Andre Agassi – Open
Einaudi *Stile libero Extra* (2011), 504 pagine, 20 euro
Avevo quattordici anni (era il 1991) quando mio padre, all’ennesimo tentativo di farmi appassionare al tennis, mi haconvocato davanti alla tv e mi ha detto: “Guarda un po’ questo tennista…” Bum! Colpo di fulmine. La zazzera di tre colori di biondo (e chi se ne importa che fosse un parrucchino) mi aveva stregato. Ho iniziato a seguire tutti i match, le interviste, gli speciali (bei tempi, quando ancora la Rai trasmetteva sport a manetta). Ho pianto calde lacrime a ogni sconfitta e ho gioito alle vittorie, gli slam, l’oro olimpico. Tutto questo per dire che non sarò proprio proprio oggettiva.
Leggere Open (“torneo”, ma anche “aperto”, accezione che calza a pennello a questa biografia) è stato come rivedere tutti i match, le interviste, le foto e leggere dietro ogni situazione; scoprire di Agassi non solo il fascino ribelle, la maestria in campo, ma anche tutte le sue debolezze e i punti di forza; legare un’anima a quel sorriso così particolare e aperto che incendiava gli spalti anche più di un cross messo a segno.
L’apertura ai lettori è totale, profonda, intima. Tanto intima da non procedere per assunti irrevocabili, ma per gradi, riflessioni, messe in discussione dello stesso autore di cui siamo tutti spettatori piuttosto partecipi.
Sembra impossibile credere – come lui dichiara per tutto il libro – che Agassi odiasse il tennis. Poi lo vediamo, piccolo, piccolissimo (nemmeno 6 anni) lottare contro un “drago”, una macchina lanciapalle modificata dal padre che lo spinge ad allenarsi sempre, sempre di più; lo seguiamo alla Bollettieri Academy, dove incontra Nick, dispotico ed egocentrico “scopritore di talenti” con cui ha un rapporto piuttosto contrastato; in breve tempo diventa un piccolo fenomeno (da baraccone), che gareggia sempre spinto dal padre, in cerca di un riscatto dalla sua mancata carriera di pugile professionista.
E allora comprendiamo un po’ di più il motivo per cui tra Andre e il tennis sarà un rapporto di amore e odio perenne, e perché sia per lui necessario aspettare la piena maturità per gioire del suo talento e non solo esserne sopraffatto e governato.
Una biografia che si segue con passione, curiosità, emozione. Si seguono i momenti salienti dei match, come se si tornasse sugli spalti di Parigi, Sidney, Wimbledon, Key Biscayne. Si scrutano con occhi nuovi e un po’ di spirito di gossip i colleghi tennisti, di cui Agassi dà ritratti efficaci e divertenti (il Becker contadinotto che si crede filosofo, un Connors freddo e altezzoso, l’amico-rivale Sampras, contro cui Agassi sperava-temeva di giocare) e la prima moglie superficiale ed egocentrica, Brooke Shields.
Questo libro rappresenta un pezzo importante – e pregnante – di storia personale (per i fan) e di storia del tennis (per tutti), da Borg, che Agassi ha affrontato in tenera età negli anni Settanta a Federer, elegante campione dei giorni nostri, oltre che una storia personale degna del migliore dei romanzi.
Per questo sono fermamente convinta che possa essere una lettura per tutti, non solo per chi il bell’Andre lo ha seguito e amato.
Curiosità:
Agassi ha fondato un college per ragazzi in difficoltà, puntando all’eccellenza degli insegnanti e alla preparazione ottimale per chi non potrebbe permettersi di stare sui banchi delle scuole tradizionali. Per saperne di più (e seguire anche il suo blog) visitate questo sito.
Anche il metodo di scrittura da cui è nata questa biografia è interessante e ci viene svelato da Agassi stesso nelle note finali. Lo scrittore J. R. Moehringer ha pazientemente registrato per due anni i racconti di Andre e li ha poi costruiti in una – perfetta – struttura narrativa.