Me lo dicono tutti. Almeno tutti i colleghi. Vuoi campare facendo il fotografo creativo? Vuoi avere qualche possibilità di esporre in gallerie importanti? Vuoi sperare di pubblicare i tuoi libri fotografici? Vuoi avere successo? Devi andare all'estero! Emigrare! Andartene! Via, via, via, da questa Italia merdosa, sonnolenta, piena di furbi, raccomandati, coglioncelli vari! Dove non farai mai strada se non conosci qualcuno, se non metti la casacca di un partito al potere, se non parli come un berlusconiano doc! Via, vattene, trovati un paese serio! Cazzo, a volte penso che abbiano proprio ragione! Io, in effetti, se avessi un po' più di palle, me ne andrei, eccome. Però... Però, come mai alla fine tutti quelli che mi dicono di andare all'estero, rimangono poi saldamente in Italia? Che, adesso, 'sto' paese è merdoso solo per me? Eppoi mi è sempre sembrato troppo generico dire: vai all'estero. All'estero dove? In Francia? Manco ci arrivo, c'hanno sempre i camionisti in sciopero e le pompe di benzina chiuse! In Gran Bretagna? Ma mi ci vedi a guidare a destra? Il paio di volte che ci ho provato, per poco non finivo sui giornali nelle pagine di cronaca! Ma si può? E' tutto al contrario! Magari in Germania... Eh, beh, certo che in Germania non si starebbe male. Ma la lingua: e quando la imparo? Io conosco solo la classica frase "keine gegestaende auf ferstern werfen" letta sotto i finestrini del treno (e non so pronunciarla né scriverla)! Potrei imparare, questo sì, ma scatta la pigrizia, eppoi prima che uno trovi il tempo di imparare a parlare tedesco, entrare nel mondo della fotografia fine art di Berlino o Stoccarda... mi ritroverei pronto per la pensione... Resta sempre l'America. Ah, il mito degli States, dove la grande fotografia di paesaggio è nata e cresciuta, patria di Ansel Adams, Edward Weston, Alfred Stieglitz! Però, porcaputtana, in America circolano più armi che fotocamere! Eppoi c'è ancora tanto razzismo... Tanta violenza... Magari ho visto troppi film (mi piacciono i film americani: vabbé lo confesso! A me fanno cagare quelle palle dei film d'essai), ma con l'ossessione americana per la sicurezza non riuscirei a convivere, temo. Poi io ho già difficoltà con l'inglese, e lì parlano tutti col cecio in bocca, e come si fa? Ho provato a vedere dei film in lingua originale, ma ho colto solo la parola fuck you ripetuta un bel po' di volte, per il resto mi son dovuto affidare alle espressioni degli attori (a meno che non sia un film con Bruce Willis: in tal caso l'espressività non aiuta!) o, più mestamente, ai sottotitoli in italiano... Diciamocelo: a me l'Italia fa venire i nervi, a volte la detesto con tutto me stesso, amo non sentirmi italiano ma, come diceva Gaber, "per fortuna o purtroppo lo sono", e non è facile lasciare davvero questo paese pieno di utili idioti (utili a sé stessi, è ovvio) e inutili intelligenti (inutili agli altri, soprattutto), privo di coraggio, di spirito di iniziativa, sempre così concentrato a guardarsi l'ombelico da farsi scippare il futuro, la bellezza, la natura, la qualità della vita dalle bande ben organizzate di politicanti. E via infierendo. Ho letto meraviglie sui colleghi che hanno avuto la forza di andar via da questo merdaio; ho parlato con alcuni colleghi che hanno vissuto in Spagna, in Francia o altrove. Tutti concordano: all'estero si vive meglio, si lavora meglio, si riesce più facilmente a far valere le proprie qualità. All'estero, se vali, prima o poi qualcuno lo scopre. Anche in Italia: e quando lo scoprono, cercano di fermarti! Chi vale è pericoloso, se non altro perché costituisce un metro di riferimento per la mediocrità degli altri. Ecco, questo è un paese mediocre, in cui se sei al di sopra della media, anche di poco, sono cazzi, scusate il francesismo. Perché non te ne vai anche tu all'estero? mi hanno chiesto molte volte. Me lo sono chiesto anch'io. E mi sono risposto: perché amo questo fottuto paese (bella battuta americana, eh?), e perché non ho il coraggio di andarmene. Lo vedete che sono proprio italiano?
Me lo dicono tutti. Almeno tutti i colleghi. Vuoi campare facendo il fotografo creativo? Vuoi avere qualche possibilità di esporre in gallerie importanti? Vuoi sperare di pubblicare i tuoi libri fotografici? Vuoi avere successo? Devi andare all'estero! Emigrare! Andartene! Via, via, via, da questa Italia merdosa, sonnolenta, piena di furbi, raccomandati, coglioncelli vari! Dove non farai mai strada se non conosci qualcuno, se non metti la casacca di un partito al potere, se non parli come un berlusconiano doc! Via, vattene, trovati un paese serio! Cazzo, a volte penso che abbiano proprio ragione! Io, in effetti, se avessi un po' più di palle, me ne andrei, eccome. Però... Però, come mai alla fine tutti quelli che mi dicono di andare all'estero, rimangono poi saldamente in Italia? Che, adesso, 'sto' paese è merdoso solo per me? Eppoi mi è sempre sembrato troppo generico dire: vai all'estero. All'estero dove? In Francia? Manco ci arrivo, c'hanno sempre i camionisti in sciopero e le pompe di benzina chiuse! In Gran Bretagna? Ma mi ci vedi a guidare a destra? Il paio di volte che ci ho provato, per poco non finivo sui giornali nelle pagine di cronaca! Ma si può? E' tutto al contrario! Magari in Germania... Eh, beh, certo che in Germania non si starebbe male. Ma la lingua: e quando la imparo? Io conosco solo la classica frase "keine gegestaende auf ferstern werfen" letta sotto i finestrini del treno (e non so pronunciarla né scriverla)! Potrei imparare, questo sì, ma scatta la pigrizia, eppoi prima che uno trovi il tempo di imparare a parlare tedesco, entrare nel mondo della fotografia fine art di Berlino o Stoccarda... mi ritroverei pronto per la pensione... Resta sempre l'America. Ah, il mito degli States, dove la grande fotografia di paesaggio è nata e cresciuta, patria di Ansel Adams, Edward Weston, Alfred Stieglitz! Però, porcaputtana, in America circolano più armi che fotocamere! Eppoi c'è ancora tanto razzismo... Tanta violenza... Magari ho visto troppi film (mi piacciono i film americani: vabbé lo confesso! A me fanno cagare quelle palle dei film d'essai), ma con l'ossessione americana per la sicurezza non riuscirei a convivere, temo. Poi io ho già difficoltà con l'inglese, e lì parlano tutti col cecio in bocca, e come si fa? Ho provato a vedere dei film in lingua originale, ma ho colto solo la parola fuck you ripetuta un bel po' di volte, per il resto mi son dovuto affidare alle espressioni degli attori (a meno che non sia un film con Bruce Willis: in tal caso l'espressività non aiuta!) o, più mestamente, ai sottotitoli in italiano... Diciamocelo: a me l'Italia fa venire i nervi, a volte la detesto con tutto me stesso, amo non sentirmi italiano ma, come diceva Gaber, "per fortuna o purtroppo lo sono", e non è facile lasciare davvero questo paese pieno di utili idioti (utili a sé stessi, è ovvio) e inutili intelligenti (inutili agli altri, soprattutto), privo di coraggio, di spirito di iniziativa, sempre così concentrato a guardarsi l'ombelico da farsi scippare il futuro, la bellezza, la natura, la qualità della vita dalle bande ben organizzate di politicanti. E via infierendo. Ho letto meraviglie sui colleghi che hanno avuto la forza di andar via da questo merdaio; ho parlato con alcuni colleghi che hanno vissuto in Spagna, in Francia o altrove. Tutti concordano: all'estero si vive meglio, si lavora meglio, si riesce più facilmente a far valere le proprie qualità. All'estero, se vali, prima o poi qualcuno lo scopre. Anche in Italia: e quando lo scoprono, cercano di fermarti! Chi vale è pericoloso, se non altro perché costituisce un metro di riferimento per la mediocrità degli altri. Ecco, questo è un paese mediocre, in cui se sei al di sopra della media, anche di poco, sono cazzi, scusate il francesismo. Perché non te ne vai anche tu all'estero? mi hanno chiesto molte volte. Me lo sono chiesto anch'io. E mi sono risposto: perché amo questo fottuto paese (bella battuta americana, eh?), e perché non ho il coraggio di andarmene. Lo vedete che sono proprio italiano?
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