L’INTERVISTA Partiamo dalla tua storia, i fatti salienti, la tua passione per la musica e i tuoi studi. Sono nata e cresciuta in un piccolo paese sulle colline toscane da genitori operai. All'età di 11 anni, casualmente, mi sono ritrovata a cantare davanti ad un microfono per poi non smettere più. Poco tempo dopo ha avuto la fortuna di conoscere quello che poi è stato il mio insegnate di canto lirico per più di quattro anni, nonché padre spirituale, Vittorio Scali. Negli stessi anni ho frequentato molti cori Gospel e moltissimi studi di registrazione nel nord Italia dove ho imparato a confrontarmi con stili musicali di svariato tipo. Durante la gavetta in studio di registrazione ho imparato a scrivere canzoni, semplicemente osservando gli altri e assorbendone le tecniche. Quali sono stai i tuoi punti di riferimento, artisti che hanno profondamente inciso sulle tue scelte musicali? Possiamo dire che ho vissuto tre grandi periodi importanti e di diversa natura musicale nei primi (quasi) tre decenni della mia vita. Il primo decennio di totale inconsapevolezza nel quale ho avuto la fortuna di ascoltare passivamente, grazie alle mie sorelle maggiori, le canzoni dei Beatles, dei Pink Floyd e dei Queen che andavano per la maggiore. Il secondo decennio dedicato soprattutto al Gospel, al Jazz e all'R&B; ho consumato tutti i cd di Billie Holiday di cui ero in possesso! Il terzo decennio, che sto, vivendo dedicato ai cantautori (americani/inglesi e italiani) e alla ricerca. Sono un individuo di natura onnivora, ultimamente sto ascoltando anche musica tradizionale cinese oltre ad aver ripreso lo studio del pianoforte classico, penso che la creatività debba essere stimolata senza limite di genere. Fondamentalmente, ascolto tutto ciò che sia bello e che possa ispirarmi. Sei toscana, ma da alcuni anni vivi a Genova: quanto è positiva l’atmosfera di questa città per chi desidera vivere di Musica? Sicuramente Genova è una delle città con la più alta densità di artisti in Italia. Purtroppo mancano gli spazi per far esprimere tutti, ma il fermento è notevole. Per me è stata una benedizione trasferirmi a Genova. Prima di tutto perché sono entrata in contatto con la tradizione della canzone d'autore e in secondo luogo perché ho trovato dei musicisti davvero straordinari con i quali collaboro da ormai sette anni. Ascoltando i tuoi due ultimi album “Something Amazing” e “Se Stasera Sono Qui”, emerge una grande duttilità, una capacità di cavalcare ampi spazi espressivi, tra lingua inglese e italiana, tra cantautorato e pop internazionale, anche se appare un DNA di nome jazz: che cosa ti dà veramente soddisfazione? Scrivere canzoni, cantare, suonare, reinventare, creare senza pormi limiti, tentare, fallire, riuscire, sudare tanto. Fare musica in tutto e per tutto mi rende felice al di là del genere stesso e probabilmente ottengo più soddisfazione quando mi allontano dalle mie radici e mi avventuro in generi che non conosco. Il divertimento sta nell'esplorazione, non nella contemplazione del linguaggio stesso e della personale bravura nel suo utilizzo. Veniamo all’album del 2013, quello dedicato ai cantautori genovesi: come nasce l’idea e come hai operato la scelta all’interno di un contenitore vastissimo? Dopo un lungo viaggio a New York ho sentito il bisogno di recuperare il contatto con la mia "italianità", le mie radici. Essere Italiani all'estero è un vanto, noi non ci rendiamo conto del valore della nostra cultura purtroppo. Tornata in Italia ho ricevuto in maniera del tutto inattesa il "Premio Via del Campo" e ho preso questo evento come un segnale. La strada che stavo per intraprendere era quella giusta. Così ho ricominciato studiando i cantautori genovesi e ascoltando tantissimo materiale, e ho assemblato in maniera autonoma e naturale un meraviglioso repertorio. Abbiamo messo su uno spettacolo dedicato ai cantautori genovesi con il quale siamo stati in tour per tutta la Liguria durante l'estate 2013, e poi il disco " Se stasera sono qui" è arrivato lo scorso Dicembre. Hai inserito anche un brano inedito, “Mentre cadiamo Giù”, scritto per te da Vittorio De Scalzi: dono prezioso o tua espressa volontà? Entrambe le cose. Avevo bisogno di un brano per Sanremo nel 2012, così ho chiesto al migliore, Vittorio De Scalzi, che conosco di persona e che ho visto lavorare in studio molto volte. Vittorio è tornato dopo due giorni con questa perla meravigliosa. A Sanremo non mi hanno voluta, ma io sono testona e ho voluto produrre il brano a dispetto di un provino fallito. Niente può fermare una canzone di una tale qualità... Vittorio è la testimonianza vivente di come ci possa evolvere come artisti in una carriera lunga più di quarant'anni, questo è stato il mio tributo. Tra i tanti ospiti troviamo un altro ligure, ormai una certezza, Zibba: come è avvenuta l’attribuzione del brano? Prima è arrivata l'idea di trasformare il brano in una piccola pazzia manouche. Poi è arrivata una sorta di visione e mentre la provavo ho sentito chiaramente la bellissima voce di Zibba nella mia testa. E' stato un vero piacere lavorare con lui, è davvero un bravissimo Artista e sono felice del risultato. Il brano è piaciuto molto anche alla famiglia Tenco, cosa che mi ha tranquillizzata molto dato che mi ero presa la briga di trasformare in maniera così sfacciata un capolavoro di quella portata. Osare però è divertente... Nell’album, oltre a cantare hai suonato il pianoforte: interprete, musicista, autrice in altre occasioni… c’è qualche lacuna che ti senti di dover colmare? L'elenco delle lacune è lunghissimo ovviamente. Non mi sento mai in pari con gli studi e sono sempre alla ricerca di stimoli. Cerco di coltivare tutte le inclinazioni creative, si ha bisogno di tanti strumenti per esprimersi bene. Chi come te decide di dedicare un album ad un mondo che sa di poesia deve sentire forte la necessità di usare un testo, che abbinato alla melodia porterà un messaggio ben preciso: quale pensi sia il ruolo della musica, oltre al suscitare reazioni istintive, che spesso non necessitano di liriche? In questo senso la musica è un prolungamento della parola. La musica porta in superficie la verità più intima nascosta dietro alle parole, non mente mai. Dietro a ogni parola c'è una precisa intenzione che trascende il significato della parola stessa e la musica ha il ruolo di portarla alla luce. Esprimi un desiderio, o una speranza, che sia calata nella realtà e … a medio termine. Spero di poter intraprendere presto un lungo tour con i miei musicisti. La musica è meravigliosa, soprattutto quando può essere condivisa.
1. L’ufficio in riva al mare (Bruno Lauzi) 2. Che cosa c’è (Gino Paoli)
3. Noi due (Umberto Bindi)
4. Se stasera sono qui (Mogol, Luigi Tenco)con Zibba
5. L’angelo e la pazienza (Ivano Fossati)
6. Un giorno dopo l’altro (Luigi Tenco)
7. La ballata dell’amore cieco (Fabrizio De Andrè)
8. Genova e la luna (Maurizio Fabrizio, Bruno Lauzi)
9. Mentre cadiamo giù (Vittorio De Scalzi)inedito, con Vittorio De Scalzi
10. Sera sul mare (Riccardo Mannerini, Vittorio De Scalzi, Marco Ongaro) Prodotto da Roberto Vigo – Celeste Ieffa
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