Andare via dall’Italia. O no?

Creato il 15 aprile 2013 da Lucalo

Periodicamente vengono fuori certi post indicatori.

I post indicatori sono quelli che ti indicano la via.

Dove devo andare? Di là.

Chi è andato urla “Pappemolli!”,  chi è rimasto “Traditori!”.

E in mezzo a ‘ste due fazioni che si tirano i pomodori: tu.

In silenzio.

Mangi una merendina del Mulino Bianco.

Siamo in Italia; un vantaggio ce lo dovrai pure avere.

Dicevamo.

Il punto è che ovunque andrai ci sarà sempre quello più traditore e l’altro più pappamolla di te.

I post indicatori fanno sorgere le solite questioni: chi dice il sole, chi la famiglia, chi la solitudine, chi il rispetto sociale.

Leggi uno per uno i commenti e non sai da che parte stare, che troppo spesso vedi affrontare il problema superficialmente; mica come l’articolo che hai letto qualche giorno prima; ma è in inglese e poco provocatorio, quindi non farà molta strada.

Così ti siedi.

Chiudi gli occhi.

Assapori i biscotti.

E sogni un mondo in cui andare via dalla propria casa, città o Paese non sia visto come un atto di terrorismo; ma come una dimostrazione che questo mondo ci appartiene, che è roba nostra.

Che imparare a vivere usi e costumi diversi da quelli a cui siamo abituati sia segno di cultura, non di una tragedia finanziaria.

Quante occasioni di ascolto bruciate con insulti su argomenti che poco conosciamo.

Forse perché andare via ti segna per sempre.

Ma anche non andare via, sapendo che potresti, lo fa.

Parlerò di questo argomento a Maggio al Digital Festival a Torino. Verrai a trovarmi?


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