottobre 2014 da Salone Del Lutto @salonedellutto

Dopo Urbania e Venzone, di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa, ci spostiamo ad Agrano, una piccola frazione di Omegna, sul lago d’Orta, noto anche con il curioso soprannome di “paese della Morta” o, secondo alcuni, come “paese della Morte”, dove secoli fa, per la precisione nel 1792 fu ritrovata una mummia naturale perfettamente conservata. È dell’anno dopo, infatti, la Relazione sullo stato della Parrocchia di San Maiolo Abate del luogo di Agrano redatta da Guido Bassetti, parroco col titolo di Arciprete dal 1789.

«In questo ossario, io ho fatto riporre un cadavere ritrovato intero ed incorrotto nel sepolcro delle donne, spurgato l’anno 1792 nel mese di febbraio. Questo cadavere è di donna: si è ritrovato intero frammezzo agli altri cadaveri tutti corrotti, in un sepolcro non tanto asciutto perchè il muro corrispondente si deve di quando in quando riparare per la pestifera esalazione che rode la calcina. (…) Nel dito della mano destra ha ancora un anello. La pelle, le unghie, i denti, un certo color di carne ancora nel petto io stesso l’ho osservato: la pelle, dico, ancora elastica, le unghie, le dita ancora intere e tutto il rimanente del corpo ancora unito. L’atteggiamento in cui fu ritrovato nel sepolcro era veramente devoto, cioè aveva la mano sinistra sul petto e la destra alzata come in atto di benedire o di chiedere pietà. (…) Ora si è riposto in questo ossario in piedi, decentemente fatto coprire dalle donne chiamate per tale oggetto. Tiene ora le mani giunte con una croce tra le dita per muovere il popolo a divozione e seria meditazione*».

Il sacerdote sta dando conto di una serie di lavori di pulizia e riordino effettuati nel cimitero della chiesa locale dove, nascosto dalle ossa appartenenti ad altri corpi, fu ritrovato un corpo femminile misteriosamente preservato nella propria integrità, che era peraltro “sfuggito” a un’operazione analoga, effettuata 45 anni prima. In seguito al ritrovamento, la mummia fu collocata nell’ossario, situato sotto il coro dei confratelli, nella parte sud del presbiterio della chiesa, dove su una mensola erano riposti i teschi di parroci e sacerdoti e su una serie di scansie erano invece sistemati i resti dei cittadini comuni.

Gli agranesi iniziarono a ritenere la mummia responsabile di miracoli e prodigi e, a circa 100 anni dalla scoperta, la devozione popolare nei suoi confronti era al culmine. In paese proposero di esporla pubblicamente in chiesa o addirittura di erigerle un santuario dedicato, sul monte Baro. Accadde addirittura, all’epoca, un fatto che fece scalpore: durante l’ufficio funebre riservato alla Morta, infatti, si verificò il crollo di una parte della cappella in cui essa era custodita, e la comunità locale volle interpretarlo come un segno della sua volontà di essere trasferita in un contesto più sacro. Il sindaco si fece allora portavoce del sentimento del popolo e chiese al parroco, don Ferraris, d’intercedere presso la curia. Egli inviò allora una lettera alle autorità ecclesiastiche per informarle della situazione**, ma queste ultime non vollero pubblicizzare troppo la cosa né investirla di eccessiva ufficialità e risposero laconicamente alla missiva del parroco: «Non si crede conveniente***».

D’altra parte, per spiegare l’origine prodigiosa della mummificazione dei corpi si adducevano due teorie di segno opposto: forse l’integrità di questi corpi era il segno della condotta impeccabile, in vita, degli individui che avevano subìto questa particolare trasformazione; oppure, al contrario, si poteva essere indotti a pensare che questo mutamento colpisse i peccatori e gli scomunicati, il cui stato doveva essere di monito ai vivi. Della Morta non si sapeva alcunché e nessuno poteva garantire riguardo ai suoi trascorsi. Quindi, nonostante le rassicurazioni fornite dal parroco Bassetti nella sua relazione sulla devozione che in vita doveva aver contraddistinto la defunta e benché il popolo richiedesse a gran voce un riconoscimento ufficiale dei suoi poteri miracolosi, per la Morta di Agrano si dovette trovare una collocazione alternativa.

Gli agranesi si impegnarono così nel restauro dell’antico ossario addossato al fianco esterno della parrocchiale di San Maiolo Abate, e al suo interno collocarono una teca di legno e vetro realizzata nel 1897 con una raccolta di fondi tra sottoscrittori i cui nomi sono riportati su una pergamena posta ai piedi della Morta: da questa postazione la Morta, in posizione eretta, ha sorvegliato a lungo i propri concittadini, finché negli ultimi anni non l’hanno fatta sdraiare e riposta in una nuova teca. Sugli archi esterni della cappella furono incisi i seguenti ammonimenti: “Abbiate pietà di me o amici miei” e “Ricordati che devi morire”, mentre l’interno fu arricchito nel tempo dall’esposizione di ex-voto, databili dal 1878 al 1949****, atti a comporvare i numerosi miracoli attribuiti alla Morta. Il più noto di tutti riguardava il proprietario dell’albergo Alpino che, invocando la Morta riuscì a scampare alla tempesta che investì il suo imbastimento diretto in America e che, tornato ad Agrano, fece realizzare un ex-voto che ricorda appunto lo scampato naufragio.

La Morta è in buono stato di conservazione, anche grazie a un recente restauro, e si sono fatte ben poche concessioni all’estetica: essa, infatti, è completamente priva di abiti e ornamenti, a eccezione di un drappo nero avvolto in vita a coprirle i genitali e un anello al dito della mano destra, lo stesso che indossava all’epoca del ritrovamento. A essersi profondamente modificata, invece, è la devozione popolare nei suoi riguardi, che nel corso del tempo si è notevolmente affievolita. Qualche debole traccia del sentimento di un tempo la si riscontra durante le feste dei Santi e dei Morti, quando alcuni agranesi accendono ancora dei lumini per la Morta, collocandoli fuori dalle inferriate della cappella*****.

Che si fa? Andiamo a trovarla?

di Silvia Ceriani
Questo articolo è parte dell’intervento Questo è il mio corpo. Mummie e scheletri di santi canonici e di santi del popolo pubblicato sul volume Memento Mori. Il genere macabro in Europa dal Medioevo ad oggi. Atti del convegno internazionale, Torino, 16-18 ottobre 2014 pp. 121-138.

Note
* Citato in M. Bogianchini e M. Rossetti, La comunità di Agrano, Agrano 1990, pp. 52-54.
** «Ecc. Reverendissima, dalla data dell’evacuazione della tomba in chiesa, esiste nell’ossario di Agrano una mummia tenuta in molta venerazione dagli abitanti di questa e altre parrocchie circonvicine. Ora, avendo questo onorevole Municipio proceduto al trasporto di tutte le ossa in apposita tomba al camposanto, la mummia fu rispettata. Anzi codesta commissione sanitaria provinciale qui sul luogo, il venti labente dicembre ha emesso il suo parere: nulla osta che detta mummia si conservi esposta nell’ossario, od anche in luogo decente in chiesa. A tale proposito questo illustrissimo signor sindaco mi richiese il mio parere: risposi che avrei sentito il mio superiore. Prego quindi l’Eccellenza Vostra Reverendissima a volersi pronunziare se sia o meno conveniente il trasloco della nostra mummia (ora già alquanto guasta) entro la chiesa». Cfr. M. Bogianchini e M. Rossetti, Ivi, pp. 54-55.
***Cfr. M. Bogianchini e M. Rossetti, Ivi, p. 55.
**** Cfr. M. Bogianchini e M. Rossetti, Ivi, p. 55.
***** Cfr. M. Bogianchini e M. Rossetti, Ivi, p. 55.


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